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Superbonus, Ponte sullo Stretto, auto e rinnovabili: cosa c’è sui giornali di oggi

L’allungamento della detrazione di superbonus da quattro a dieci anni, i problemi delal navigazione sullo Stretto a valle della sua prospettata realizzazione, l’approccio italiano ai cinesi di Dongfeng e la necessità di reti e accumuli per le rinnovabili: la rassegna dei giornali

Il governo sta pensando a un allungamento della detrazione di superbonus da quattro a dieci anni prende forma. Che potrebbe portare la platea dei contribuenti interessati da circa 2,7 milioni (quelli con almeno 50mila euro di redditi) a oltre 12 milioni di contribuenti (con almeno 26 mila euro di reddito). Sul Sole 24 Ore di oggi in un articolo a firma di Francesco Munari Ordinario di diritto Ue nell’Università di Genova, si consiglia invece di tenere in considerazione nei progetti del Ponte sullo Stretto di Messina anche le altezze e le larghezze di passaggio delle navi, ormai sempre più grandi: “Andrebbe forse meglio approfondita l’idea di realizzare un’infrastruttura secondo un progetto che, già oggi, impedirà a non poche navi la navigazione lungo lo Stretto”. Intanto la famiglia Berlusconi si lancia nel business dell’import delle auto cinesi, entrando nella costola italiana della Dongfeng. Il 21 febbraio è nata Df Italia. Società che ha come ragione sociale il commercio e la riparazione di automezzi e che, da quello che si dice nell’ambiente, importerà i brand del colosso di Pechino. Infine in un articolo di Jacopo Giliberto su Il Foglio si parte dall’inaugurazione di una centrale fotovoltaica da 41 megawatt nella piana sotto Aidone, nel centro della Sicilia, da parte di Edison per spiegare come le rinnovabili abbiano urgente bisogno di reti e accumuli.

SUPERBONUS, IN DIECI ANNI QUADRUPLICANO I BENEFICIARI NEL 730

“L’allungamento della detrazione di superbonus da quattro a dieci anni prende forma. Sono, infatti, molti gli emendamenti alla legge di conversione del Dl 39/2024, in discussione in commissione Finanze al Senato, che vanno in questa direzione. E sono emendamenti che arrivano sia dalla maggioranza (nello specifico da Forza Italia e Lega) che dalle opposizioni (Pd, Iv, M5s e Avs): potrebbero essere un’offerta di disponibilità al ministero dell’Economia, nella speranza di ottenere qualche apertura sul capitolo, ben più scivoloso, delle deroghe al blocco delle cessioni”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. “Proprio il ministro Giorgetti – va ricordato – si era detto favorevole a questo meccanismo di spalmatura, rimettendosi però alle scelte del Parlamento. (…) Applicando l’ipotesi di detrazione decennale, ai valori di imposta netta che emergono dalle dichiarazioni 2023, è possibile verificare quanti contribuenti avrebbero la capienza fiscale per sfruttare la nuova rateizzazione. In altre parole, con il vecchio sistema di quattro rate il superbonus in condominio, guardando anche i dati Enea, produceva una media di circa 41mila euro di detrazioni; quindi, oltre 10mila euro di bonus in dichiarazione all’anno. Allungando l’arco temporale di recupero, da quattro a dieci anni (anche se qualche emendamento propone di arrivare, addirittura, fino a 15 rate), la quota annuale viene ridotta e passa a poco più di 4mila euro per dichiarazione. Con il vecchio sistema, allora, la platea potenziale di soggetti in grado di sfruttare la detrazione nel modello 730 o Redditi era di circa 2,7 milioni di contribuenti (quelli con almeno 50mila euro di redditi); con il nuovo sistema la platea si allarga a oltre 12 milioni di contribuenti (quelli con almeno 26mila euro di redditi). Il potenziale dei beneficiari, quindi, cresce di oltre quattro volte. (…)”, si legge sul quotidiano.

