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ChatGPT intelligenza artificiale

Perché ieri ChatGPT ha smesso di funzionare

Il disservizio è iniziato intorno alle 8:30 (ora italiana) ed è durato per gran parte della giornata

Ieri si è scatenato il “panico” quando, improvvisamente, il noto software di intelligenza artificiale ChatGPT ha smesso di funzionare. Sullo schermo è apparso infatti il messaggio “qualcosa non va”. Da OpenAI hanno confermato il disservizio, con l’azienda che ha parlato di “errori elevati” e “forti latenze”, riscontrati da migliaia di utenti in tutto il mondo.

IL BLACKOUT DI CHATGPT

Il disservizio – scrive il Sole 24 Ore – è iniziato intorno alle 8:30 (ora italiana) ed è durato per gran parte della giornata. Dopo ore di indagini, OpenAI ha identificato la causa del problema intorno alle 15:00 e ha iniziato a implementare una mitigazione. Alle 18:23, l’ultimo aggiornamento segnala un recupero in corso su ChatGPT e API, ma spiega anche che il pieno ripristino potrebbe richiedere ancora tempo.

Non è stato spiegato qual è la causa che ha scatenato il blackout globale. Anche perché l’azienda ha risposto ai media americani che non ha ulteriori informazioni da aggiungere, oltre a quelle riportate nella pagina ufficiale, in cui è stata riportata la timeline degli interventi. Resta quindi il dubbio.

LA SOSTENIBILITÀ DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Si è fatta strada rapidamente l’ipotesi di un sovraccarico delle macchine. Cioè di troppe richieste simultanee che potrebbero aver mandato ko i potentissimi server di OpenAI, sui cui girano gli inarrivabili chip di Nvidia.

Il fatto è che l’intelligenza artificiale non ha cambiato solo Internet, ma anche i consumi che stanno dietro alla grande rete: ogni piccola domanda che poniamo ad un chatbot basato su AI (come ChatGPT) consuma in media dalle 15 alle 20 volte in più rispetto alle usuali ricerche fatte su un motore come Google Search. E una delle stime più recenti, fatta dalla Vrije Universiteit di Amsterdam, sostiene che entro il 2027 l’intera industria dell’AI potrebbe consumare tra gli 85 e i 134 Terawattora all’anno.

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