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Stretta di Arera su operatori e call center, Meloni accelera su nomine, il nuovo Green Deal. Cosa c’è sui giornali

Arera intensifica i controlli su call center e operatori, Meloni accelera su nomine Ferrovie dello Stato, il nuovo Green Deal secondo Testa. La rassegna stampa

Arera stringe le maglie dei controlli per call center e operatori. In arrivo verifiche a campione sui call center e telefonate di controllo, oltre a verifiche con la guardia di finanza sugli operatori. Giorgia Meloni non partecipa al Consiglio dei Ministri e accelera su riforme e nomine. In gioco ci sono Ferrovie e CDP. “Adesso si tratta di salvare l’ispirazione fondamentalmente corretta del green deal. Evitare che la reazione di rigetto uccida il paziente. (…) Sarà fondamentale l’atteggiamento dei Popolari europei che già nell’ultima fase avevano manifestato un certo disagio nei confronti di Ursula von Der Leyen per la sua subalternità a Frans Timmermans”, scrive Chicco Testa su Il Foglio.

ARERA ANNUNCIA CONTROLLI PI STRINGENTI PER CALL CENTER E OPERATORI

“Sul fronte degli utenti, una nuova campagna di comunicazione istituzionale tv e radio da ieri on air per aiutare i consumatori a risolvere i propri dubbi sulle forniture di luce e gas. Lato operatori, invece, verifiche intensificate da parte della Guardia di finanza, grazie a una collaborazione di lungo corso, per vigilare sui venditori e garantire la correttezza dei comportamenti e delle informazioni contrattuali. L’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente scende in campo, anche in vista della fine della maggior tutela, per assicurare una transizione ordinata del mercato dell’energia interessato da nuove scadenze a stretto giro. A tratteggiare gli interventi messi in pista dall’Authority è stato il presidente Stefano Besseghini nella videointervista concessa a IlSole24Ore.com e disponibile sul sito web e su tutte le piattaforme social”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“(…) Non ci sono elementi di discontinuità nella fornitura né di cambio sostanziale rispetto a quello che sono le nostre consuetudini», ha spiegato Besseghini che ha quindi ricordato come la principale riflessione riguardi la possibilità di rientrare o meno nella maggior tutela per i clienti non vulnerabili già transitati sul mercato libero. Nel ripercorrere le ultime mosse dell’Authority, Besseghini si è poi soffermato sul rinnovato asse con le Fiamme Gialle con cui «la collaborazione dura da molti anni» e la cui attività andrà ora a intensificarsi, ha aggiunto il numero uno dell’Arera, «con verifiche a campione sui call center e telefonate di controllo per capire come le informazioni sono trasmesse e per accertare l’adesione a determinati codici di comportamento nell’interlocuzione con i consumatori»”, continua il giornale.

“«L’attività di richiamo all’attenzione dell’Arera si è andata via via rafforzando e abbiamo fatto in modo che tutte le informazioni per attivare questo diritto fossero reperibili in un unico posto». Attraverso alcuni interventi, poi, gli operatori, ha chiarito ancora il presidente dell’Autorità, «sono stati sollecitati al rispetto delle tempistiche e delle modalità informative per far sì che la procedura sia assicurata e che tutte le richieste siano evase nei tempi normalmente previsti per il passaggio da un operatore all’altro» (…) Guardando poi al nuovo regime che scatterà da luglio (il servizio a tutele graduali), Besseghini ha quantificato in 100 euro il risparmio di cui si potrà beneficiare rispetto alla maggior tutela. (…) «I costi di questi meccanismi incentivanti arriveranno prima o poi sulle bollette ma in una dinamica che vedrà anche progressivamente diminuire l’attuale costo dell’incentivazione delle rinnovabili», ha detto Besseghini che domani presiederà a Selinunte il forum dei regolatori del Mediterraneo (Medreg) alla presenza del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e dei big delle reti di luce e gas”, si legge sul giornale.

PROSSIME MOSSE MELONI NOMINE FERROVIE E CDP

“La marcia sulle riforme va avanti più bella e più superba che pria. Il giorno dopo il voto europeo Giorgia Meloni non partecipa al Consiglio dei ministri e vola in serata in Puglia per le ultime cortesie per gli ospiti, i grandi della Terra, che arriveranno fra due giorni per questo G7 XXL. Giorgia Meloni sola sul palco del “Parco dei Principi” la notte del voto pare avere un approccio poco andreottiano: preferisce non tirare a campare. “Non ci sono motivi per rallentare le riforme. Anzi”, si danno di gomito i suoi consiglieri politici di primo piano. La capa della destra italiana non teme il tutti contro di me sul premierato e dopo il 28,8 delle europee resta convinta che la modalità “o la va o la spacca” sia comunque quella che più le si confà. Poco importa se il Pd è pronto alla pugna contro “la deriva autoritaria”. Sul premierato, al netto di un atteggiamento meno aggressivo e non più da campagna elettorale, la strategia non cambia: tirare dritto. Nella mappa dei passaggi parlamentari necessari alla doppia lettura l’obiettivo della premier resta quello di andare al referendum nella primavera del 2026. Senza impiccarsi sul dialogo con le opposizioni per evitare trattative poco fruttuose”, si legge sull’edizione odierna de Il Foglio.

