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Sostenibilità

La Gen Z può accelerare la transizione verso la sostenibilità

La Generazione Z ha le potenzialità per favorire la transizione verso la sostenibilità ambientale, come i leader del futuro possono aiutare a contrastare il climate change oggi? Il case study di Ernst & Young fornisce una possibile chiave

La Generazione Z può giocare un ruolo centrale nella transizione verso la sostenibilità.
I ragazzi dai 10 ai 24 anni sentono più degli altri il peso del cambiamento climatico. Un peso che spesso finisce per schiacciarli, aggravato ancora di più dalla pandemia da Covid-19. Il 37% considera il cambiamento climatico la principale preoccupazione personale e il 32% nell’ultimo anno ha preso provvedimenti concreti per affrontarlo.
Il 77% dei ragazzi della Gen Z vorrebbe che a scuola si insegnasse educazione ambientale e il 67% ha sollevato la necessità di agire concretamente contro il climate change almeno una volta nelle ultime settimane. L’80% presenta sintomi di ansia, depressione, disillusione verso il mondo.
La domanda più diffusa è: “Qualcuno ascolta quello che abbiamo da dire?”.
Sono i dati che emergono dal case study di Ernst & Young, “How business and Gen Z can work together to tackle climate change”, che delinea un quadro contrastante.

LA GEN Z AL CENTRO DELLA TRANSIZIONE, COME GOVERNARLA?

“La generazione Z sosterrà in maniera sproporzionata l’onere del cambiamento climatico, ma si sente incapace di influenzare il cambiamento in modo significativo, poiché il mondo degli affari non li sta impegnando abbastanza,” scrive Gillian Hinde, Corporate Responsibility Leader di EY Global.

“Per accelerare la transizione verso la sostenibilità, dobbiamo ascoltare il punto di vista della Gen Z e capitare le loro energia e idee ora, poiché diventeranno i leader del futuro”, aggiunge Hinde.

Tuttavia, ogni discorso riguardo idee e strategie per la transizione ecologica non ha senso se la formazione sul tema è insufficiente. Se le idee non si fondano su una solida conoscenza scientifica il danno è assicurato. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti da anni.

“È fondamentale aiutare la prossima generazione a partecipare alla green economy insegnando loro le competenze per progettare un futuro migliore e creare valore dalla sostenibilità”, afferma Steve Varley, Vice Presidente del settore Sostenibilità di EY Global.

In quest’ottica, i workshop “EY Future Skills” e i “Climate Ideation Clinics” formano i leader del futuro affinché possiedano gli strumenti per dare il loro apporto all’agenda della sostenibilità.

I workshop sono riservati ai più giovani (tra i 5 e i 24 anni) e propongono lezioni progettate per fornire le basi per conoscere il mondo che cambia e stimolare il dibattito. Questo ha un effetto positivo anche sulla salute mentale dei ragazzi. Infatti, aumentando la conoscenza crescono anche la consapevolezza e la fiducia sul proprio ruolo nelle politiche climatiche. Materie come “Energia per il cambiamento” e “Consumo consapevole” permettono di calare il tema sostenibilità all’interno della quotidianità, al fine di insegnare che ogni piccolo gesto può dare un contributo alla causa.

LE PROPOSTE PER LA SOSTENIBILITÀ

Altrettanto importanti sono i “Climate Ideation Clinics”, centri presenti in Regno Unito, Italia, Paesi Bassi, Canada, Stati Uniti e Singapore che formano gli studenti universitari sul tema dell’emergenza climatica.

L’impatto del climate change su singoli settori, le contromisure prese dalle aziende e la realizzazione di piani sostenibili attraverso una collaborazione costruttiva sono alcuni dei pilastri dell’insegnamento. Un modello educativo che secondo EY, ha portato l’82%
dei giovani che hanno partecipato a capire meglio il ruolo che il business svolge nella transizione ecologica.

La comprensione di cause e effetti del cambiamento climatico è il primo passo del percorso di formazione dei giovani studenti. Le conoscenze acquisite si traducono infatti in proposte per coinvolgere maggiormente le aziende nel percorso di transizione verso la sostenibilità ambientale.
Tra le idee presentate figurano l’introduzione di incentivi a sostegno di progetti contro il climate change, ad esempio l’introduzione dell’obbligo di utilizzare una parte dei prestiti per sostenere le imprese che lavorano nel green tech. Oppure, gli studenti propongono di introdurre programmi per premiare l’utilizzo delle carte di credito “verdi”.

Invece, per promuovere al meglio la sostenibilità dei propri prodotti e processi, gli studenti suggeriscono di creare un sistema di informazione sulle supply chain che premi chi fornisce i dati migliori.
In alternativa, la Generazione Z propone di sviluppare app per tracciare la circolarità di componenti e prodotti, tenendo conto di quanto volte sono stati riutilizzati e spiegando come smaltirli in modo sostenibile.

Oppure si potrebbe mettere in un piedi un sistema “a semaforo”. Il verde scatta solo per i prodotti che rispettano l’ambiente nell’intero ciclo di vita, tracciati dal punto di vista di emissioni, etica e tasso di riciclo.

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