PONTE SULLO STRETTO, PERCHÉ SI IMPONE UN’ANALISI ANCHE SULLA NAVIGAZIONE

“L’attenzione mediatica relativa al ponte sullo Stretto di Messina si è molto concentrata sui costi, sull’impatto per la mobilità, sulla sicurezza intrinseca dell’opera. Meno attenzione sembra per ora essere stata posta sui profili “esterni” al ponte stesso, e cioè quelli relativi alla navigazione sullo Stretto a valle della sua prospettata realizzazione. Eppure, il tema della coesistenza tra ponte e traffico marittimo appare cruciale, per diversi motivi”. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi in un articolo a firma di Francesco Munari Ordinario di diritto Ue nell’Università di Genova, Partner Deloitte Legal. “Il primo attiene al regime della navigazione. A quanto si sa, il progetto del ponte prevede un franco navigabile (clearance) di 50 metri di altezza ai lati del ponte, e di 65 metri al centro. (…) In ogni caso, bene sarebbe valutare appieno le conseguenze di tali nuove misure anche sulle scelte di opportunità per una nave nel percorrere lo Stretto: esiste una rotta alternativa, quella lungo il Canale di Sicilia, che tuttavia, oltre ad attraversare uno specchio di mare più problematico dal punto di vista geopolitico e della sua collocazione lungo il percorso più trafficato dai migranti, allunga anche la navigazione rispetto a tutti i porti del Tirreno (…) Un secondo aspetto da valutare è quello relativo all’altezza (cd. air draught) delle navi. Considerata la costante crescita delle dimensioni delle navi, andrebbe forse meglio approfondita l’idea di realizzare un’infrastruttura secondo un progetto che, già oggi, impedirà a non poche navi la navigazione lungo lo Stretto. (…)incidenti gravi, come quello della M/N Jolly Nero a Genova, e ancor di più quello recentissimo della M/N Dali a Baltimora, impongono di considerare il rischio che, in caso di avaria, navi più alte di 50 metri possano comunque deviare la propria rotta e colpire il ponte: non si tratta di ipotesi fantascientifiche (…)”, conclude il quotidiano.

AUTO, PAOLO BERLUSCONI APRE LA STRADA DELL’ITALIA AI CINESI DI DONGFENG

“La famiglia Berlusconi si lancia nel business dell’import delle auto cinesi, entrando nella costola italiana della Dongfeng, azienda di Stato e tra i primi produttori di veicoli del Paese del Dragone. Il 21 febbraio è nata Df Italia. Società che ha come ragione sociale il commercio e la riparazione di automezzi e che, da quello che si dice nell’ambiente, importerà i brand del colosso di Pechino. È lo stesso gruppo interessato ad aprire una fabbrica in Italia per avviare la produzione dei modelli in Europa”. È quanto si legge su La Repubblica di oggi. “Paolo Berlusconi con la figlia Alessia, attraverso la Pbf, sono i soci fondatori con il 10% della società che ha un capitale sociale di 10 mila euro. Il 90% appartiene a Car Mobility, altra società che, attraverso la finanziaria Tailor Finance, fa capo a Bruno Giovanni Mafrici e a Giorgio Ratto. (…) Ci sarebbero già stati dei contatti con la task force creata dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso. Le discussioni col governo italiano sono allo stadio iniziale: (…) Si parla anche dei colossi cinesi Chery, che nel frattempo però ha rilevato un pezzo dello stabilimento ex Nissan a Barcellona, Byd, che aprirà la prima fabbrica in Ungheria, Great Wall ed MG. E poi ci sarebbe Tesla, che ha già una fabbrica nell’hinterland di Berlino, dove però sembra che sia difficile proseguire con i piani di ampliamento. L’Italia potrebbe essere interessante per lo sviluppo della produzione dei veicoli commerciali della casa fondata da Elon Musk.
Dongfeng ha già firmato diversi accordi: con il gruppo Dr di Massimo Di Risio per la fornitura di mezzi che verranno italianizzati con il marchio Dr e con Ca AutoBank, la finanziaria dedicata all’automotive controllata da Crédit Agricole. Prima di arrivare a definire con l’esecutivo Meloni la possibilità di costruire una fabbrica, Dongfeng si è creato il suo distributore, con finanziaria, per aumentare le vendite. (…)”, si legge sul quotidiano.

