L’ACER ha raccomandato di accelerare la transizione energetica per tornare in linea con gli obiettivi, ma anche di negoziare contratti flessibili per il gas naturale liquefatto per ridurre l’esposizione a improvvise variazioni di prezzo nei prossimi anni
Se l’Europa vuole aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti, come ha insistito il presidente Donald Trump, potrebbe dover riorganizzare le sue linee di approvvigionamento o rivalutare i suoi obiettivi di energia verde. Se alcune previsioni di riduzione della domanda di gas si rivelassero accurate, ciò potrebbe essere vero anche se tutte le importazioni di gas russo cessassero come previsto.
I PIANI DELL’UE PER ELIMINARE LA DIPENDENZA DAL GAS RUSSO
Bruxelles vuole porre fine definitivamente alla sua dipendenza energetica dalla Russia entro la fine del 2027 e sta riflettendo su quanto l’Ue possa essere in grado di soddisfare la richiesta di Trump che bilanci i suoi scambi di merci acquistando più petrolio e GNL.
Il suggerimento della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – secondo cui l’Europa potrebbe acquistare più GNL americano, avanzato prima di un’intensificarsi della guerra commerciale ora offuscata dalla minaccia di dazi del 50% – a prima vista sembra la soluzione giusta per prendere due piccioni con una fava. Il problema è che ci sono alcuni dubbi sul fatto che l’Ue abbia effettivamente bisogno di più gas statunitense, o di più gas in assoluto.
IL PESO DEL GAS RUSSO IN EUROPA
L’eliminazione graduale del gas russo è proposta nella roadmap, presentata il 6 maggio scorso, del REPowerEU, un piano per porre fine a tutte le importazioni di energia da Mosca. Nonostante la guerra, l’import di gas è proseguito. I flussi dai gasdotti sono diminuiti drasticamente, mentre le importazioni di GNL sono aumentate. Nel 2024 le importazioni russe di gas e GNL hanno raggiunto circa 50 miliardi di metri cubi, pari al 19% delle importazioni Ue. Con l’ultimo gasdotto ucraino ormai chiuso, l’Unione prevede che le importazioni di combustibile russo già quest’anno diminuiranno di circa 15 miliardi di metri cubi.
Nella sua roadmap, Bruxelles stima che l’Ue possa ridurre la domanda “di oltre 15 miliardi di metri cubi di gas all’anno, riducendo la domanda complessiva di gas dell’Ue di 40-50 miliardi di metri cubi entro il 2027″. Inoltre, se le leggi e i piani attuali saranno pienamente attuati, l’Ue “potrà sostituire fino a 100 miliardi di metri cubi di gas naturale entro il 2030″.
SCENARI REALISTICI?
Ana Maria Jaller-Makarewicz, analista energetico dello Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), ha dichiarato ad Euractiv che, se l’Ue resterà in linea con i suoi piani energetici, “non c’è nessun motivo per aumentare le importazioni di gas e GNL da nessuna fonte”, poiché le importazioni attuali sono superiori alla domanda Ue prevista per il 2030.
Tuttavia, Andreas Guth, a capo del gruppo industriale Eurogas, sostiene che la traiettoria della roadmap di REPowerEU sia irrealistica e che l’Ue dovrà assicurarsi ulteriori forniture di GNL. Tra gli obiettivi principali del piano REPowerEU originale, svelato poche settimane dopo l’invasione russa dell’Ucraina, nel febbraio 2022, figurava la produzione nazionale di 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde all’anno entro il 2030, a cui si aggiunse un volume equivalente di importazioni.
IL RUOLO DEL BIOMETANO
Entro la stessa data, il biometano dovrebbe essere portato a 35 miliardi di metri cubi, dovrebbero essere installate milioni di pompe di calore per sostituire le caldaie a gas e case ed edifici dovrebbero essere isolati a velocità folle. “Questi obiettivi non si stanno concretizzando”, ha spiegato Guth, secondo cui ciò che ha realmente spinto al ribasso il consumo di gas nell’Unione europea, oltre alla produzione record di energia eolica e solare, sono stati gli inverni miti e “la distruzione della domanda” nell’industria, che comporta prezzi elevati dell’energia che colpiscono duramente le industrie ad alta intensità energetica in tutta Europa. “Dal nostro punto di vista continuare su questa strada non è né realistico né auspicabile”, ha affermato Guth.
Tuttavia, Jaller-Makarewicz dell’IEEFA la vede come una questione di volontà politica, sostenendo che le previsioni di riduzione della domanda “sono realistiche finché i Paesi Ue si impegnano a farlo”.
LE PREVISIONI SULLA DOMANDA DI GAS
Anche l’Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (ACER) ha messo in guardia dal riporre troppa fiducia in previsioni ottimistiche: in un rapporto pubblicato il 22 maggio, ha osservato che finora solo i pannelli solari sono stati installati ad un ritmo compatibile con gli obiettivi di RePowerEU.
Le aziende Ue hanno stipulato contratti per una fornitura di gas superiore al necessario dal 2028 al 2030, ma solo se il piano di riduzione della domanda in tempo di guerra funzionerà. “Se l’Ue si limitasse a raggiungere i suoi obiettivi prebellici in materia di energie rinnovabili, efficienza energetica e clima – stabiliti nel pacchetto legislativo “Fit for 55″– potrebbe averne bisogno di più”, ha avvertito l’ACER.
L’agenzia ha raccomandato di accelerare la transizione energetica per tornare in linea con gli obiettivi, ma anche di negoziare contratti flessibili per il GNL per ridurre l’esposizione a improvvise variazioni di prezzo nei prossimi anni. Tuttavia, nel complesso l’ACER sostiene che “si prevede che la domanda di gas seguirà comunque una traiettoria più vicina a REPowerEU rispetto ad altri scenari”.
PER IL GAS L’UE POTREBBE DIPENDERE SEMPRE PIÙ DAGLI USA
La questione se aumentare o meno le importazioni di gas dagli Stati Uniti potrebbe essere quindi tanto politica quanto una questione di sicurezza energetica, e sarà complicata dalla necessità di attenersi all’agenda di mitigazione climatica dell’Unione europea.
Entro poche settimane Bruxelles dovrebbe presentare un nuovo obiettivo intermedio di riduzione dei gas serra per il 2040. Finora la Commissione europea è sembrata intenzionata a rispettare i suoi obiettivi di decarbonizzazione, e l’obiettivo di riduzione dei gas serra per il 2040 sarà una cartina di tornasole della sua determinazione. La seconda Commissione von der Leyen si è impegnata a seguire il consiglio del comitato consultivo indipendente dell’Unione europea sul clima e a proporre un obiettivo di non più di un decimo dei livelli di emissioni del 1990.
La seconda domanda a cui rispondere è quanto l’Ue intenda fare affidamento sulle importazioni di gas statunitensi, in un momento in cui Washington sta usando dazi imprevedibili per cercare di imporre la propria volontà sul sistema commerciale globale, trattando l’Europa come un avversario, piuttosto che come un alleato.
Dalla crisi energetica del 2022, l’Ue acquista dagli Stati Uniti tra il 40 e il 50% delle sue forniture di GNL. “L’aumento delle importazioni di GNL dagli Stati Uniti significherà che l’Ue dipenderà maggiormente da un’unica fonte”, ha concluso Jaller-Makarewicz.