Panetta (governatore Bankitalia): “Rafforzare la capacità di azione comune, mobilitare le risorse necessarie per divenire parte attiva delle transizioni tecnologica, climatica ed energetica è il modo per superare l’attuale fase di appannamento. E se ciò è vero per l’Europa nel suo insieme, lo è ancor più per l’Italia”
Malgrado le tensioni internazionali, l’economia globale è cresciuta del 3,2% anche se si registra un rallentamento dell’area euro con le banche centrali che “hanno inasprito ulteriormente l’orientamento delle politiche monetarie, così da contrastare le pressioni sui prezzi ancora in larga parte derivanti dalle strozzature nelle catene di produzione globali e dal rincaro dell’energia del precedente biennio”. È quanto sottolinea la relazione annuale 2023 della Banca d’Italia.
PANETTA: L’AREA DELL’EURO È TROPPo DIPENDENTE DALL’ESTERO PER L’APPROVVIGIONAMENTO DI RISORSE ESSENZIALI
L’Europa soffre poi troppo la frammentazione economica globale, come ha detto nel corso della sua relazione il governatore di Bankitalia Fabio Panetta: “L’interscambio con paesi esterni all’area nel 2023 superava il 55 per cento del PIL, a fronte del 40 della Cina e del 25 degli Stati Uniti. Le esportazioni contribuiscono alla domanda complessiva molto più che negli Stati Uniti. L’area dell’euro è inoltre dipendente dall’estero per l’approvvigionamento di risorse essenziali: ad esempio, le forniture di petrolio e gas naturale, che rappresentano oltre metà del fabbisogno complessivo di energia, provengono pressoché interamente da paesi terzi – ha chiarito il governatore -. Queste vulnerabilità si innestano sul calo, in atto da tempo, del peso dell’Europa a livello internazionale. La popolazione europea rappresenta oggi solo il 5,7 per cento di quella mondiale. Negli ultimi due decenni il peso dell’Unione europea sul PIL globale è sceso dal 26 al 18 per cento, mentre quello degli Stati Uniti è rimasto pressoché invariato, al 26, e quello della Cina è quadruplicato, al 17. Il calo riflette soprattutto l’insoddisfacente dinamica della produttività, che nel periodo ha accumulato un ritardo di 20 punti percentuali rispetto agli Stati Uniti”.
“OCCORRE RAFFORZARE L’AUTONOMIA STRATEGICA”
Per questo, ha suggerito Panetta, “nell’attuale scenario geopolitico, è essenziale per l’Europa agire con determinazione per migliorare la competitività e rafforzare l’autonomia strategica. Non per contrapporsi ad altri paesi o chiudersi all’interno dei propri confini, ma per salvaguardare il futuro dei cittadini europei, accrescere la propria autorevolezza a livello globale e preservare i progressi sinora realizzati nel cammino di integrazione internazionale. La portata degli impegni da affrontare richiede azioni decise in più direzioni. Occorre innanzi tutto riequilibrare il modello di crescita seguito nei due decenni passati, riducendo l’eccessiva dipendenza dalla domanda estera, l’integrazione in settori strategici quali le telecomunicazioni, l’energia e la finanza. Vanno rimossi gli ostacoli che impediscono di cogliere appieno le potenzialità, in termini di economie di scala e platea di consumatori, di un mercato interno paragonabile a quello degli Stati Uniti, anche al fine di aumentare la concorrenza e la capacità di innovare. E poiché più concorrenza e più innovazione implicano più rischio, vanno in parallelo potenziati i meccanismi di condivisione del rischio stesso”.
“RIDURRE LA PROPRIA DIPENDENZA ENERGETICA, INCREMENTANDO LA GENERAZIONE DI ENERGIE RINNOVABILI”
“L’Unione europea deve poi ridurre la propria dipendenza energetica, incrementando la generazione di energie rinnovabili grazie alle risorse naturali di cui dispone in abbondanza – ha proseguito Panetta -. Ciò conterrà i costi di produzione e accrescerà la competitività, ma non ci affrancherà dalla dipendenza dai fornitori esteri di metalli e minerali necessari per la transizione energetica. Dobbiamo stabilire legami economici e diplomatici solidi e reciprocamente vantaggiosi con le nazioni ricche di risorse critiche, facendo leva sulla possibilità di fornire loro le tecnologie
necessarie a integrarsi nelle filiere produttive globali”.
PUNTARE SULLE TECNOLOGIE AVANZATE
Un terzo tipo di interventi riguarda le tecnologie avanzate, “nella cui produzione l’Europa sconta una limitata specializzazione. In una fase in cui la tecnologia è soggetta a misure protezionistiche, è essenziale che gli investimenti in questo campo tengano il passo con quelli di altri grandi paesi, privilegiando settori all’avanguardia quali la robotica, le infrastrutture digitali di comunicazione, l’esplorazione spaziale, le biotecnologie e l’intelligenza artificiale. Ciò richiede un ambiente regolamentare che favorisca le iniziative imprenditoriali innovative, tenendo conto che in taluni settori la concorrenza opera a livello mondiale, e non europeo o nazionale”.