ENERGIA, L’ELETTRICITÀ RINNOVABILE METEOPATICA E IL PROBLEMA DELLE RETI E DEGLI ACCUMULI

“L’Edison ha inaugurato una centrale fotovoltaica da 41 megawatt nella piana sotto Aidone, nel centro della Sicilia. Il taglio del nastro è avvenuto a metà aprile (…) Il contesto dice altre cose. Dice che se non si fanno in fretta elettrodotti per far defluire verso i consumatori l’elettricità di troppo e se non si fanno subito impianti che possano restituire quando serve l’elettricità rinnovabile meteopatica, la Sicilia rischia di diventare il simbolo atroce di come sprecare quantità immense di energia rinnovabile, a spese dei consumatori. Per questo motivo l’Edison progetta un impianto idroelettrico a pompaggio a Villarosa, pochi chilometri più a nord della centrale di Aidone, e altri quattro grandi impianti idroelettrici nel Mezzogiorno. Villarosa userà l’elettricità per accumulare acqua nelle ore di spreco meteopatico, e restituirà elettricità quando invece serve”. È quanto si legge su Il Foglio di oggi in un articolo a firma di Jacopo Giliberto. “(…) Il centro studi londinese Ember, molto vicino al mondo delle rinnovabili, ha pubblicato lo studio “Putting the mission in transmission: Grids for Europe’s energy transition” secondo cui la transizione energetica verso le rinnovabili non decolla se non si spende in modo potente nelle reti di alta tensione – per portare verso i consumatori l’elettricità dai luoghi remoti di produzione – e in sistemi di accumulo – per restituire quando serve l’energia verde. (…) Lo “Studio sulle tecnologie di riferimento per lo stoccaggio di energia elettrica” prodotto da Terna aveva rilevato che “a inizio luglio 2023 sono pervenute 7,9 GW di richieste da parte di impianti di pompaggio idroelettrico”. Un anno fa The European House Ambrosetti aveva condotto lo studio “Il ruolo strategico dei pompaggi idroelettrici nella transizione energetica” secondo cui in Italia ci sono già 22 centrali di questo tipo, pari a 7.600 megawatt, e altri tremila megawatt saranno costruiti nei prossimi anni, tutti nel centro-sud e in Sicilia e Sardegna. (…) Al massimo della domanda, compresi condizionatori a manetta e raffinerie in piena attività, l’intera Sicilia chiede una potenza di 4-5 mila megawatt. La capacità di esportare elettricità è pari ad appena mille megawatt, cui si aggiungerà il collegamento di alta tensione Tyrrhenian Link da mille megawatt che Terna sta posando per collegare la Sicilia con la Sardegna da un lato e la Campania dall’altro. In altre parole, in una domenica estiva soleggiata e ventosa la Sicilia produrrà quantità impressionanti di elettricità che non servirà a nessuno se non verrà accumulata sotto forma di acqua. Diceva durante l’inaugurazione dell’impianto di Aidone l’amministratore delegato dell’Edison, Nicola Monti: “La Sicilia avrà una produzione in eccedenza”. Ed ecco il progetto dell’Edison per l’idroelettrico di Villarosa. (…) Oggi la società milanese oltre a Villarosa ha altri quattro progetti simili. Tra questi spicca Pescopagano (Potenza), la cittadina che s’affaccia su un “balcone” naturale con un panorama mozzafiato sulla valle dell’Ofanto; la centrale avrebbe la potenza di 212 megawatt. In Puglia a Gravina si potrebbe realizzare un impianto simile sul lago Basentello di Serra del Corvo tra le ondulazioni verso Spinazzola. Ma anche i concorrenti hanno progetti simili, come quelli proposti dall’Enel per l’Aquila, Caldarola (Macerata), Fano Adriano (Teramo), Ovodda (Nuoro), Pizzone (Campobasso), Piana degli Albanesi (Palermo); il progetto dell’Ente acque della Sardegna Enas a Monte Pranu e Bau Pressiu fra Nuxis (Iglesias) e Siliqua (Cagliari); e molti altri. Lo sblocco si avrà quando Terna avvierà le gare per attribuire gli accumuli; le aste precedenti erano state assegnate con valori poco invoglianti per gli investitori, e non a caso chi aveva vinto la maggior parte dei lotti in breve ha rivenduto i crediti a fondi di investimento”, ha concluso il quotidiano.

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