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Spagna

Spagna, ministro energia Nadal: la politica energetica la fa il Governo

Il ministro del terzo settore parla della controversia sulla chiusura delle centrali termiche di Iberdrola

 

In una intervista rilasciata a El Pays il ministro spagnolo dell’Energia, Turismo e Agenda digitale, Àlvaro Nadal, all’indomani della chiusura delle centrali elettriche di Iberdrola, ha dichiarato che la politica energetica la fa il governo e non le imprese.

nadal

Gli obiettivi governativi in Spagna, ha detto Nadal, sono tre: ambientale, sicurezza dell’approvvigionamento a un prezzo più basso e un sistema economico competitivo. “Ad oggi non esiste una tecnologia perfetta ad alimentare il nostro Paese” ha dichiarato il ministro durante l’intervista, alla domanda sulle fonti energetiche. “L’unica che forse soddisfa tutti i requisiti è quella idrica, ma il problema è che sul suolo nazionale non c’è abbastanza acqua. Se l’intero paese fosse alimentato da energia rinnovabile, avremmo dei blackout perché non è sempre ventoso e non è sempre soleggiato. L’energia nucleare è continua e competitiva, ma produce rifiuti per i quali non esiste un trattamento perfetto, e non è flessibile.”

Secondo il ministro, le decisioni commerciali in Spagna devono essere compatibili con quelle della politica energetica messa in atto in un dato paese. E sono i governi e i parlamentari, non le aziende, che decidono il mix energetico in quanto è una decisione strategica del paese verificare se la strategia scelta è ottimale, basandosi su criteri di redditività e valutando, in caso la gestione sia positiva, il modo in cui è gestito.

In risposta al Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) che vuole chiudere e dismettere le centrali nucleari e il carbone, dice di avere interesse a “rispettare gli accordi ambientali, facendo tutto il possibile a favore dell’occupazione, dei salari e del potere d’acquisto delle famiglie. Più è conveniente l’energia, più ci sarà disponibilità occupazionale e la ricezione della luce diventerà più economica. Il PSOE pone gli obiettivi ambientali davanti all’attività economica e alla creazione di posti di lavoro e questo va oltre ciò che l’Europa chiede, la quale – ad eccezione del Belgio e del Regno Unito – propone chiusure di carbone fino al 2030. Questa è una transizione e dobbiamo modularne il ritmo.”

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