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Stellantis

Giorgetti: “So chi può fare sacrifici”. Accordo Eni-Giappone sul gas. I dossier Stellantis. Israele punta petrolio e nucleare. Che c’è sui giornali

Giorgetti: “So chi può fare sacrifici sulle tasse carburanti”. Accordo Eni-Giappone sul gas. I dossier Stellantis. Israele punta su petrolio e nucleare. La rassegna Energia

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, dal palco della Lega a Pontida prova a tranquillizzare gli italiani sulla Manovra e sulla questione accise del diesel. “So distinguere tra chi fa sacrifici e chi li può fare, state tranquilli e sereni”, ha sottolineato il ministro, aggiungendo che eventuali rincari del diesel preoccupano in particolare i camionisti. Eni ha firmato un memorandum d’intesa con l’agenzia governativa Japan organization for metals and energy security per la collaborazione in ambito gas e gnl, al fine di aumentare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento. I prossimi mesi saranno importanti per il futuro di Stellantis, Sono tanti i dossier sul tavolo del gruppo: il successore di Tavares, le vendite che sono lontane dall’obiettivo di 1 milione all’anno, il possibile accordo con Renault. La strategia di Israele consiste nel prendere di mira il petrolio e il nucleare iraniani, secondo diversi osservatori. Il presidente Usa avrebbe chiesto di risparmiare alcuni impianti di produzione e trattamento del greggio per evitare ripercussioni sul prezzo del petrolio. Tuttavia, si temono ancora di più gli effetti di eventuali attacchi a siti di produzione e ricerca sul nucleare. Quest’ultimo è da diversi anni uno dei target preferiti dagli israeliani, che hanno messo in atto diversi sabotaggi, eliminazione di scienziati e intrusioni cyber. La rassegna Energia.

ENERGIA, GIORGETTI (MEF): “SO CHI PUO’ FARE SACRIFICI. CAMIONISTI TEMONO RINCARI DIESEL

“«So distinguere tra chi fa sacrifici e chi li può fare, state tranquilli e sereni». Dal palco della Lega a Pontida, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti torna sulla frase pronunciata qualche giorno fa — «approveremo una manovra che richiederà sacrifici da tutti» — (…) E ricorda il principio dell’articolo 53 della Costituzione: «I sacrifici li devono fare tutti, in base a chi ha più capacità contributiva: il governo — puntualizza — con grande serietà e responsabilità sta cercando di tradurre in fatti questo principio di buon senso». Dallo stesso palco, il leader leghista e vicepremier Matteo Salvini torna con un nuovo affondo contro le banche: «Se qualcuno deve pagare qualcosa in più, siano i banchieri non gli operai, il nostro obiettivo è aumentare gli stipendi e abbassare le tasse alle partite Iva». Ma l’altro vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, conferma la sua contrarietà a nuove imposte: «Le tasse vanno ridotte», incluse quelle sugli extraprofitti che definisce «concetto extraterrestre, da cultura sovietica». E rilancia su privatizzazioni e «tassa sui giganti del web»”, si legge su Il Corriere della Sera.

“Ma a far preoccupare governo e opposizioni c’è anche un possibile intervento sulle accise dei carburanti per rispettare l’indicazione dell’Ue sul taglio dei Sussidi ambientali dannosi (Sad) sulla strada della decarbonizzazione. (…) L’ipotesi del governo è allineare le due aliquote fiscali, ma «senza alcun aumento». L’Unem (l’Unione energie per la mobilità) sottolinea che già oggi la tassazione sul gasolio è la più alta d’Europa, e calcola che l’«allineamento» si tradurrebbe in «un aumento immediato dei prezzi al consumo del gasolio di 13,5 centesimi di euro al litro (Iva inclusa)», con effetti su trasporto merci e passeggeri e maggiori esborsi per le famiglie stimati fino a quasi 2 miliardi di euro l’anno”, continua il giornale.

ENERGIA, ISRAELE METTE NEL MIRINO PETROLIO E NUCLEARE

“Dopo un raid degli Houthi yemeniti sulla zona centrale con un vettore balistico, gli israeliani hanno preso di mira il porto di Hodeida in Mar Rosso e gli impianti petroliferi. Pesanti i danni. Secondo molti osservatori lo Stato ebraico ha considerato lo stesso schema nei confronti delle infrastrutture iraniane. In cima alla lista il terminale sull’isola di Kharg, ad una ventina di chilometri dalla costa, punto di partenza di buona parte della produzione di greggio (tre milioni di barili al giorno). Subito dopo c’è la raffineria di Abadan, vicino al confine iracheno, a seguire network logistici. (…) ci sono state pressioni di Washington e probabilmente di altre diplomazie sul premier Netanyahu affinché «risparmi» le installazioni in quanto vi sarebbero ripercussioni sul prezzo del petrolio. Interessante che da giorni le grandi petroliere iraniane che erano vicine alla «stazione» si sarebbero allontanate”, si legge su Il Corriere della Sera.