SULLE IMPRESE LO SCORSO ANNO HANNO PESATO I RINCARI ENERGETICI
Dal punto di vista delle imprese, lo scorso anno “il valore aggiunto in Italia è aumentato, anche se in misura inferiore rispetto all’anno precedente. L’attività ha continuato a espandersi nel terziario, in particolare grazie all’ulteriore recupero nei comparti a elevata interazione sociale più penalizzati dalla pandemia, quali i servizi ricreativi e ricettivi. Nell’industria in senso stretto l’attività è invece diminuita, risentendo della debolezza della domanda internazionale (soprattutto di quella tedesca) e del perdurare degli effetti dei passati rincari energetici. La crescita è stata ancora molto sostenuta nel settore delle costruzioni, sospinta dagli incentivi pubblici”, ha evidenziato la relazione di Bankitalia.
In ogni caso “le imprese intervistate nell’ambito delle indagini condotte dalla Banca d’Italia prefigurano nel complesso un’espansione degli investimenti per il 2024, soprattutto per quelle di grande dimensione nel settore dei servizi”.
“La redditività ha continuato a crescere e sono rimasti ampi i margini di liquidità. L’indebitamento, in calo, resta contenuto nel confronto internazionale” mentre la “ricomposizione della struttura produttiva in atto verso aziende più grandi, cui ha contribuito anche una maggiore presenza delle multinazionali nel nostro paese, potrebbe favorire l’espansione del potenziale di crescita nel più lungo periodo, contrastando la debole dinamica della produttività che ha caratterizzato gli ultimi due decenni. Un ulteriore stimolo potrebbe derivare dal progressivo rafforzamento della spesa in ricerca e sviluppo, ancora molto contenuta in rapporto al PIL nel confronto internazionale”, indica la relazione di Bankitalia.
L’ITALIA, AL PARI DI ALTRI PAESI, RISULTA ANCORA DISTANTE DAI RELATIVI OBIETTIVI STABILITI IN SEDE EUROPEA SUL CLIMA E NON SOLO
Tuttavia, “nonostante i diffusi miglioramenti del livello di digitalizzazione delle imprese e della capacità installata di energia da fonti rinnovabili, l’Italia, al pari di altri paesi, risulta ancora distante dai relativi obiettivi stabiliti in sede europea. L’avvio del piano REPowerEU potrebbe fornire un impulso alla rimozione degli ostacoli amministrativi e infrastrutturali allo sviluppo delle fonti rinnovabili”, ha evidenziato ancora Bankitalia.
MERCATO UNICO DEI CAPITALI, PER PANETTA SERVE UN TITOLO COMUNE SIMILE A QUELLO DEL PROGRAMMA NEXT GENERATION EU
Panetta ha anche toccato il problema del mercato unico dei capitali europei. Per progredire, ha detto, “vanno risolti due problemi fondamentali. Il primo è la mancanza di un titolo pubblico europeo privo di rischio. Un titolo comune esente da rischi agevolerebbe la valutazione di prodotti finanziari quali le obbligazioni societarie e i derivati, stimolandone l’espansione; offrirebbe una forma di collaterale utilizzabile in tutti i segmenti di mercato, anche per gli scambi transfrontalieri; costituirebbe la base delle riserve in euro delle banche centrali estere, rafforzando il ruolo internazionale della nostra valuta”. In tal senso prosegue il governatore di Bankitalia “i titoli offerti nell’ambito del programma Next Generation EU vanno in questa direzione. Ma collocamenti episodici non rappresentano un punto di svolta: la scarsa liquidità disincentiva l’inclusione dei prestiti negli indici di riferimento e ostacola l’introduzione di contratti derivati per la gestione dei rischi. Il secondo ostacolo alla creazione di un mercato dei capitali europeo è l’incompletezza dell’Unione bancaria”.
INFLAZIONE IN CALO NEL 2023 GRAZIE A FLESSIONE PREZZI ENERGIA
Altro punto chiave della relazione è l’inflazione: “Nel 2023 si è rapidamente ridotta rispetto ai livelli massimi toccati alla fine dell’anno precedente: è stata pari al 5,9 per cento in media annua ed è tornata sotto al 2 da ottobre. Per i prezzi dei beni energetici, che nel 2022 avevano contribuito per circa due terzi all’inflazione complessiva, si sono osservati cali significativi. L’inflazione di fondo (al netto delle componenti alimentari ed energetiche), in crescita nella prima parte dell’anno soprattutto per effetto dei passati rincari delle materie prime energetiche, è in seguito diminuita sensibilmente – sottolinea Banca d’Italia -. Lo scorso anno la crescita del costo orario del lavoro nel settore privato non agricolo si è rafforzata, pur mantenendosi inferiore a quella media dell’area dell’euro: le retribuzioni contrattuali hanno accelerato, mentre le altre componenti retributive hanno rallentato”.