“(…) “O io o loro” è il motto meloniano, offerto dalla premier agli italiani in piena sfida alle opposizioni. La premier analizzando anche i risultati degli alleati non teme sgambetti o irrigidimenti da parte di Lega e Forza Italia, fisiologiche contorsioni sì. Ma niente di pericoloso”, continua il giornale.

“Entro il 20 giugno Cassa depositi e prestiti arriverà al nuovo consiglio d’amministrazione. Dario Scannapieco, l’ad, è dato verso la riconferma. C’è da scegliere il nome del nuovo presidente: Giovanni Gorno Tempini è dato in uscita e qui si celebrerà la camera di compensazione di Antonio Tajani e Matteo Salvini. Il nome del nuovo presidente varierà a seconda di come si concluderà anche la partita di Ferrovie, materia di competenza del vicepremier leghista e titolare dei Trasporti di Luigi Ferraris, ad uscente, o l’ex ad di Terna Stefano Donnarumma che non dispiace a Salvini ma nemmeno a Meloni (visto che parlò dal palco dell’assemblea programmatica di Fratelli d’Italia a Milano nel 2022). Giugno porterà consiglio anche in questo caso. Meloni vuole chiudere”, continua il giornale.

“Così come il nuovo cda della Rai: altro appuntamento che entrerà nel vivo alla fine del mese con il voto del Parlamento rispetto ai consiglieri indicati dalle Camere. Meloni esce dalle europee più forte. E dopo aver rimandato le scelte che contano vuole andare a dama. Ha preso da sola quasi la metà degli interi voti presi da Fratelli d’Italia. A dimostrazione che non se si fosse candidata capolista ovunque, personalizzando e stressando la contesa, il partito della nazione avrebbe avuto una presumibile battuta d’arresto”, si legge sul quotidiano.

TESTA: COME DOVREBBE ESSERE IL NUOVO GREEN DEAL

“A forza di tirarla la corda si è rotta. Quante volte questo giornale ha messo in guardia da un approccio estremistico alle questioni ambientali che avrebbe inevitabilmente prodotto contro reazioni che puntualmente sono arrivate. A farne le spese prima di tutto i Verdi tedeschi e il modo sconsiderato con cui hanno gestito la crisi energetica post Ucraina. Compresa la chiusura di 3 centrali nucleari perfettamente funzionanti e il costo dell’energia per le famiglie tedesche fra i più alti d’ Europa. Ma anche il successo delle destre nei maggiori stati europei è in parte dovuto alla reazione di rigetto per politiche green di provenienza europea inutilmente prescrittive, con obbiettivi irraggiungibili e molto costose”, scrive Chicco Testa sull’edizione odierna de Il Foglio.

“Adesso si tratta di salvare l’ispirazione fondamentalmente corretta del “green deal”. Evitare che la reazione di rigetto uccida il paziente. (…) Sarà fondamentale l’atteggiamento dei Popolari europei che già nell’ultima fase avevano manifestato un certo disagio nei confronti di Ursula von Der Leyen per la sua subalternità a Frans Timmermans, ex commissario europeo per il clima, che ha dettato tempi e modi della transizione verde. Certamente diversi correttivi andranno introdotti. Quali? Prima di tutto ristabilire il principio della neutralità tecnologica. (…) Il caso più scottante è certamente quello dell’auto dove andrà rivisto e allungato il termine dell’uscita di scena del motore a scoppio e soprattutto reso possibile l’uso di combustibili alternativi a cominciare dai bio combustibili”, continua il giornale.

“Così come deve essere pienamente sdoganata ogni tecnologia, a cominciare dal nucleare e dalla “carbon sequestration”, in grado di ridurre l’impatto del settore energetico. Più in generale vanno poi corretti tutti quei provvedimenti che pretendono di normare meticolosamente interi settori economici e civili, quando vi sarebbe invece bisogno di semplicità e di lasciare agli Stati e ai diversi settori economici la possibilità di trovare le soluzioni più convenienti. (…) lo slogan della transizione “giusta” che non avrebbe dovuto pesare su famiglie e ceti popolari si è in realtà tradotta in politiche fiscali fortemente regressive, che hanno caso mai favorito i ceti più abbienti. Vedi in Italia il caso dei finanziamenti alle rinnovabili che gravano interamente sulle bollette elettriche e del superbonus 110. Va affrontato infine il problema del deficit tecnologico europeo nei confronti di praticamente tutte le tecnologie che servono alla transizione. Dal nucleare alle rinnovabili, dalle batterie ai materiali critici per la transizione”, continua il giornale.

“E la si smetta con i toni drammatici e catastrofisti che dovrebbero convincere a fare ciò che non è possibile fare. (…) Un’ultima annotazione. In Italia l’unica forza esplicitamente verde ha ottenuto un buon risultato. Apparentemente, perché AVS, l’Alleanza Verdi e Sinistra guidata da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, appartiene più al campo delle forze anticapitalistiche che a quello dell’ambientalismo che guarda pragmaticamente alle soluzioni da trovare. Ma se le tematiche ambientali sono usate come una scorciatoia verso il socialismo di strada se ne fa ben poca”, si legge su Il Foglio.

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