Dopo le dimissioni del sindaco Bitetti, il ministro Urso conferma gli appuntamenti al Mimit sull’Aia per la decarbonizzazione dell’ex Ilva e incontra le associazioni d’impresa. Intanto Jindal smentisce la necessità di una rigassificatrice, mentre Tesla Owners propone di trasformare il polo siderurgico in una gigafactory. Il punto sul caos a Taranto
Taranto è in subbuglio: la protesta sul piano di decarbonizzazione dell’ex Ilva è degenerata l’altro ieri in una contestazione durissima a Palazzo di Città a margine dell’incontro coi comitati, spingendo il neosindaco Piero Bitetti alle dimissioni per “inagibilità politica”.
La città rimane così senza una guida nel momento più delicato. A rischio l’agenda degli appuntamenti sul destino del polo siderurgico, tra cui quello cruciale di domani al Mimit con il ministro Urso per la firma sull’Autorizzazione Integrata Ambientale.
DIMISSIONI BITETTI
Giornate di fuoco per la città di Taranto. Lunedì in tarda serata le dimissioni improvvise del sindaco Bitetti a meno di cinquanta giorni dal suo insediamento, dopo l’incontro con i comitati.
Un’assemblea infuocata, conclusasi con un assedio delle associazioni ambientaliste a Palazzo di Città, che ha spinto Bitetti a fare un passo indietro. Formalmente, le dimissioni potranno essere ritrattate entro 20 giorni.
A RISCHIO LA FIRMA SUL PROGRAMMA DI DECARBONIZZAZIONE
Le dimissioni pongono un enorme punto interrogativo sui due appuntamenti cruciali di questa settimana: il consiglio comunale di oggi – che dovrebbe essere annullato “per motivi di sicurezza” – e l’incontro col governo di domani.
Al centro di tutto c’è la cosiddetta a AIA, l’Autorizzazione integrata ambientale, che prevede un limite di sei milioni di tonnellate annue di produzione a carbone per altri 12 anni: troppi per le associazioni ambientaliste.
Il documento necessita della firma di tutte le parti: il ministero delle Imprese, che gestisce l’acciaieria attraverso i tre commissari, i sindacati, la Regione e il Comune. E intanto dalla maggioranza arrivano messaggi di solidarietà a Bitetti e un no alla firma dell’accordo proposto dal Mimit in assenza del sindaco.
La partita dell’Ilva, però, non si chiuderà certo con la firma dell’accordo tra Stato ed enti locali. Successivamente, infatti, dovrebbe essere indetta una nuova gara per assegnare l’acciaieria.
DAL MIMIT ARRIVANO CONFERME
Nonostante le tensioni a Taranto, l’appuntamento al Mimit di giovedì dovrebbe tenersi ugualmente: la conferma è arrivata nel corso di un colloquio telefonico tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
URSO INCONTRA LE ASSOCAZIONI
Lo stesso Urso ha incontrato in videocollegamento Emiliano e i rappresentanti delle associazioni d’impresa e dell’indotto ex Ilva per illustrare le opzioni del piano, chiarendo che, indipendentemente dal consiglio comunale di oggi, domani al Mimit sarà necessario definire gli obiettivi e le modalità per la sostituzione degli altoforni con forni elettrici e per l’aggiornamento della gara di assegnazione degli impianti.
Nell’incontro sono stati presentati i contenuti del decreto-legge ex Ilva in Parlamento ed è arrivata anche la conferma della convocazione dei sindacati a Palazzo Chigi venerdì mattina.
JINDAL: “LA RIGASSIFICATRICE NON SERVE”
In un’altra battuta di questa partita complessa, Narendra Misra, responsabile Europa di Jindal, ha inviato una lettera al capo di gabinetto di Urso, Federico Eichber, chiarendo di non avere alcuna esigenza di un terminale di rigassificazione a Taranto. A riportare la notizia è il Fatto Quotidiano.
Secondo Jindal, la rete gas esistente è in grado di fornire fino a 2,5 miliardi di metri cubi all’anno, sufficienti per alimentare sia i forni elettrici che il nuovo impianto di riduzione diretta del ferro (DRI) da 2,5 milioni di tonnellate annue.
DA TESLA OWNERS LA PROPOSTA DI UNA GIGAFACTORY A ZERO EMISSIONI
Nel frattempo Tesla Owners Italia propone di trasformare il sito ex Ilva in una gigafactory per la produzione di veicoli elettrici, batterie e componenti della transizione energetica. L’associazione contesta l’idea di un prolungamento dell’attività siderurgica fino al 2038 con impianti fossili, definendola “anacronistica” e “in aperta contraddizione con l’accordo di Parigi e il Green Deal europeo”.