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Riscaldamento Climatico

I prossimi cinque anni saranno troppo caldi, dice la WMO

Il rapporto della World Meteorological Organization rimette in primo piano l’allarme sul rischio superamento dei famosi 1,5 gradi

Un allarme sul clima, un altro. Mentre il mondo guarda H24 al conflitto ucraino scatenato e reiterato dalla Russia dal 24 febbraio a oggi (e fino a chissà quando), il pianeta continua a riscaldarsi.

E ORA CHI GLIELO DICE ALLE AZIENDE?

Non è mai facile trattare con equilibrio il tema del global warming. Occorre dimenarsi con prudenza tra opposti ideologismi, per esempio. Ma serve anche tenere d’occhio il fronte interno delle aziende protagoniste della svolta ambientalista.

In Spagna, proprio questa settimana, è arrivato il monito dal mondo delle banche. La transizione della Spagna verso un’energia più pulita potrebbe comportare dei rischi notevoli per i settori con emissioni di CO2 più elevate, come i trasporti, l’industria manifatturiera e l’agricoltura, anche se nel breve periodo qualsiasi impatto sulle banche sarebbe moderato. Lo ha affermato la Banca di Spagna. Che ha parlato anche di rischi fisici e transitori.

Ma non solo. Sempre mercoledì scorso, gli azionisti di ConocoPhillips non hanno sostenuto una proposta per includere le emissioni dei propri clienti negli obiettivi di riduzione dei gas serra. Due giorni prima, lo stesso si era registrato con Glass Lewis. La società ha infatti raccomandato gli azionisti di Woodside Petroleum   a respingere il rapporto sul clima della società alla sua assemblea annuale di questo mese, dicendo che manca di sostanza. E qui si torna alla necessaria parsimonia nell’assorbire queste valutazioni.

E I GOVERNI CHE FANNO?

Più strutturale e avviato sembra, invece, il percorso climatico dei governi. “Sappiamo che il riscaldamento globale tende a superare nettamente 1,5 gradi – che è una sorta di soglia di  sicurezza – dobbiamo quindi agire in tempi rapidi e soprattutto sviluppare le energie rinnovabili. Rispetto a pochi mesi fa abbiamo un secondo motivo per sviluppare le rinnovabili: se fino a poco fa volevamo farlo per il cima, adesso lo vogliamo e dobbiamo fare anche per conseguire un livello più alto di autonomia energetica”. Queste le parole del ministro italiano dell’Economia, Daniele Franco, al convegno “La finanza sostenibile al servizio del Paese: situazione attuale e strategie future”, alla Camera dei Deputati lunedì scorso.

Il momento storico vede, tra l’altro, sempre più intrecciate le questioni prettamente energetiche con quelle climatiche. La settimana che si è chiusa ha fatto registrare dichiarazioni rilevanti dal primo ministro canadese Justin Trudeau. “Il Canada vuole essere un buon partner energetico per l’Europa, ma non abbandonerà i suoi obiettivi climatici e la transizione pianificata verso combustibili più puliti”, ha detto. “Il Canada è uno dei maggiori produttori di petrolio e gas al mondo, ma allo stesso tempo sappiamo quanto sia importante muoversi ancora più velocemente nella transizione verso il net zero”. Una data a cui guardare è, come noto,  il 2030. Serviranno investimenti per oltre 7 miliardi di dollari americani per ridurre le emissioni del 45% in otto anni.

L’ALLARME DELLA WORLD METEOROLOGICAL ORGANIZATION

E proprio per non scadere in fondamentalismi ideologici, partire dai dati è sempre cosa buona e giusta. Ma anche stavolta di buono c’è poco, in termini di contenuti. La World Meteorological Organization ha pubblicato un nuovo rapporto gestito dal Met Office britannico. Che come  scrive Axios, quotidiano online americano, indica una strada dritta dritta verso il superamento degli 1,5 gradi. Cioè del limite più volte ribadito come massimo per la salute del pianeta. La probabilità è del 50%, gli anni interessati dalle nuove stime sono compresi tra il 2022 e il 2026.

“Ad esempio”, continua ancora Axios, “l’OMM ha rilevato che le probabilità che un singolo anno veda anomalie di temperatura pari o superiori a 1,5 ° C rispetto ai livelli preindustriali erano solo del 10% per il periodo di previsione 2017-2021”. Secondo Leon Hermanson, numero uno del team che ha realizzato queste valutazioni, “ci stiamo avvicinando sempre più a una situazione in cui 1,5°C potrebbe essere superato per un periodo prolungato”. E andare oltre quella soglia implicherebbe scatenare danni sempre maggiori in termini di ondate di calore, scomparsa di piccole regioni insulari o scomparsa di intere barriere coralline. Addirittura, “le prospettive climatiche mostrano che c’è una probabilità del 93% che almeno un anno tra il 2022-2026 sarà il più caldo mai registrato, eliminando il 2016 dal primo posto”. Ecco perché possiamo già dire che i prossimi anni saranno troppo caldi.

 

 

 

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