L’Ue rassicura sullo stop al gas russo: esistono 4 rotte alternative. Pichetto: Governo pronto a aumento scorte gas. L’Argentina traccia la rotta per diventare leader nel nucleare, un esempio per Meloni?
Lo stop all’accordo di transito tra Gazprom e l’ucraina Naftogaz non deve preoccupare perché esistono quattro rotte alternative, secondo l’Ue. Lo ha dichiarato ieri la portavoce della Commissione Europea, aggiungendo che i volumi sono provenienti “perlopiù dai terminali Gnl in Germania, Polonia, Italia e Grecia»”. Le nuove forniture non dovrebbero essere a rischio, ma il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha sottolineato che il Governo sta valutando ulteriori misure per massimizzare la giacenza in stoccaggio al fine di affrontare con tranquillità la stagione invernale in corso». L’Argentina di Milei traccia la rotta per diventare leader nella produzione ed esportazione di energia nucleare, Meloni potrebbe prendere esempio. Le prime pagine
GAS, ATTENZIONE A SCORTE, PICHETTO: GOVERNO PRONTO AD AUMENTARLE
“Con il mancato rinnovo del contratto tra Naftogaz e il gigante russo Gazprom, viene meno il canale che conduceva in Ue circa la metà del metano in arrivo da Mosca (nel 2023, erano passati per l’Ucraina 14,65 miliardi di metri cubi di gas). Da adesso in poi, anche a causa del sabotaggio del Nord Stream che aveva messo in grande difficoltà la Germania, i flussi dalla Russia in Ue avverranno solo tramite il gasdotto Turkstream, che passa sotto il Mar Nero, e la sua estensione BalkanStream. (…) Nel tentativo di rassicurare che «l’Ue è ben preparata ad affrontare» il nuovo scenario, la Commissione europea ha indicato le rotte alternative tramite i «quattro principali percorsi di diversificazione, con volumi provenienti principalmente dai terminali di gas naturale liquefatto (Gnl) in Germania, Grecia, Italia e Polonia ma forse anche dalla Turchia». Anche il nostro Paese, nel 2024, ha continuato a ricevere gas russo in transito dall’Ucraina dal punto di ingresso di Tarvisio, da dove ieri non è entrata nemmeno una goccia. Secondo dati preliminari, nell’anno appena finito sono passati da lì 5,5 miliardi di metri cubi di metano, rispetto ai 3 del 2023 e su un circa 60 miliardi importati. (…) Ieri il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, pur riconoscendo che «le scorte sono ancora a un livello adeguato », ha aggiunto che «si stanno valutando ulteriori misure per massimizzare la giacenza in stoccaggio al fine di affrontare con tranquillità la stagione invernale ». Pichetto ha poi citato l’arrivo a Ravenna, nei prossimi mesi, «di un’altra nave rigassificatrice che aumenterà ancora la capacità di importazione di gnl nella nostra rete». «Il sistema – ha tranquillizzato il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini – dovrebbe registrare oscillazioni gestibili. Abbiamo un mix più articolato di approvvigionamento, anche se su risorse importanti come il gnl siamo in concorrenza con altre aree del mondo. È importante non abbandonare i progetti strutturali intrapresi, con gli investimenti in rigassifficatori, stoccaggi e connessioni”, si legge su La Repubblica.
“Lo stop al gas russo era previsto, ma fra stoccaggi, metano liquefatto e nuove forniture in arrivo il riscaldamento nelle case degli italiani non dovrebbe essere a rischio. Tuttavia, molto dipenderà da quanto sarà severo l’inverno corrente e in che modo sarà possibile potenziare la rete Adriatica. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, è pronto ad agire. «Sebbene attualmente le scorte siano ancora a un livello adeguato si stanno valutando ulteriori misure per massimizzare la giacenza in stoccaggio al fine di affrontare con tranquillità la stagione invernale in corso», ha spiegato. (…) Primo, per proteggere il fabbisogno nazionale. Secondo, per garantire all’Europa un costante afflusso di gas per in modo da affrancarsi del tutto da Mosca. Intanto, però, bisognerà attendersi una fiammata dei prezzi, fino al 28% in più nel caso dell’Italia. (…) Rubinetti chiusi per un controvalore di circa il 5% delle forniture Ue. Ed è un problema, seppur ridotto rispetto al passato, anche per l’Italia, Paese che esporta circa 3 milioni di metri cubi verso l’Austria. (…) Fonti vicine al dossier parlano di una domanda complessiva di gas per l’anno che si è appena chiuso in linea con il 2023, ovvero intorno a quota 61 miliardi di metri cubi. Uno dei punti cruciali per il Paese sarà comprendere l’evoluzione della domanda. Per la prima settimana dell’anno resterà contenuta, intorno quota 200 milioni di metri cubi, e sarà gestita attraverso le risorse in arrivo dall’Algeria e con la rigassificazione a Piombino. Lo scenario potrebbe però mutare qualora il fabbisogno superasse quota 300 milioni a causa del freddo in arrivo sulla Penisola. Così fosse, come ha lasciato intendere Pichetto Fratin, si dovranno trovare soluzioni in fretta, si legge su La Stampa.
