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terre rare

Perché le terre rare sono così preziose da valere la fine della guerra in Ucraina?

Nel 2021 l’Unione europea e l’Ucraina hanno stretto un partenariato strategico sulle materie prime “per contribuire a diversificare, rafforzare e garantire l’approvvigionamento di entrambe le parti”

I presidenti di Stati Uniti e Ucraina, Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in settimana hanno dichiarato che un accordo sull’accesso degli USA alle terre rare dell’Ucraina è ancora possibile, nonostante il continuo deterioramento delle relazioni tra i due Paesi. La firma dell’accordo è stata vanificata dall’acceso confronto tra Trump e Zelensky di venerdì scorso nello Studio Ovale e, da allora, gli Stati Uniti hanno temporaneamente sospeso gli aiuti militari a Kiev.

L’Ucraina, però, spera che la prospettiva di un accesso privilegiato degli USA alle sue risorse naturali convinca Trump a garantire una sicurezza a lungo termine.

LE MATERIE PRIME E LE TERRE RARE PRESENTI IN UCRAINA

Il World Economic Forum stima che in Ucraina vi siano 20.000 depositi minerari di 116 tipi, di cui 3.055 (15%) erano attivi prima dell’invasione russa del 2022. Secondo il ministero dell’Economia ucraino, queste includono 22 delle 34 materie prime elencate come “critiche” nell’ambito del Critical Raw Materials Act (Crma) dell’Ue, un disegno di legge del 2024 per ridurre al minimo la dipendenza dell’Ue da rivali come la Cina per i materiali necessari a produrre veicoli elettrici, pannelli solari, microchip e altre tecnologie strategiche.

È stato stimato che l’Ucraina disponga di 500mila tonnellate di litio non sfruttato. Un volume del metallo, fondamentale per produrre le batterie delle auto elettriche, pari a circa un terzo delle riserve europee e al 3% di quelle globali. Oltre a queste materie prime, nel territorio ucraino sono presenti riserve significative di terre rare, un gruppo di 17 elementi metallici impiegati in diversi settori, dagli smartphone alle risonanze magnetiche, alle turbine eoliche. L’ONU stima che i volumi di terre rare di Kiev rappresentino il 5% delle riserve globali.

LA CORSA ALLE TERRE RARE

La Cina domina il mercato della lavorazione delle materie prime, il che rende gli altri Paesi dipendenti da essa. Negli ultimi anni Pechino ha bloccato o limitato le esportazioni di materie prime critiche verso l’Unione europea e gli Stati Uniti e ciò, complice la domanda di questi materiali che è salita alle stelle, ha portato l’Occidente ad agire per diversificare la catena di approvvigionamento.

Nel 2021 l’Ue e l’Ucraina hanno stretto un partenariato strategico sulle materie prime “per contribuire a diversificare, rafforzare e garantire l’approvvigionamento di entrambe le parti”.

IN NORVEGIA IL PIU’ GRANDE GIACIMENTO D’EUROPA

Lo scorso luglio in Norvegia, vicino ad un antico vulcano nel complesso di Fen, è stato scoperto il più grande giacimento di terre rare in Europa. L’area contiene infatti 8,8 milioni di tonnellate di ossidi di terre rare, la cui estrazione potrebbe iniziare nel 2030 e soddisfare il 10% della domanda dell’Unione europea.

IN ITALIA 76 MINIERE ANCORA ATTIVE

Per quanto riguarda l’Italia, secondo un recente studio dell’Ispra, nel nostro Paese “sono 76 le miniere ancora attive, 22 delle quali riguardano materiali presenti nell’elenco Ue delle 34 materie prime critiche. La miniera di fluorite di Genna Tres Montis, nel Sud Sardegna – che una volta terminati i lavori di ristrutturazione tornerà operativa – sarà una delle più importanti d’Europa”.

Nella miniera di Silius si lavora anche per esplorare un eventuale potenziale di terre rare. Nel Lazio si cercano litio, boro e potassio, mentre in Piemonte rame, argento, cobalto e nichel. In Emilia Romagna rame, cobalto, nichel e oro, in Liguria rame e manganese.

L’IMPIANTO ITALIANO PER IL RECUPERO DELLE TERRE RARE

Nel settembre scorso a Ceccano, in provincia di Frosinone, è stato inaugurato il primo impianto europeo per il recupero delle terre rare. L’impianto si trova nello stabilimento Itelyum Regeneration di Ceccano e, a regime, può trattare e recuperare oltre 2.000 tonnellate l’anno di magneti permanenti provenienti da hard disk e motori elettrici a fine vita.

Il progetto – che fa parte del programma europeo New-Re – nasce dalla collaborazione tra Erion, Osai, Ku Leuven, Treee, Smart Waste Engineering, Glob Eco e l’Università degli Studi dell’Aquila.

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