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Pichetto rassicura sulle rinnovabili, Vinòs incolpa il sole per il climate change, Terna stima asta 65 GW di capacità. Cosa c’è sui giornali

Pichetto rassicura su Fer 2, Vinòs incolpa il sole per il climate change, Terna stima 65 di capacità aggiuntiva per 2025. La rassegna stampa

Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica rassicura che i soldi che arriveranno dal piano Fer 2 non provocheranno un ulteriore aumento dei prezzi delle rinnovabili, che “questi anni si sono gonfiati a dismisura. Ma nel caso dei 35,3 miliardi di aiuti di stato autorizzati ora dalla Ue per il piano Fer2 siamo su un fronte completamente diverso perché si tratta di fare interventi sul fronte dell’innovazione”, rassicura Gilberto Pichetto Fratin, aggiungendo che è importante investire per abbassare il costo dell’energia. Lo scienziato spagnolo Vinòs smonta la tesi che l’aumento della CO2 sia responsabile del riscaldamento, sottolineando che durante i suoi studi non ha trovato prove. Al contrario, il sole ha avuto un ruolo centrale nel cambiamento del clima negli anni, secondo il biologo spagnolo. Terna stima che il sistema elettrico per il 2025 avrà bisogno di quasi 65 gigawatt di capacità di generazione per fare i conti con la crescita progressiva delle rinnovabili, non programmabili e aleatorie.

PICHETTO: “NESSUNA STANGATA SULLE RINNOVABILI, INVESTIAMO PER PREZZI PIÙ BASSI

“L’investimento sulle forme più innovative di produzione di energie rinnovabili «va fatto, è inevitabile», sostiene il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin il giorno dopo il via libera della Ue a 35,3 miliardi di aiuti di Stato. L’obiettivo, spiega, è quello di abbattere il costo dell’energia e assicurare al paese maggiore competitività”, si legge sull’edizione odierna de La Stampa.

“Questo è un piano che avrà effetti nel prossimo decennio: parliamo di investimenti che puntano alla sperimentazione, alla ricerca, alle grandi novità che verranno sviluppate in futuro rispetto ai nuovi modelli di produzione. Lo scopo è doppio: da un lato decarbonizzare, e quindi inquinare meno, e dall’altro portare l’Italia ad una condizione di competitività che ci consenta di abbassare finalmente il prezzo dell’energia, perché non possiamo certo andare avanti con costi doppi rispetto ai nostri competitor europei». (…) parliamoci chiaro, ad esempio sui pannelli fotovoltaici in questi anni i prezzi si sono gonfiati a dismisura. Ma nel caso dei 35,3 miliardi di aiuti di stato autorizzati ora dalla Ue per il piano Fer2 siamo su un fronte completamente diverso perché si tratta di fare interventi sul fronte dell’innovazione». (…) Si tratta di aiuti di stato per l’industria che cambia e che si riconverte. Il punto sta proprio in questo: l’Italia deve essere competitiva e per farlo dobbiamo assolutamente abbassare il prezzo dell’energia e investire su queste nuove tecnologie per creare un mix energetico che assieme all’idrogeno ed al nucleare di nuova generazione ci consenta di far fronte all’aumento dei consumi che di qui a 20 anni sono destinati ad aumentare».” continua il quotidiano Gedi.

«E’ un impegno di quasi 2 miliardi all’anno a partire dal 2029-2030 che dovrà essere gestito dai prossimi governi – di centrodestra, naturalmente – e che oltre a ridurre le emissioni di carbonio dovrà garantire la sicurezza energetica, un aumento della produzione nazionale e prezzi più bassi». (…) «L’operazione potrebbe anche essere questa (stop aumento oneri di sistema), tenendo comunque presente che trattandosi di grandi progetti, prima di 5-6 anni il problema non si pone»”, continua il quotidiano

“L’efficienza energetica ha un costo ma poi ha anche un beneficio di ricaduta». (…) «Speriamo di avere una Commissione che abbia un po’ più di realismo. In quella uscente l’ideologia andava oltre la realtà: l’abbiamo visto sulla questione dei veicoli con la scelta di politica di puntare esclusivamente sull’elettrico col piano Fitfor55». (…) alla luce della mia esperienza, a partire dal tavolo dell’automotive che ho guidato in passato, pur convinto che l’elettrico sarà preponderante, credo che in futuro rimangano ampi spazi per i motori endotermici che dovranno essere neutro nelle emissioni. Lo stesso vale per la case, da cui dipende il 40% delle emissioni carboniche: è giusto intervenire sull’efficientamento energetico dei fabbricati, ma il tutto va calato sulla realtà italiana fatta di 100.000 borghi, di tre quarti delle case che hanno più di 70 anni e dell’80% delle famiglie con fabbricati di proprietà”, continua il quotidiano.

CLIMA, VINÒS: “MUTA IN BASE AL SOLE, NON ALLA CO2”

“Come biologo, sono consapevole dei cambiamenti climatici fin dagli anni Ottanta e come scienziato sono allenato ad esaminare le prove presentate nei lavori di ricerca e a ignorare le interpretazioni dei loro autori. quando ho cercato le prove che l’aumento della CO2 fosse responsabile del riscaldamento non le ho trovate. Così ho deciso di imparare come il clima è cambiato naturalmente nel tempo. Non si può escludere un contributo naturale al recente riscaldamento senza sapere come funziona”, dice Javier Vinòs, scienziato spagnolo esperto in neurobiologia in un’intervista pubblicata su La Verità.

