Il climate change minaccia l’Appennino Centrale. Tutti i numeri del Rapporto dell’Autorità di bacino distrettuale
Il cuore verde d’Italia è minacciato sempre più dal cambiamento climatico. Gli effetti del climate change impattano significativamente sull’ecosistema dell’Appenino Centrale: aumentano gli incendi, i livelli dei bacini idrici scendono e le temperature superano ogni record storico. È quanto emerge chiaramente dal primo Rapporto “Dati climatici e risorse idriche” dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale (AUBAC), un documento tecnico-scientifico che analizza l’andamento climatico e idrologico del distretto nel 2024.
TEMPERATURE RECORD PER L’APPENINO CENTRALE
Il cambiamento climatico è ormai una minaccia costante e tangibile per l’Appenino Centrale. È quanto emerge chiaramente dai dati del rapporto dell’Autorità di bacino distrettuale. Nel 2024 la temperatura media è stata superiore di +1,9°C rispetto al trentennio 1991-2020, superando anche il precedente record del 2023 (+0,29°C). Anche le notti sono sempre più afose. Le temperature minime sono cresciute di +1,4°C, mentre le massime hanno toccato punte medie di +2°C in più rispetto alla media storica. Le notti tropicali (minime sopra i 20°C) sono diventate la nuova normalità a Chieti (87 notti), Ancona (86) e Fermo (86). Il grande assente è il gelo: a Roma non si registrano più giorni con temperature sotto zero.
Lo stesso Mar Mediterraneo si sta surriscaldando. Infatti, il mare che influenza pesantemente il clima della penisola, nel 2024 ha registrato una temperatura media annua di 21,5°C, la più alta mai segnata, toccando picchi giornalieri fino a 28,7°C. Luglio è stato il mese più caldo, con punte di 41°C su Lazio, Umbria e interne di Marche e Abruzzo. Nella lista dei mesi con le temperature più anomale troviamo anche Febbraio (+3,8 gradi sopra la norma) e Agosto. Roma ha vinto il primato estivo con ben 53 giorni torridi con oltre 35°C, seguita da Terni (50) e Viterbo (44).
LA SICCITA’ E’ ORMAI LA NORMALITA’
La siccità è ormai un problema strutturale dell’Appennino Centrale. Il 2024 ha rappresentato il quinto anno consecutivo di precipitazioni sotto la media, con un deficit del -14%. La situazione è particolarmente difficile in Abruzzo (-25%), Lazio (-24%) e Umbria (-16%). A soffrire di meno la siccità sono state Toscana e Marche (-2%). Da giugno a dicembre 2024, l’Appennino Centrale ha vissuto condizioni di severità idrica media, con picchi di allerta rossa nelle estati di Marche e Abruzzo (Pesaro-Urbino, Ascoli Piceno, Pescara, Chieti). Gli effetti si vedono sempre più chiaramente sui laghi simbolo del territorio, che sono in sofferenza: Bracciano (-40 cm), Nemi (-50 cm), Albano (-45 cm), Bolsena (-7 cm) e Trasimeno (-20 cm).
Problematiche che hanno portato a misure drastiche: razionamenti, riduzioni di pressione, interruzioni notturne, autobotti e perfino l’apertura di pozzi di emergenza per garantire l’acqua potabile a centinaia di migliaia di cittadini. C’è però un paradosso climatico evidente: piove meno, ma quando piove lo fa in modo violento e concentrato. Il 46% degli eventi meteo estremi si è verificato in sole tre giornate (18 settembre, 3 e 19 ottobre), con il 3 ottobre che da solo ha rappresentato il 21% delle piogge intense dell’anno. Intanto, la neve è praticamente scomparsa. Infatti, è scesa l’83% di neve in meno rispetto alla media 2010-2020, con un equivalente idrico nivale inferiore del 71%.
APPENNINO, AUMENTANO GLI INCENDI, DIMINUISCE L’OSSIGENO
Il 2024 ha visto una vera e propria esplosione di incendi nell’Appennino Centrale: 461 roghi, contro i 374 del 2023, con 2.365 ettari di bosco andati in fumo in più rispetto all’anno precedente, con buona pace di ambiente e clima.