“La variante più temuta è quella dei siti nucleari. Gli israeliani dedicano la «punizione» al programma nucleare, lo strike non è solo una rappresaglia ma diventa un tentativo — ulteriore — di ostacolare i progetti. Questo è un obiettivo di lungo termine, inseguito ben prima dell’attuale crisi e attuato con sabotaggi, eliminazione di scienziati, intrusioni cyber. Ci sono però alcuni ostacoli. Il primo è tecnico. I laboratori sono dispersi sull’intero territorio e quelli più significativi (Natanz e Fordow) sviluppati nel sottosuolo o in un bunker protetti in gallerie scavate nelle montagne. L’Idf ha ordigni studiati per perforare lo scudo — i bunker buster —, li ha impiegati a Beirut nell’eliminazione dei capi Hezbollah, però possono non essere sufficienti. Un rapporto redatto da specialisti ha ricordato che solo gli americani dispongono di una super bomba, la Gbu 57 A/B in grado di scardinare i «gusci» di cemento e roccia. L’alternativa, allora, può essere quella di danneggiare gli ingressi o qualsiasi struttura in appoggio. (…) Teheran può decidere di accelerare con i suoi piani verso la Bomba chiedendo aiuto alla Russia in nome di un’alleanza in campo tecnologico ormai consolidata e rilanciata di recente. (…) Tel Aviv sceglie una risposta simmetrica su: basi, centri di ricerca bellica, caserme, batterie missilistiche e radar, fabbriche per la produzione di missili, porti, installazioni come quella di Chahabar utilizzata come punto di partenza per droni, navi dei pasdaran (compresa la Behshad, finto cargo schierato per mesi al largo dello Yemen in appoggio agli Houthi e ora in acque più vicine)”, continua il giornale.

GAS, ACCORDO ENI-GIAPPONE PER METANO E GNL

“Eni e l’agenzia governativa Japan organization for metals and energy security (Jogmec) hanno firmato un memorandum d’intesa con lo scopo di collaborare in ambito gas e gas naturale liquefatto (gnl) per incrementare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Come evidenziato in una nota l’accordo mira a promuovere il ruolo di metano e gnl nel percorso di transizione energetica (…). Ma anche la tutela della sicurezza energetica, specie attraverso opportunità di forniture di gnl al Paese da parte di Eni e al supporto di istituzioni nipponiche al progetto Coral North in Mozambico”, si legge su La Stampa.

AUTO, I DOSSIER DI STELLANTIS

“Alla fine di settembre, Carlos Tavares ha mostrato alla televisione francese i suoi campi nella valle del Douro. Il numero uno di Stellantis ha accompagnato gli inviati del canale M6 fra i filari di vigneti e ulivi dove produce olio e il pregiato Porto Amalho spostandosi a bordo di un pick-up della concorrente Nissan. Sarà perché il gruppo non vende pick-up in Europa? Oppure il manager portoghese voleva dare un segnale che la luna di miele con Stellantis è finita? (…) È probabile che la scelta arrivi già nella prima metà del 2025 per facilitare l’apprendistato di un candidato interno o dare il tempo di svincolarsi a un esterno. (…) Riguardo ai possibili successori esterni circolano i nomi di José Munoz, responsabile delle strategie globali e del mercato nordamericano di Hyundai, e quello di un manager proveniente dai colossi tecnologici americani, che potrebbe aiutare il gruppo nello sviluppo dei software, ormai cruciali nel definire e differenziare il «carattere» di un’auto. C’è infine la suggestione ricorrente di Luca de Meo che, nel caso, dovrebbe lasciare Renault per Stellantis oppure potrebbe assumere il volante del gruppo risultante da una fusione fra le due case sotto gli auspici del governo francese, azionista di entrambe le case”, si legge su Il Corriere della Sera L’Economia.

“Pochi giorni fa, Tavares ha definito l’ipotesi di un’aggregazione fra i due costruttori «pura speculazione». A quanto risulta, però, in passato Emmanuel Macron ha studiato l’operazione, salvo poi desistere alla luce dei rischi che una simile concentrazione di mercato comporterebbe per le 23 fabbriche e gli oltre 80 mila dipendenti di Stellantis e Renault in Francia, nonché per i loro fornitori nel Paese.(…) Nell’ipotesi di una fusione carta contro carta, quindi, la partecipazione della holding degli Agnelli-Elkann nel nuovo gruppo risulterebbe dimezzata rispetto a otto mesi fa”, continua il giornale.

“Alla stagnazione del mercato nordamericano e al ripiegamento protezionistico di Pechino, si sommano la contrazione delle vendite in Europa, la concorrenza agguerrita dei costruttori cinesi e l’imminente stretta sulle emissioni in Ue che comporterà multe salate per le case che non raggiungeranno una quota minima di immatricolazioni elettriche. (…) Stando ai dati pubblicati dal Fim-Cisl, fra gennaio e settembre di quest’anno gli impianti ex Fiat in Italia hanno sfornato 378.600 veicoli, il 31,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2023 e una frazione rispetto alle oltre due milioni di auto all’anno assemblate dagli impianti Fiat negli anni ‘90. Certo, altri tempi e altro mercato: allora in Italia si vendevano oltre 2 milioni di vetture, quest’anno si arriverà a poco più di 1,2 milioni. Allora Fiat dominava il mercato italiano, mentre nel 2024 la quota di Stellantis è scesa al 30% e a settembre le sue vendite sono crollate del 34%.
(…) Lontano dal milione chiesto dal governo e lontanissimo dalla capacità totale che, secondo fonti sindacali, ammonta a 2,5 milioni di veicoli. Ciò significa che le fabbriche stanno lavorando a un quinto delle loro potenzialità”, continua il giornale.

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