“Gli scienziati sono esperti in aree molto specifiche, io go avuto il lusso di imparare da più di dieci discipline scientifiche legate al clima. La mia conoscenza sul cima può non essere profonda in alcuni aspetti, però è molto ampi e questo mi dà una prospettiva diversa. (…) Parte dell’attuale climatologia non è una scienza sperimentale, ma si basa molto su modelli climatici, che sono programmi al calcolatore che, di tutta evidenza, forniscono risultati senza alcun legame con la realtà fisica. (…) I dati ci dicono che negli ultimi 50 milioni di anni il clima del pianeta cambiava spesso senza correlazione con la CO2. Le contraddizioni più evidenti sono l’Oligocene, l’Olocene e il periodo 1945-1975, quando la CO2 e la temperatura hanno fatto esattamente il contrario. (…) L’effetto serra è estremamente debole nelle regioni polari, i che le rende due radiatori di raffreddamento, come un’automobile, per la Terra”, si legge sul giornale.

“Il sole è stato sottovalutato dall’Ipcc, che ritiene non abbia contribuito al riscaldamento. Ma le prove che il sole ha un effetto molto importate sul cima sono incontrovertibili. Il sole ha un ciclo di attività di 11 ani che si manifesta nel numero di macchie solari, ma a volte il sole riduce la propria attività per decenni, durante i quali non appaiono macchie. Questo è un grande minimo solare. (…) Durante questi grandi minimi il Pianeta si è raffreddato così bruscamente che i ghiacciai sono cresciuti molto: erano tempi con documentato declino della popolazione umana a causa della scarsità di cibo”, continua il giornale.

“(…) C’è una parte del sistema climatico che risponde fortemente ai cambiamenti del sole: si tratta della stratosfera, le cui condizioni cambiano in risposta all’effetto del sole sullo strato di ozono. Esistono onde stratosferiche molto importanti, chiamate onde planetarie, che trasportano una grande quantità di energia. Responsabili di eventi metereologici estremi come l’ondata di calore del 2003 o le alluvioni del 2013 in Europa, queste onde planetarie, quando il sole è poco attivo, indeboliscono il vortice polare. Il vortice circonda l’Artico impedendo al calore terrestre di fuoriuscire, ma quando si indebolisce, il calore entra nell’Artico provocando ondate di freddo nel Nord America Orientale, in Russia e in Mongolia”, si legge sul quotidiano.

TERNA, LA PROSSIMA ASTA SARÁ PER 65 GW DI CAPACITÁ

“È un “polmone” essenziale per assicurare l’adeguatezza del sistema elettrico che deve fare i conti con la crescita progressiva delle rinnovabili, per loro natura non sempre programmabili, e che quindi ha bisogno di un “cuscinetto” di sicurezza, rappresentato prevalentemente dagli impianti di generazione convenzionale (per lo più a ciclo combinato). Ai quali viene perciò garantito un premio fisso annuo, a fronte dell’impegno a rilasciare la capacità assegnata per soddisfare il fabbisogno di elettricità e dell’obbligo di restituire l’eventuale differenziale di prezzo sui mercati dell’energia e dei servizi rispetto al cosiddetto “strike price”, il cui valore è legato al costo variabile di produzione degli impianti di punta”, si legge sull’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.

“(…)La prossima procedura è fissata per il 25 luglio e, secondo le previsioni formulate dal gruppo guidato da Giuseppina Di Foggia, il sistema necessiterà, per il 2025, di quasi 65 gigawatt di capacità di generazione (o Cdp, la capacità disponibile in probabilità dalle diverse fonti). Un’asticella che Terna individua attraverso un processo con il quale sono simulati, per l’anno oggetto dell’asta, scenari differenti dal punto di vista delle condizioni metereologiche (escursione delle temperature), tenendo conto dei principali elementi che incidono sensibilmente sul fabbisogno di elettricità del sistema”, continua il quotidiano.

“Aste che si celebreranno indicativamente a novembre e a dicembre prossimo, rispettivamente, per gli anni di consegna 2026 e 2027, nonché a febbraio 2025 per l’anno di consegna 2028. Quanto ai parametri economici, nei giorni scorsi l’Arera ha pubblicato i nuovi tetti massimi, recependo in parte le richieste degli operatori (si veda anche altro articolo in pagina) che sollecitavano una revisione al rialzo per allineare i premi all’aumento dei costi sostenuti”, continua il quotidiano.

“(…) Per la capacità nuova, invece, il premio massimo si attesta a 85 mila euro nel 2025 per poi toccare gli 86mila negli anni successivi. Definito il quadro economico, bisognerà quindi attendere la prossima asta per capire quale sarà l’esito finale. (…) è ragionevole supporre che la capacità assegnata si aggirerà tra i 30 e i 36mila megawatt: un approdo che potrebbe comportare per la capacità esistente un prezzo vicino al tetto definito dall’Autorità”, continua il giornale.

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