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Togni ANEV transizione

Rinnovabili, aree idonee o no? Togni (ANEV): “Dl non rispetta diritti operatori. Ricorso pronto”

Il Dl Aree Idonee non garantisce i diritti degli operatori del settore eolico, secondo ANEV. L’associazione Nazionale Energia del Vento ha pronto un ricorso per salvaguardare gli investimenti negli impianti. Tutti i dettagli

Scoppia la bufera sul dl Aree Idonee. ANEV e diversi operatori del settore eolico presenteranno a giorni ricorso contro la norma per illegittimità. Il pomo della discordia è la retroattività delle nuove norme e principi per l’individuazione delle aree idonee ad ospitare impianti eolici, fotovoltaici ed idroelettrici. Norme che influiranno anche sui procedimenti avviati sulla base della legislazione precedente, rischiando di bloccare la costruzione di impianti già in fase d’autorizzazione.

AREE IDONEE, PERCHE’ ANEV FA RICORSO

Il dl Aree Idonee non garantisce i diritti degli operatori del settore eolico. È l’accusa che muove l’Associazione Nazionale Energia del Vento, pronta a presentare a giorni ricorso nei confronti della norma. Con il dl entrato in vigore il 3 luglio il Mase ha demandato alle Regioni la definizione dei “principi e criteri generali omogenei per l’individuazione delle aree idonee” ad ospitare gli impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici. Una decisione che rischia di far nascere un intricato labirinto di norme non omogenee tra loro, complicando non poco la vita degli operatori, che fino ad oggi si sono basati sui criteri stabiliti nella legge nazionale del 2021 per scegliere i siti dove sorgeranno i nuovi impianti.

A preoccupare maggiormente il settore eolico è la retroattività delle nuove norme regionali, che potrebbero cambiare le carte in tavola e bloccare progetti già in fase di autorizzazione. Infatti, nella versione del decreto esaminata in sede di Conferenza Unificata c’era una norma transitoria che escludeva i procedimenti avviati sulla base della legislazione previgente. Norma di salvaguardia che è stata cancellata nella versione definitiva.

“Nel decreto avevamo chiesto che venisse mantenuta la clausola, prevista sempre per legge, che permette la salvaguardia delle tutele giuridiche. Il provvedimento si dovrebbe applicare anche ai procedimenti in corso, questo non è corretto secondo noi rispetto ai profili costituzionali perché non vengono garantiti i diritti degli operatori. Questo decreto ha fatto marcia indietro su alcune aree definite in precedenze idonee dalla legge nazionale poiché prive di vincoli e criticità. Ora invece potrebbe diventare non idonee, tutto a discrezione delle Regioni”, sottolinea Simone Togni, presidente di ANEV.

QUANDO PARTE E CHI PARTECIPA

Ad oggi sono 15 le aziende che hanno aderito al ricorso contro il dl Aree Idonee, ma se ne aggiungeranno altre, secondo Togni.

“Siamo convinti dell’immediata lesività del procedimento, quindi procederemo in tempi molto rapidi a presentare ricorso. Ci sono già 15 aziende hanno aderito, altre se ne aggiungeranno. Ce ne saranno molte altre che faranno ricorso autonomamente. Una posizione condivisa dalla stragrande maggioranza degli associati Anev”, spiega il presidente di ANEV.

“Prima della chiusura di agosto abbiamo fatto diverse riunioni, il nostro legale ha già pronto il ricorso, vedrò il testo finale in settimana per l’ok. I ricorrenti sono già molto numerosi. Alcuni avvocati erano perplessi inizialmente rispetto alla possibilità di impugnare il dl aree idonee. Ora sono tutti convinti quindi credo che procederemo speditamente. L’impugnazione della norma può essere fatta direttamente solo se è immediatamente lesiva. In una prima interpretazione altre associazioni hanno valutato che non si potesse impugnare la norma in sé, ma bisognava aspettare i primi provvedimenti attuativi”, aggiunge Togni.

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