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Gas

Così Estonia, Lettonia e Lituania dicono addio al gas di Putin

Secondo l’Oxford Institute for Energy Studies, sta crollando la dipendenza dalle forniture russe dei paesi baltici

Non solo Italia. Non solo Germania. Non solo Gran Bretagna. Non solo Francia. Ci sono anche le Repubbliche Baltiche a salutare Putin, Gazprom e le loro forniture. Le catene si stanno spezzando sempre di più.

LA FINE DELLA DIPENDENZA DAL GAS RUSSO PER I PAESI BALTICI

Come? Ce lo dice uno studio di Oxford Energy. Che premette come “fino a otto anni fa, il mercato del gas del Baltico dipendeva interamente dalla Russia per le forniture”. Non solo. “Anche nel 2021, il 74% della domanda di gas della regione, pari a 5,6 miliardi di metri cubi, era soddisfatto dalle importazioni dalla Russia”.

Il 24 febbraio qualcosa, tutto, è cambiato. Sappiamo bene che specie per il Vecchio Continente la crisi energetica è stata “soltanto” accelerata dall’invasione russa dell’Ucraina. E anche i Paesi Baltici hanno deciso di reagire stoppando il legame con  le forniture moscovite.

Una scelta forte, giusta, da inserire nel contesto attuale ma anche in quello del passato. Un passato fatto di errori, di sottovalutazioni.

IL MA CHE NON MANCA

Ok, ma? Ma anche in questo caso occorre tener conto del fatto che sì, si può rispondere ad una emergenza. Ma per costruire un nuovo e diverso futuro in ambito energetico occorre tempo. Perché di mezzo ci sono infrastrutture, ci sono relazioni, contratti. C’è un impianto complesso che va rimodulato. Ma, appunto, è complesso.

Proprio su questo Oxford Energy fa riferimento a nuove rotte del gas naturale, a quello liquefatto, nonché al percorso verso le rinnovabili.

GNL, NUOVE ROTTE E FUTURO ENERGETICO

Cosa fare? Dal paper emerge, per esempio, che “il principale progetto di fornitura alternativa della regione – l’unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione (FSRU) da collocare in Estonia o in Finlandia – sarà insufficiente a soddisfare i picchi di domanda in inverno e che le alternative sono scarse”.

L’offerta è in crisi. Vietare le importazioni di gas russo è una scelta moralmente giusta ma rischiosa dal punto di vista dell’opportunità del momento. Della strettissima attualità. Il che “potrebbe causare forti picchi di prezzo nella regione”.

La soluzione? “Se la regione vuole superare il periodo invernale evitando una crisi, sarà necessaria una significativa riduzione della domanda, una ripresa delle importazioni dalla Russia o entrambe. A lungo termine, il successo dell’implementazione delle infrastrutture per il GNL e degli aggiornamenti della capacità dei gasdotti potrebbe consentire al GNL di sostituire più facilmente il gas russo”.

LO SCENARIO

Insomma, anche quest’analisi è una conferma alla complessità delle misure da prendere. Al peso degli errori passati. Al tempo che servirà per un nuovo futuro. Dove, per esempio, gli Stati Uniti avranno certamente un ruolo di crescente rilevanza. Anche se come hanno di recente ammonito dall’industria a stelle e strisce, “non riusciamo a salvarvi”. Il messaggio è riferito all’Europa.

La quale dovrà acquisire sostanza politica e decisionale, autonomia, anche su questo fronte.

Siilmente si può dire per i Paesi Baltici. Anche se, conclude OE, “vale la pena di riconoscere che i confronti tra i Paesi baltici e l’Europa nel suo complesso non possono essere troppo azzardati, data l’enorme disparità di volumi tra i due Paesi”. Nonché di punti di accesso per diversificare. La strada è lunga, da qualunque punto la si guardi.

 

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