Advertisement vai al contenuto principale
Idrogeno

Idrogeno, il punto sui piani Ue in vista della nuova strategia

L’8 luglio verrà svelato il piano europeo sull’ idrogeno che tuttavia parte in ritardo rispetto a molti paesi asiatici: mentre il sostegno finanziario nell’Ue è pari a 0,50 euro pro capite, il Giappone ha investito 3 euro e la Cina addirittura 4 euro.

La Commissione Europea ha indicato la transizione energetica come uno dei temi più importanti dei prossimi anni. L’European Green Deal è uno dei suoi piani più ambiziosi e prevede di mobilitare almeno 1.000 miliardi di euro in investimenti pubblico-privati nel prossimo decennio. Recentemente è stata parzialmente svelata l’attesissima strategia sull’idrogeno, che ha rivelato come i principali responsabili politici europei intendano espandere la catena del valore del carburante dalla produzione al trasporto, allo stoccaggio e al consumo.

L’IDROGENO È ESTREMAMENTE PROMETTENTE IN QUANTO APPLICABILE A TUTTA LA CATENA DEL VALORE ENERGETICO

Un “tema” centrale nello sforzo di sostenibilità dell’Europa è la decarbonizzazione della sua industria ‘pesante’, che richiede temperature elevate attualmente prodotte dalla combustione di carbone e gas. L’idrogeno è estremamente promettente in quanto è applicabile a tutta la catena del valore energetico. Sebbene la produzione attraverso l’elettrolisi sia preferita per scopi sostenibili, il reforming del metano a vapore viene utilizzato molto spesso a causa dei bassi costi. Per questo la strategia della Commissione europea per l’idrogeno intende affrontare queste sfide e realizzare un mercato di almeno 40 GW di idrogeno entro il 2030.

IMPORTAZIONI E SICUREZZA ENERGETICA

L’Ue ha la fortuna di disporre di alcuni dei più grandi giacimenti di idrocarburi del mondo tra i suoi vicini esteri. Allo stesso tempo, è uno svantaggio strategico il fatto che la maggior parte di queste riserve si trovi in regioni a volte instabili come il Nord Africa, il Medio Oriente e i paesi dell’ex Unione Sovietica. La sicurezza energetica è un argomento importante per un continente che dipende principalmente dalle importazioni.

Pertanto, rafforzare la sicurezza energetica è un obiettivo importante, aumentando la produzione interna e riducendo la dipendenza dagli esportatori stranieri di idrocarburi. Inoltre, la produzione interna di idrogeno fornisce uno stimolo economico alle imprese energetiche Ue come Siemens, che ha fatto delle tecnologie legate all’elettrolisi una priorità assoluta.

IL PIANO EUROPEO PER L’IDROGENO

Attualmente, l’Europa produce 8 milioni di tonnellate/anno di idrogeno “grigio” attraverso lo steam reforming che emette una quantità significativa di CO2. In teoria, questi impianti possono essere potenziati con la tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio per limitare i danni ambientali e produrre idrogeno “blu”. Il documento trapelato parla dell’idrogeno “blu” come metodo ponte. Più avanti lungo la strada, tuttavia, la capacità di elettrolisi dovrà essere ampliata per produrre idrogeno “verde”.

I COSTI DEVONO CALARE

Affinché il piano diventi un successo commerciale, i costi devono diminuire significativamente e competere con i combustibili fossili. Attualmente, l’idrogeno “grigio” può essere prodotto a 1,5 €/kg, che deve diventare il prezzo obiettivo per la futura produzione “verde”. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, la produzione di idrogeno “verde” si aggira intorno ai 3,50 euro/kg. Due fattori sono i principali fattori di riduzione dei costi: la disponibilità di elettricità a basso costo e le innovazioni nella produzione di elettrolizzatori. L’impegno del governo e una strategia a lungo termine sono essenziali per indurre le aziende ad investire.

IL QUADRO ATTUALE

L’economia europea dell’idrogeno fattura al momento 2 miliardi di euro. Ma Bruxelles si è posto l’ambizioso obiettivo di arrivare a 140 miliardi di euro entro il 2030. Oltre agli evidenti vantaggi geopolitici e tecnici, lungo il percorso si potrebbero creare circa 140.000 posti di lavoro. Anche se in precedenza sono stati fatti sforzi simili, un forte sostegno da parte delle istituzioni europee e di diversi governi nazionali può dimostrarsi convincente per quanto riguarda la strategia dell’idrogeno. La Germania ha recentemente presentato un piano da 9 miliardi di euro per la creazione della sua economia dell’idrogeno. E anche nei Paesi Bassi, i funzionari governativi si stanno svegliando di fronte all’opportunità, e a un’intensa attività di lobbying.

