Le accise rientrano tra i cosiddetti “SAD” (sussidi ambientali dannosi), le misure incentivanti che intervengono su beni o lavorazioni per ridurre il costo di utilizzo di fonti fossili o di sfruttamento delle risorse naturali
Il Consiglio dei Ministri ieri ha dato il via libera al decreto accise. Il governo, con l’obiettivo finale di ridurre i sussidi ambientalmente dannosi, potrà aumentare le accise sul gasolio, riducendo al contempo quelle sulla benzina. La misura verrà portata a termine in un periodo di 5 anni a partire dal 2025. Al termine, verrà applicata la stessa aliquota alle due differenti tipologie di carburanti.
IL DECRETO ACCISE
In ciascuno degli anni del quinquennio si applicherà, in un intervallo “tra 1 e 1,5 centesimi di euro per litro”, una riduzione dell’accisa sulle benzine e un aumento, nella stessa misura, dell’accisa applicata al gasolio. A fissare l’aliquota delle accise sarà un decreto interministeriale dell’Ambiente, dell’Economia, dei Trasporti e dell’Agricoltura. Il decreto prevede espressamente che i maggiori incassi provenienti da questo bilanciamento delle accise sui carburanti saranno destinati interamente al trasporto pubblico locale.
COSA SONO LE ACCISE
Le accise sono una tassa che lo Stato impone sulla fabbricazione o sulla vendita di prodotti di consumo. Sono quindi un tributo indiretto che, a differenza dell’Iva, si applica ad un numero ristretto di prodotti e non in percentuale, ma secondo delle quantità stabilite dallo Stato.
Le accise offrono allo Stato due fondamentali vantaggi rispetto alle altre imposte: il primo è che garantiscono un gettito immediato, sicuro e costante per l’erario; il secondo vantaggio è che l’accisa scatta nel momento in cui il prodotto viene immesso nel circuito del consumo, con l’importo che viene pagato al momento dell’acquisto (ad esempio quando facciamo benzina), o poco dopo, come per le bollette energetiche. Ad oggi le accise in vigore si applicano solo sui seguenti beni: oli minerali e loro derivati (benzina, gasolio, gpl, gas metano), bevande alcooliche, fiammiferi, tabacchi lavorati (sigarette), energia elettrica e oli lubrificanti.
I SUSSIDI AMBIENTALI DANNOSI
Le accise rientrano poi tra i cosiddetti “SAD” (sussidi ambientali dannosi). Si tratta di tutte quelle misure incentivanti – incentivi diretti e indiretti, sconti sulle tasse, finanziamenti – che intervengono su beni o lavorazioni per ridurre il costo di utilizzo di fonti fossili o di sfruttamento delle risorse naturali. Un esempio può essere il finanziamento di un’autostrada, oppure gli sconti sulle tasse per l’utilizzo di benzina e gasolio nei trasporti (o nel riscaldamento e nelle industrie), per incoraggiare attività economiche che comportano un impatto negativo sull’ambiente.
IL CATALOGO DEI SUSSIDI AMBIENTALMENTE DANNOSI
La legge italiana del 28 dicembre 2015 n.211 incaricava il Ministero dell’Ambiente a predisporre annualmente un “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli”, per costituire una solida base teorica su cui costruire un nesso tra fiscalità ambientale e politiche ambientali, fissando delle aree di intervento sulla fiscalità ambientale e delle aree di riduzione delle spese fiscali. Il tutto è finalizzato all’analisi della struttura, degli obiettivi, della validità ed efficacia dei sussidi, per poter così delineare delle politiche ambiziose ed efficienti.
Per la redazione del Catalogo il Ministero si avvale, oltre che delle informazioni nella disponibilità propria e dell’Ispra, delle informazioni fornite dall’Istat, dalla Banca d’Italia, dai Ministeri, dalle Regioni e dagli enti locali, dalle università e dagli altri centri di ricerca.
Il MASE trasmette poi il Catalogo ai presidenti delle Camere, al presidente del Consiglio e ai ministri del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE). Il CITE – istituito nel 2021 e a cui competono le decisioni in materia di sussidi ambientalmente dannosi – ha stabilito che la graduale rimozione dei sussidi vada definita entro il 2025, in accordo con gli obiettivi della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e i principi di Do Not Significant Harm, del Green Deal europeo, della strategia Fit for 55 e in linea con il Piano Nazionale della Transizione Ecologica.
LA RIFORMA FISCALE AMBIENTALE DELL’UNIONE EUROPEA
La riforma fiscale ambientale rappresenta lo strumento che l’Unione europea intende utilizzare per allineare i gettiti della finanza pubblica alla riconversione energetica. In questo ambito, il Catalogo dei sussidi, attraverso il monitoraggio dei sussidi dannosi avviato nel 2016, rappresenta una base informativa a livello nazionale. Come si legge sul sito del MASE, “l’indirizzo politico sulla riforma fiscale italiana terrà conto dei principi di gradualità e di compensazione, capisaldi di una riforma qualificante, affinché sia garantito nel tempo l’adeguamento necessario dei settori vulnerabili. Ciò significa che i nuovi gettiti derivati dagli interventi di riforma, saranno ridestinati a migliorare l’accettabilità sociale, ad investimenti per la ricerca di soluzioni innovative, a spostare il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese alle attività inquinanti e allo sfruttamento delle risorse naturali, in linea con gli auspici delle principali istituzioni internazionali”.