Arera ha affermato che “la rilocazione della FSRU in alto Tirreno comporta rilevanti costi sia di allacciamento che di adeguamento della rete di trasporto e, di conseguenza, presenta profili di inefficienza in quanto diseconomica rispetto all’utilità marginale dell’investimento”
Potremmo definirlo “il rigassificatore della discordia”. Parliamo del rigassificatore di Piombino, installato due anni fa nel porto del comune toscano che, però, presto potrebbe essere trasferito altrove. O forse no. Ma andiamo con ordine.
PER ARERA RICOLLOCARE IL RIGASSIFICATORE DI PIOMBINO “È ANTIECONOMICO”
Lo scorso 11 marzo Arera ha dichiarato che spostare il rigassificatore sarebbe troppo costoso e che per questo dovrebbe rimanere lì, al contrario di quanto prevedono gli accordi presi dal governo nel 2023. “Con riferimento all’intervento ‘Allacciamento Piombino/alto Tirreno’ – si legge nella delibera 88/2025 di Arera -, la rilocazione della Fsru in alto Tirreno, sulla base di quanto rappresentato nel Piano, comporta rilevanti costi sia di allacciamento che di adeguamento della rete di trasporto e, di conseguenza, presenta profili di inefficienza in quanto diseconomica rispetto all’utilità marginale dell’investimento”. L’autorità ritiene quindi opportuno “sospendere la valutazione dell’intervento e i relativi riconoscimenti tariffari”.
I RIGASSIFICATORI ITALIANI
I rigassificatori permettono di acquistare gas da Paesi non collegati dai gasdotti, poiché trattano il gas naturale liquefatto (GNL) trasportato via nave. Una volta portato negli impianti di rigassificazione da navi metaniere, il GNL viene ritrasformato in gas e poi immesso nei gasdotti del territorio, da cui arriva alle centrali termoelettriche, alle aziende e alle abitazioni.
In Italia ci sono quattro rigassificatori: due si trovano in mare, uno sulla terraferma e uno è ormeggiato al porto di Piombino. Quest’ultimo è entrato in funzione nel 2023 ed è in grado di trattare circa 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno. La nave installata a Piombino – inizialmente denominata “Golar Tundra”, oggi “Italis LNG” – è lunga 300 metri e larga 40: costruita nel 2015 come nave metaniera, è stata acquistata da Snam. Finora da Piombino sono arrivati i rifornimenti da circa 50 navi metaniere, che hanno permesso di immettere nella rete circa 4,3 miliardi di metri cubi di gas.
BREVE CRONISTORIA DEL RIGASSIFICATORE DI PIOMBINO
L’installazione dell’impianto nel porto di Piombino era stata autorizzata dal governo Draghi nel 2022, dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Una decisione poi confermata dal governo Meloni, con la promessa che nel 2026 il rigassificatore sarebbe stato spostato al largo della costa di Vado Ligure, in provincia di Savona. Nel luglio 2023 l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, aveva spiegato che il terminal sarebbe rimasto in funzione 20 anni, di cui i primi 3 a Piombino e dal 2026 in poi in Liguria.
Su Piombino, già prima dell’arrivo della nave Italis LNG, sono stati realizzati dei monitoraggi ambientali da un ente terzo, il Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia Applicata di Livorno (CIBM). Il CBIM ha effettuato oltre 50 punti di campionamento per rilevare temperatura e qualità delle acque, che hanno riguardato anche gli allevamenti di pesci e mitili vicini al porto di Piombino. Il progetto ha riguardato l’adattamento della nave e della banchina, oltre alla realizzazione del metanodotto di collegamento alla rete gas nazionale. Per quest’ultima fase sono stati effettuati anche i ripristini vegetazionali, con circa 2.000 alberi messi a dimora: cipressi, lecci e altre specie di alberi e arbusti nasconderanno in pochi anni l’impianto di Vignarca, che rappresenta lo snodo presso il quale il gasdotto di collegamento alla nave rigassificatrice raggiunge la rete nazionale di trasporto.
LUGLIO 2023: L’ITALIS LNG ENTRA IN SERVIZIO
Grazie a questo imponente lavoro, nel luglio 2023 è entrato in esercizio il rigassificatore Italis LNG, che ha portato la capacità di rigassificazione italiana a 23 miliardi di metri cubi. Per quanto concerne Piombino, i carichi totali gestiti dall’impianto, dalla sua messa in esercizio al 15 dicembre 2024, sono stati 49, di cui 12 nel 2023 e 37 nel 2024, per un totale di oltre 4 miliardi di metri cubi di gas immessi nella rete.
LE PROMESSE DEL GOVERNO E L’IDEA DEL TRASFERIMENTO A VADO LIGURE
Oltre allo spostamento dopo 3 anni, il governo aveva promesso anche delle opere compensative per decine di milioni di euro, tra cui la costruzione di una nuova strada di accesso al Comune e al porto di Piombino e le bonifiche delle zone industriali dismesse. Opere che finora, però, non si sono viste. Vado Ligure era stata individuata come soluzione definitiva grazie alla disponibilità manifestata dall’allora presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, che in seguito però ha dovuto dimettersi a causa di un’inchiesta sui finanziamenti per la sua campagna elettorale.
PIOMBINO: LA POSIZIONE DELLA LIGURIA E DI CONFINDUSTRIA TOSCANA
Con l’elezione di Marco Bucci come nuovo governatore della Liguria lo scenario è cambiato. Ad inizio gennaio il Consiglio regionale della Liguria ha votato all’unanimità una mozione per bloccare il trasferimento del rigassificatore. La procedura di VIA (valutazione di impatto ambientale) è ancora in corso, ma la Regione ha chiesto una lunga serie di approfondimenti per rallentarla.
Dopo il voto della Liguria si è iniziato a ragionare sulla possibilità di mantenere il rigassificatore a Piombino. Un’ipotesi sostenuta anche da Confindustria Toscana, secondo cui l’economia di Piombino ha tratto vantaggi dall’installazione dell’impianto nel porto.
GIANI SUL TERMINAL: “NEL 2026 DOVRÀ ESSERE SPOSTATO”
Giovedì scorso, sentito in merito alla delibera di Arera, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha affermato che è previsto che il rigassificatore resterà per 3 anni e che quindi nel 2026 dovrà essere spostato. Giani ha detto anche che finora il governo ha risparmiato i soldi delle opere compensative promesse e non fatte. “Quanto risparmiato dal governo per non aver fatto queste opere venga messo per spostare il rigassificatore dopo 3 anni in un’altra parte d’Italia”. Adesso la palla sul rigassificatore di Piombino passa quindi al governo.