Con decine di miliardi impegnati in aiuti energetici a famiglie e imprese, i governi europei si sono impegnati a cercare dei modi per ricostituire le proprie riserve di liquidità
Costi delle materie prime e carenze incombenti: questi due elementi sono stati i pericoli sul percorso della transizione energetica mondiale dai combustibili fossili alle alternative a basse emissioni di carbonio. Fino a quando l’inflazione e la recessione non hanno assunto dimensioni preoccupanti.
Dall’inizio dell’anno le economie in Europa e Nord America, in precedenza sostenitrici della crescita economica, nonostante momenti bui come la crisi finanziaria del 2008, hanno rallentato e sono aumentati i timori di un’inflazione galoppante.
Mentre la maggior parte dell’attenzione dei media si è concentrata sui prezzi al consumo – perché questo alla fine è ciò che preme di più alle persone – l’inflazione ha contribuito in modo sostanziale all’aumento dei costi dei metalli di transizione e dei minerali, poiché si è aggiunta ai continui problemi della catena di approvvigionamento dovuti alla pandemia Covid e alla questione a più lungo termine del settore minerario, ovvero l’assenza di investimenti in nuove capacità.
L’INFLAZIONE IN EUROPA E LE SUE CONSEGUENZE
Nel frattempo, l’inflazione ha messo in allerta i governi – specialmente in Europa – a causa dell’aumento dei costi energetici e della diminuzione della disponibilità. Con decine di miliardi impegnati in aiuti energetici a famiglie e imprese, i governi europei si sono impegnati a cercare dei modi per ricostituire le proprie riserve di liquidità. E sembra che gli investimenti energetici a basse emissioni di carbonio siano una fonte di quel denaro.
La Germania il mese scorso ha dichiarato che imporrà una tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche a basse emissioni di carbonio. Berlino ha comunicato infatti che tutti i guadagni superiori a 130 euro/Mwh per i produttori di energia solare, eolica e nucleare saranno subiranno una tassa del 90%, scatenando l’irritazione delle imprese interessate.
Eppure la Germania ha messo in campo 99 miliardi di euro in aiuti energetici, il più generoso contributo dell’Unione Europea, attirando anche molte critiche da parte dei membri UE meno ricchi, che l’hanno accusata di cercare di dare alle sue imprese un vantaggio competitivo rispetto ad altre imprese europee.
Le finanze tedesche sono ingenti ma ovviamente non sono senza fondo, da qui la fretta di assicurarsi entrate dalle tasse sugli extraprofitti e da qualsiasi altro mezzo disponibile. E la Germania non è la sola: il Regno Unito sta aumentando le tasse e pianificando tagli al budget per far quadrare i conti, e ciò influenzerà inevitabilmente quella stessa energia a basse emissioni di carbonio che Germania, Regno Unito e il resto dell’UE e gli Stati Uniti sostengono così fortemente e lavorano per far avanzare.
LE RIPERCUSSIONI SULLE ENERGIE RINNOVABILI
Il settore eolico e solare erano destinati a soffrire comunque, perché quando l’intera economia soffre, è difficile per una singola industria evitare le ricadute, anche se si tratta dell’industria dei governi ricchi. Negli Stati Uniti l’industria solare è stata colpita anche dalle tensioni con la Cina, che ha provocato carenze di pannelli economici, mentre in Europa le società di energia eolica chiedono aiuto.
In mezzo a tutto questo, gli investimenti nell’energia a basse emissioni di carbonio stanno mostrando segni di rallentamento: BloombergNEF ha calcolato che quest’anno l’emissione di debito sostenibile è diminuita di quasi un terzo rispetto al 2021, e potrebbero arrivare altri cali, considerato l’attuale contesto economico. I progetti eolici e solari ottengono gran parte del loro finanziamento dal debito, quindi subiranno un duro colpo.
IL RUOLO DELLA LEGGE “IRA” NEGLI STATI UNITI
Eppure gli Stati Uniti hanno appena approvato un programma di finanziamento del valore di centinaia di miliardi che si concentra proprio sull’industria dell’energia a basse emissioni di carbonio. L’Inflation Reduction Act, quindi, dovrebbe essere d’aiuto per l’energia eolica e solare.
Tuttavia, poiché l’inflazione avanza senza sosta, la pressione per ridurre la spesa pubblica aumenterà sia in Europa che negli Stati Uniti, e con una Camera dominata dai repubblicani, i Democratici a favore della transizione avranno maggiori difficoltà ad approvare la loro legge a favore della transizione rispetto agli ultimi due anni.
Inoltre, per quel che vale, l’Europa non è particolarmente contenta dell’IRA: il presidente francese Emmanuel Macron, durante la sua recente visita a Washington, è stato insolitamente schietto, affermando che l’IRA è stata “super aggressiva per i nostri uomini d’affari”.
Secondo il leader francese, il gigantesco programma di spesa dell’amministrazione Biden ucciderà molte aziende in Francia e farà perdere il lavoro a milioni di persone, poiché si concentra sul sostegno a prodotti e tecnologie fabbricati negli Stati Uniti. Secondo Macron, questo mette in svantaggio le imprese europee, che è l’ultima cosa di cui hanno bisogno in questo momento, dovendo già affrontare bollette energetiche di importi astronomici.
L’OMBRA DELLA RECESSIONE NELL’UNIONE EUROPEA
L’Unione Europea è sull’orlo della recessione. L’Europa non se la cava particolarmente bene, ma allo stesso tempo insiste sull’importanza di portare avanti la transizione energetica. Sfortunatamente, combattere l’inflazione comporta un aumento dei costi di indebitamento, e questo non agevola l’avanzamento della transizione energetica. “Con alcuni mercati sviluppati che lottano per bilanciare i propri bilanci pubblici, i problemi fiscali potrebbero aggiungersi ad una politica monetaria più restrittiva con l’aumento dei costi di finanziamento, rallentando gli investimenti verdi”, hanno affermato gli analisti di Bank of America in una recente nota.
Ciò riassume la nuova sfida che la transizione deve affrontare su entrambe le sponde dell’Atlantico. In una situazione non dissimile dal tetto del G7 al prezzo del petrolio russo, i politici in Europa e negli Stati Uniti stanno cercando di fare un qualcosa di paradossale: domare l’inflazione stringendo la politica monetaria – che normalmente scoraggia nuovi investimenti – cercando allo stesso tempo di stimolare nuovi investimenti, molti dei quali nella transizione energetica.