LA STRATEGIA DELLA COMMISSIONE EUROPEA

La strategia Ue, secondo le prime bozze circolate, dovrebbe puntare a progettare un “mercato dell’idrogeno verde aperto e competitivo” con quantità “simili alle materie prime” disponibili per l’industria, come parte degli sforzi europei per essere neutrali dal punto di vista climatico entro il 2050. Inoltre, dovrebbero essere utilizzate garanzie di origine “solide” o certificati simili per consentire la negoziazione dell’elemento “rinnovabile” dell’idrogeno verde.

Aspetto che richiederebbe, però, una classificazione (o tassonomia) comune a livello Ue per l’idrogeno pulito, con standard minimi di riduzione delle emissioni di carbonio e criteri di sostenibilità. La bozza suggerisce anche modi per promuovere la domanda di idrogeno verde, stabilendo, ad esempio, obiettivi per determinati settori di uso finale e “sostenendo selettivamente” l’offerta di idrogeno verde. L’attenzione si concentrerebbe solo su comparti costosi da decarbonizzare, come l’industria pesante, compresi fertilizzanti, acciaio, prodotti chimici, cemento e trasporti, e settori come l’aviazione e il trasporto marittimo. La strategia propone anche di utilizzare un programma di contratti ‘per differenza’ al fine di supportare la produzione di idrogeno pulito su larga scala (nell’ordine dei gigawatt), nonché la produzione di acciaio a basso tenore di carbonio e circolare, cemento e prodotti chimici di base.

Le azioni politiche europee mirerebbero, insomma, ad aiutare principalmente l’idrogeno “verde” rinnovabile a raggiungere “livelli di prezzi competitivi”, nel quadro di un programma che prevede di utilizzare e aumentare anche la produzione di idrogeno “blu” per far scendere il prezzo di 1-2 euro / kg “il più rapidamente possibile”.

Sempre all’interno della bozza del piano strategico di Bruxelles trovano spazio poi le infrastrutture legate all’idrogeno – considerate un elemento chiave dell’intera architettura, soprattutto visto il fatto che i costi di trasporto sono molto elevati rispetto ai costi di produzione – e una strategia specifica per soddisfare la domanda del settore dei trasporti attraverso una rete di stazioni di rifornimento per veicoli pesanti. Nel primo caso, la bozza individua una “probabile prima fase” di riqualificazione delle infrastrutture del gas naturale per creare sistemi locali per rifornire l’industria, collegati a una rete “backbone” di idrogeno dedicata. Nel secondo caso, dovrebbe trovare spazio una strategia che incoraggi gli attuali paesi fornitori dell’Ue di combustibili fossili a passare gradualmente alla fornitura di idrogeno verde. Si tratta, in particolare, di Algeria, Egitto, Marocco, Norvegia e Ucraina, anche se non viene menzionata la Russia, che è il principale fornitore di gas dell’Ue.

Non solo. La Commissione Ue prevede anche di sviluppare un benchmark per il commercio dell’idrogeno denominato in euro entro il 2021, secondo la bozza della strategia Ue sull’idrogeno. L’obiettivo è quello di ridurre i “rischi di cambio” degli operatori del mercato europeo per le importazioni e le esportazioni di idrogeno sviluppando “un mercato internazionale strutturato in euro” per le transazioni in grado di consolidare la moneta unica nel commercio dell’energia sostenibile.

LA CLEAN HYDROGEN ALLIANCE

Inoltre, la Commissione europea ha annunciato che lancerà una Clean Hydrogen Alliance che rafforzerà ed estenderà le catene di approvvigionamento in Europa. Anche se la strategia è ambiziosa e tempestiva, l’Europa nel suo complesso ha bisogno di recuperare un po’ di tempo. In particolare, alcuni paesi asiatici si sono interessati all’idrogeno molto prima dell’Ue, il che si riflette nei loro investimenti nelle tecnologie legate all’idrogeno. Mentre il sostegno finanziario nell’Ue è pari a 0,50 euro pro capite, il Giappone ha investito 3 euro e la Cina addirittura 4 euro. Sebbene vi sia uno svantaggio finanziario, l’Ue eccelle grazie a un approccio integrato. La presidente Ursula von der Leyen, ad esempio, ha dichiarato l’idrogeno parte della nuova politica industriale. Non rimane che attendere l’8 luglio per conoscere il documento europeo.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su