Si allungano i tempi del decreto energia e le misure attese dalle imprese per tagliare i costi delle bollette si allontanano. Uno stallo politico e giuridico
A Roma il decreto energia continua a rimpallare tra ministero dell’Ambiente e Palazzo Chigi. Oltre a generare malcontento nelle aziende del settore, rischia di causare problemi anche con l’Unione Europea e con l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). La norma è stata divisa in due parti ma quella che riguarda l’abbassamento dei prezzi è rinviata a data da destinarsi.
NORMA DIVISA IN DUE
Il governo ha deciso di dividere la norma in due con una prima parte, già pronta, che contiene solo interventi su reti ed autorizzazioni: si era ipotizzato potesse andare in Consiglio dei ministri domani, ci arriverà forse la prossima settimana. Il secondo decreto invece, come riporta Repubblica, che è dedicato ai prezzi, è ancora un cantiere aperto, difficile che veda la luce prima del prossimo anno.
AZIENDE IN CRISI
Il provvedimento prevede misure per ridurre la differenza tra il costo del gas italiano e quello europeo, alcune agevolazioni per le imprese, la revisione delle concessioni di nuove connessioni di futuri impianti di energia rinnovabile alla rete nazionale. Il governo lo aveva promesso per la prima volta a metà maggio poi a giugno. Il 30 luglio, nell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, decise di rinviarne l’approvazione alla fine delle vacanze. Per le aziende questo ulteriore rinvio è difficile da digerire: si aggiunge a una manovra al di sotto delle richieste, alla chiusura improvvisa degli incentivi di Industria 5.0 e alla notizia che la Germania stanzierà 5 miliardi per calmierare le bollette delle sue industria. A questa attesa si è aggiunta la faida interna al mondo industriale, tra produttori e consumatori di energia. Ma anche ora che le due anime di Confindustria hanno concordato di destinare parte della produzione solare e idroelettrica alle aziende energivore, lo stallo legislativo resta.
AREE IDONEE DEL DECRETO ENERGIA
A Roma invece il decreto energia, ora doppio, continua a rimpallare tra ministero dell’Ambiente e Palazzo Chigi. Il primo testo, quello pronto, contiene le norme più tecniche, su cui il Mase ha maggiore autonomia. La più importante elenca i criteri che le Regioni dovranno seguire nel definire le aree idonee per gli impianti rinnovabili in cui è previsto un iter accelerato per la costruzione e l’esercizio degli impianti a fonti rinnovabili e delle infrastrutture connesse e l’accesso prioritario ai sistemi di incentivazione. Si spera che queste misure possano ridare linfa vitale alle installazioni in flessione negli ultimi mesi.
PREZZO CALMIERATO
Le tre misure che incidono direttamente sui prezzi, però, sono nel secondo decreto, quello rinviato a data da destinarsi. La prima è l’azzeramento del differenziale nel prezzo del gas tra il mercato italiano e il Ttf europeo. La seconda, la cessione alle imprese energivore a prezzo calmierato dell’elettricità prodotta da impianti solari arrivati alla fine del ciclo di incentivi. La terza un’analoga “riserva” per le aziende sul 15% dell’energia da impianti idroelettrici. Su quest’ultimo aspetto il governo sta cercando di strappare a Bruxelles il rinnovo senza gara delle concessioni idroelettriche, rimangiandosi l’impegno scritto nel Pnrr.
MISURA IMMEDIATA PER ALLEGGERIRE LE BOLLETTE
Le misure richiederanno del tempo per riflettersi sui prezzi, per questo al ministero si studia un intervento per cartolarizzare su più anni gli oneri di sistema, alleggerendo subito le bollette di imprese e famiglie di 5-6 miliardi. Le esitazioni sono legate alla compatibilità con le regole Ue sugli aiuti di Stato. Anche se la Germania chiede e otterrà di usare risorse pubbliche per sostenere direttamente le sue imprese.