GAS, UE: 4 ROTTE ALTERNATIVE PER IMPORT
“Stop a riscaldamento e acqua calda, con temperature poco sopra lo zero. Arrivano dalla Transnistria, la regione separatista della Moldova, gli annunci delle prime ricadute dello stop alle forniture di gas russo all’Europa attraverso l’Ucraina. Uno stop ampiamente annunciato, alla scadenza dell’accordo di transito non rinnovato tra Gazprom e l’ucraina Naftogaz, che trova l’Europa sostanzialmente preparata – solo il 5% del fabbisogno passava ormai attraverso l’Ucraina – con l’eccezione di alcuni Paesi più esposti, a cominciare dalla Slovacchia, non a caso tra i più critici della scelta di Kiev. Senza contare il possibile impatto generalizzato sui costi dell’energia. «L’infrastruttura europea è sufficientemente flessibile da fornire gas di provenienza non russa – ha dichiarato ieri la portavoce della Commissione Anna-Kaisa Itkonen -. Dal 2022 è stata rafforzata con nuove, significative capacità di importazione di gas naturale liquefatto».(…) «quattro principali percorsi di diversificazione, con volumi provenienti perlopiù dai terminali Gnl in Germania, Polonia, Italia e Grecia»”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“(…) Fuori dalla Ue però l’interruzione del flusso di gas si fa già sentire tra i 450mila abitanti della Transnistria, la regione separatista della Moldova dove sono di stanza 1500 soldati russi. «Non ci sono riscaldamento e acqua calda», ha dichiarato a Reuters un’impiegata dalla compagnia energetica locale Tirasteploenergo”, continua il giornale.
NUCLEARE, IL PIANO DI MILEI POTREBBE ISPIRARE MELONI
“Nei giorni scorsi il presidente argentino Javier Milei, in una conferenza stampa insieme a Rafael Mariano Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale dell’energia nucleare, ha illustrato il suo ambizioso piano di rilancio, ai fini della crescita economica dell’Argentina, dell’energia nucleare, fonte “limpia, segura e lo mas importante escalable”, pulita, sicura e soprattutto scalabile. Ma prima di parlare dei piani futuri, vediamo da dove si parte. L’Argentina ha quasi 70 anni di solida tradizione in fatto di scienza e tecnologia nucleare. In Argentina sono oggi attivi tre reattori nucleari, due nella centrale di Atucha, a cento chilometri da Buenos Aires, uno nella centrale di Embalse, a cento chilometri da Cordoba. Sono tutti e tre ad acqua “pesante”, cioè acqua nelle cuimolecole l’idrogeno è sostituito con il suo isotopo più pesante, il deuterio, soluzione che consente di utilizzare come “combustibile” nucleare uranio naturale (senza necessità di arricchimento). (…) In Argentina sono inoltre in funzione diversi reattori di ricerca e un impianto di produzione dell’acqua pesante necessaria ai tre reattori (l’impianto è sovradimensionato e una parte della produzione è destinata all’export). Infine l’Argentina è uno dei principali produttori mondiali di Cobalto-60, un radioisotopo molto usato in medicina nucleare, che viene prodotto nell’impianto di Embalse. I 1.660 Mw nucleari complessivi, nel 2023 hanno prodotto 10TWh (miliardi di kWh), pari al 6% della domanda elettrica (che è la metà di quella italiana). Il resto è stato generato per il 60% da fonti fossili, il 22% da idroelettrico, il 9,5% da eolico, il 2% solare. Il che significa che oggi poco più dell’88 per cento dell’energia elettrica argentina viene da fonti modulabili, quelle che è possibile regolare a piacimento in modo da soddisfare istante per istante la domanda. Inoltre la domanda elettrica è in costante crescita: dal 2000 a oggi è aumentata al tasso medio annuo del 2,4%, dieci volte di più dell’Unione europea. Pensare di sostituire quel sessanta per cento fossile modulabile solamente con fonti intermittenti, come solare ed eolico, specie in un contesto di crescita della domanda e in vista dell’ulteriore boost che il governo argentino intende promuovere, sarebbe poco più di una pia illusione. Il contributo dell’energia nucleare sarà in questo senso fondamentale”, si legge su Il Foglio.
“(…) Nella conferenza di cui si diceva prima, Milei ha parlato soprattutto di Small Modular Reactor e della sua ambizione di favorire lo sviluppo di un reattore di questo tipo con tecnologia argentina, sviluppo che in verità va avanti già dal 2014 con alterne vicende, al fine di impiegarli in patria ma anche per il mercato all’estero. E uno degli impieghi domestici che egli ha menzionato, particolarmente adatto a un Smr, è l’alimentazione con energia continua e pulita di data centre nelle semidesertiche province del sud del paese, dove le basse temperature favorirebbero anche lo smaltimento del calore. Ed ha parlato pure della sua volontà di favorire investimenti per lo sfruttamento delle ampie riserve di uranio di cui l’Argentina dispone, sia per uso domestico che per l’export. (…) Non ci resta che auspicare che il governo italiano raccolga anche solo in parte il pragmatismo di Milei e proceda speditamente a reintrodurre l’energia nucleare nel mix italiano. Enon quella che ancora non c’è e ci sarà chissà quando, come l’energia da fusione, ma quella che già abbiamo, pulita, sicura e competitiva, in costruzione già oggi ovunque nel mondo, anche in Argentina”, si legge su Il Foglio.