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Terna, piano shock per l’Italia al 2050: 130 mld entro il 2030 per inseguire la transizione

Il Paese sconta una dipendenza energetica record del 75%, ben sopra la media UE. Circa 82 miliardi sarà destinato allo sviluppo di nuova capacità di generazione, principalmente solare ed eolica. Il resto delle risorse servirà a potenziare le infrastrutture: 17 miliardi per la rete di trasmissione nazionale, 15 per quella di distribuzione e 12 per nuovi, indispensabili sistemi di accumulo.

Una sfida epocale per l’Italia, che vedrà il proprio fabbisogno di elettricità quasi raddoppiare entro il 2050, richiedendo uno sforzo di investimento senza precedenti da circa 130 miliardi di euro solo fino al 2030 per non mancare l’appuntamento con la decarbonizzazione. È la fotografia cruda ma necessaria che emerge dal nuovo, imponente studio di Terna, “Prospettive di Sviluppo del Sistema Energetico 2050”, un documento strategico che traccia la rotta per la trasformazione energetica del Paese.

ITALIA, MALATA DI DIPENDENZA ENERGETICA

Il rapporto mette subito in luce il vero tallone d’Achille del sistema Italia: una dipendenza energetica cronica e allarmante. Nel 2023, il nostro Paese ha dovuto importare il 75% del proprio fabbisogno energetico, una quota drammaticamente superiore alla già elevata media europea del 58%. Questa vulnerabilità si riflette direttamente sul settore elettrico, dove il prezzo dell’elettricità (PUN) rimane “fortemente ancorato ai costi variabili del gas naturale” importato. Nonostante il boom delle rinnovabili, infatti, nel 2024 quasi il 60% della domanda elettrica è stata coperta da importazioni, dirette o indirette (tramite la produzione di centrali a gas).

UN’ESPLOSIONE DEI CONSUMI ELETTRICI

La transizione ecologica, secondo Terna, passerà inevitabilmente da una profonda elettrificazione della società. I consumi sono destinati a esplodere, passando dai circa 306 TWh del 2023 a un fabbisogno stimato di ben 583 TWh nel 2050. A trainare questa crescita saranno soprattutto la mobilità elettrica, la diffusione massiccia delle pompe di calore nel settore civile, il fabbisogno crescente dei data center e la produzione di idrogeno verde. Un aumento che, se da un lato è “indicativo degli effettivi benefici legati all’uso del vettore elettrico”, dall’altro impone una completa rivoluzione del sistema di produzione.

LA RICETTA DA 130 MILIARDI ENTRO IL 2030

Per sostenere questa domanda e raggiungere gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), la strada è una sola: un’accelerazione massiccia sulle rinnovabili. Il piano di Terna, in linea con le stime del Governo, quantifica in circa 130 miliardi di euro gli investimenti necessari tra il 2024 e il 2030. Oltre il 60% di questa cifra (circa 82 miliardi) sarà destinato allo sviluppo di nuova capacità di generazione, principalmente solare ed eolica. Il resto delle risorse servirà a potenziare le infrastrutture: 17 miliardi per la rete di trasmissione nazionale, 15 per quella di distribuzione e 12 per nuovi, indispensabili sistemi di accumulo.

UN MIX EFFICIENTE DI TECNOLOGIE MATURE ED EMERGENTI

La strategia non si basa solo su solare ed eolico onshore, tecnologie ormai mature e competitive. Il documento evidenzia l’importanza del “repowering”, ovvero l’ammodernamento dei vecchi impianti per aumentarne la produttività fino all’80% a parità di suolo. Guarda inoltre con interesse a soluzioni più innovative come l’eolico offshore galleggiante, ideale per i fondali italiani, il gas con cattura della CO2 (CCS) e il nucleare di nuova generazione (SMR), considerato nel PNIEC come una potenziale fonte programmabile per garantire stabilità al sistema. Mentre per quanto riguarda gli accumuli elettrochimici, se a giugno 2025 la capacità energetica installata è pari a 16,4 GWh, con 6,8 GW di potenza attiva, per la maggior parte costituita da sistemi di piccola taglia (ben 4,8 GW fanno riferimento aimpianti con potenza inferiore a 20 kW), al 2050 con uno scenario “nucleare” si ipotizza un installato di 196 GW che senza nucleare diventa di 216 GW.

BOLLETTE MENO ESPOSTE AL GAS, MA SERVONO STRUMENTI A TERMINE

La vera rivoluzione per i consumatori finali sarà il progressivo sganciamento del costo della bolletta dalla volatilità dei prezzi del gas. Il passaggio a un sistema dominato da tecnologie con alti costi iniziali ma costi operativi quasi nulli (come le rinnovabili) rende cruciali gli strumenti a termine. Meccanismi come i Contratti per Differenza (Decreto FER X), le aste per gli accumuli (MACSE) e il Capacity Market sono, secondo Terna, “fondamentali per garantire la finanziabilità degli investimenti”. Grazie a questi strumenti, si stima che già nel 2030 solo il 20-30% della bolletta sarà influenzato dal prezzo del gas, rispetto ai due terzi del 2024.

Terna_Prospettive_Sviluppo_Sistema_Energetico_2050_Copertura_domanda_elettrica

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