“Con l’ulteriore flessione dei prezzi dell’energia, nei primi mesi del 2024 l’inflazione al consumo è scesa su livelli molto bassi – si legge ancora nella relazione di Bankitalia -; anche la componente di fondo è diminuita ulteriormente, su valori appena superiori al 2 per cento. Il progressivo venire meno delle pressioni legate ai prezzi delle materie prime e dei beni intermedi e la debolezza della domanda, riconducibile anche alla restrizione monetaria, manterrebbero l’inflazione su valori contenuti, nonostante si preveda che la dinamica delle retribuzioni contrattuali continui a intensificarsi”.
Per quanto riguarda l’inflazione dopo la pandemia, “nell’area dell’euro, all’uscita dalla crisi sanitaria, il rapido recupero della domanda si è aggiunto alle strozzature nell’offerta, alimentando le pressioni sulle quotazioni dell’energia, delle materie prime e dei semiconduttori. A queste tendenze si sono associati l’eccezionale rincaro del gas, già in atto nel 2021 e accentuatosi drammaticamente in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, nonché la notevole accelerazione dei prezzi dei prodotti alimentari. Nell’ottobre del 2022 l’inflazione al consumo nell’area aveva raggiunto il massimo dall’avvio dell’Unione economica e monetaria (10,6 per cento) – osserva Bankitalia -. Per impedire il disancoraggio delle aspettative di inflazione e mitigare i rischi di una spirale tra salari e prezzi, la politica monetaria ha risposto in modo deciso. Dalla fine del 2022, con il ribasso dei prezzi dei beni energetici e il venire meno delle difficoltà di approvvigionamento, i costi degli input produttivi hanno iniziato a rallentare; ciò ha più che compensato l’effetto degli aumenti dei salari, che hanno riflesso con ritardo e solo in parte quelli dei prezzi. L’inflazione è scesa rapidamente nel corso del 2023; la riduzione è stata maggiore per i beni, a fronte di una più moderata decelerazione dei prezzi dei servizi, caratterizzati da voci con dinamiche fortemente eterogenee”.
“In Italia – si legge nella relazione di Bankitalia – l’inflazione ha avuto un andamento simile a quello dell’area dell’euro; tuttavia, anche a causa di una più marcata dipendenza della nostra economia dal gas, ha raggiunto nel 2022 un picco più alto (12,6 per cento), per poi diminuire con maggiore velocità. La crescita salariale si è mantenuta particolarmente moderata; ciò ha favorito un incremento dell’occupazione superiore a quello osservato per gli altri input produttivi e per il PIL, con un conseguente calo della produttività media del lavoro. L’elevata inflazione ha eroso significativamente il potere d’acquisto delle famiglie italiane, in modo particolare di quelle meno abbienti; gli effetti sulla disuguaglianza sono stati mitigati dal buon andamento dell’occupazione, oltre che dalle misure di sostegno introdotte dal Governo”.
ACCRESCIUTA CONSAPEVOLEZZA DEI RISCHI CLIMATICI SI È RIFLESSA NELLA DEFINIZIONE DI OBIETTIVI DI DECARBONIZZAZIONE DELLE BANCHE SU ATTIVITÀ OPERATIVE E PORTAFOGLIO PRESTITI
Intanto, “prosegue il processo di trasformazione digitale del settore finanziario italiano attraverso maggiori investimenti in tecnologie innovative. La diffusione dei canali digitali favorisce l’accesso ai servizi finanziari da parte delle famiglie, anche a fronte del calo del numero degli sportelli bancari. L’accresciuta consapevolezza dei rischi climatici da parte degli intermediari si è riflessa nella definizione di obiettivi di decarbonizzazione che per la maggior parte delle banche riguardano le attività operative e il portafoglio prestiti”, ha sottolineato ancora la relazione di Bankitalia.
LE CONCLUSIONI DI PANETTA: UE DEVE MOBILITARE RISORSE PER DIVENIRE PARTE ATTIVA DELLE TRANSIZIONI TECNOLOGICA, CLIMATICA ED ENERGETICA
Se 30 anni fa “l’avvio del mercato unico era il culmine di un lungo processo di integrazione realizzato nel tragico ricordo delle distruzioni della Seconda guerra mondiale, oggi l’avanzamento dell’integrazione europea è la risposta ai mutati equilibri geopolitici e al rischio di irrilevanza cui i singoli Stati membri sarebbero altrimenti condannati dalla cruda aritmetica dei numeri. Rafforzare la capacità di azione comune, mobilitare le risorse necessarie per divenire parte attiva delle transizioni tecnologica, climatica ed energetica è il modo per superare l’attuale fase di appannamento. E se ciò è vero per l’Europa nel suo insieme, lo è ancor più per l’Italia”, ha concluso Panetta.