L’allineamento delle accise di benzina e gasolio dovrebbe far entrare nelle casse statali 200 milioni di euro, secondo le stime del Governo, ma potrebbe rivelarsi un boomerang per gli italiani. Un’estratto dell’intervista di Edoardo Lisi e Maria Scopece a Raffaella Paita, coordinatrice di Italia Viva, pubblicata su Policy Maker
La scelta del Governo di inserire in Legge di Bilancio l’allineamento delle accise di benzina e gasolio per finanziare il trasporto pubblico rischia di rivelarsi un boomerang per gli italiani. Così facendo aumenterebbero le accise e anche il costo dei biglietti degli autobus, secondo Raffaella Paita, coordinatrice di Italia Viva, intervistata da Policy Maker.
Parliamo della Legge di Bilancio. Lei su X scrive che “l’aumento delle accise per finanziare il trasporto pubblico è una scelta contraddittoria, perché il parco mezzi è ancora perlopiù non elettrico. Sapete come finirà? Non solo accise più alte, ma aumenteranno anche il costo dei biglietti”. Ci dice perché prevede questo scenario? Come dovrebbe essere la riforma strategica del Tpl di cui parla?
Quella sulle accise è una delle tante contraddizioni di Giorgia Meloni, uno dei tanti impegni non mantenuti. La Premier aveva promesso il taglio delle accise sui carburanti, e oggi ci ritroviamo con un ulteriore aggravio. Stessa cosa sulle pensioni: ‘aboliremo la Fornero’, gridavano. Non solo non l’hanno abolita, l’hanno addirittura rafforzata. L’aumento delle accise non fa altro che alzare i costi per gli italiani, che hanno il diritto di muoversi. E da oggi questo diritto sarà più caro. Non solo in auto, ma anche con i mezzi pubblici. Il parco del trasporto pubblico locale è fatto in larga parte di mezzi non elettrici, e quindi alzare i costi dei carburanti avrà ricadute su autobus e pullman. È un cane che si morde la coda: si mettono in difficoltà gli enti locali che saranno costretti a far pagare di più un servizio, e a farne le spese saranno studenti, pensionati, bambini che prendono lo scuolabus. Quello che, invece, si dovrebbe fare, è migliorare le condizioni del tpl, con una grande riforma anche societaria. Ci sono troppe aziende e municipalizzate che non hanno la forza per stare in piedi da sole e non sono in grado di fare gli investimenti necessari. Collegare maggiormente ferrovia e gomma, creare intermodalità favorendo le aggregazioni, anche attraverso un meccanismo premiale, eliminando le società inutili e frenando la parcellizzazione. Questo andrebbe fatto, ma servono coraggio e visione. Caratteristiche che Giorgia Meloni e il suo governo non hanno. La Premier sembra più interessata ‘all’amichettismo‘ e ad assegnare poltrone nei consigli di amministrazione che a riformare il paese”.
(Estratto dell’intervista a cura di Edoardo Lisi e Maria Scopece pubblicata su Policy Maker