Papa Francesco è il primo Pontefice a mettere l’ambiente al centro del dibattito nella Chiesa, introducendo il concetto di “ecologia integrale”. Un’attenzione per l’ambiente confermata anche dall’enciclica “Laudato si'”, il primo documento dedicato al tema.
ECOLOGIA, FRANCESCO IL RIVOLUZIONARIO
Papa Francesco non fu il primo a parlare di ambiente, ma nessun Pontefice prima di lui ha sottolineato l’importanza di rendere l’ecologia un tema centrale dentro e fuori la Chiesa.
“Papa Giovanni XXIII nella Mater et Magistra del 1961 chiedeva che «negli ambienti agricolo-rurali» avessero «sviluppo conveniente i servizi essenziali, quali: la viabilità, i trasporti, le comunicazioni, l’acqua potabile». Il primo a parlare apertamente di «ecologia umana» fu nel 1973 Paolo VI, criticando uno «sfruttamento sconsiderato della natura» e richiamando l’uomo alla «responsabilità di un destino diventato ormai comune». (…) Il primo pontefice, però, a dedicare all’ambiente un documento è stato proprio papa Francesco (morto la mattina del 21 aprile, giorno di Pasquetta), anticipato – solo per fare qualche esempio – nella Messa di inizio del ministero petrino il 19 marzo 2013 («Custodire il creato, custodire l’intera creazione», disse), nella Evangelii Gaudium (2013) da una denuncia sulla cultura dello scarto e nello storico discorso tenuto nel 2015 all’Assemblea Generale dell’Onu, sottolineando come il deterioramento del clima e dell’ambiente sono strettamente connessi con l’esclusione e la disgregazione delle società umane e con il mantenimento della pace”, si legge su Il Corriere della Sera.
L’ECOLOGIA INTEGRALE
L’enciclica Laudato Si’ rappresenta un documento spirituale centrale nella storia della Chiesa poiché introduce il concetto di ecologia integrale. L’enciclica spinge alla “«conversione ecologica» e salvaguardare la “casa comune” dell’ambiente per rendere giustizia ai poveri, sfidando un’economia che persegue il profitto.
“Richiamando la non separabilità della «preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore», la necessità di ritrovare un equilibrio ecologico, «interiore con se stessi, solidale con gli altri, naturale con tutti gli esseri viventi, spirituale con Dio», la presa di coscienza della responsabilità dell’essere umano verso il prossimo, la società, il Creato e il Creatore. Parole senza sconti, che invitano anche i grandi della Terra a cambiare registro in nome di un «debito ecologico» creatosi tra il Nord e il Sud e di una responsabilità morale degli uomini che, con i loro comportamenti, influiscono su ambiente, inquinamento, clima. (…) «Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi»)”, si legge su Il Corriere della Sera.
PAPA FRANCESCO, ATTENZIONE ALLA NATURA FORMA DI GIUSTIZIA
L’attenzione alla natura di Francesco non è solo un avvertimento contro i danni del cambiamento climatico, ma un’invocazione a perseguire la giustizia.
“Non un caso per il gesuita venuto «dalla fine del mondo» che – già nel nome scelto una volta eletto Pontefice, si richiama al poverello di Assisi, celebre per il suo rapporto intimo con la natura e gli animali – ha prestato da subito attenzione al rapporto tra uomo e natura. E che, forse anche per questo, è stato al centro di diverse polemiche quando alcune sue affermazioni sul preferire gli animali ai figli furono riprese fuori contesto e strumentalizzate. (…) La rivoluzione ambientale di Francesco sta non solo nell’aver parlato di ingiustizie ambientali e climatiche e di una guerra contro il Pianeta, ma anche nell’aver richiamato tutti a custodire un bene ricevuto in eredità, con una particolare attenzione alle fragilità di quelle popolazioni la cui esistenza è messa in pericolo dal potere, come nel caso dei migranti costretti a lasciare la propria terra devastata dai cambiamenti climatici o dei popoli dell’Amazzonia”, continua il giornale.