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Assemblea Unem, combustibili fossili ancora forti. Spinaci: Incomprensibile phase out motori a combustione

La domanda di petrolio in prospettiva continuerà a crescere anche nei prossimi anni per arrivare nel 2026 ad oltre 104 milioni b/g

Dal punto di vista internazionale, nel 2021 la domanda totale di energia dovrebbe crescere del 4,6%, più che recuperando la contrazione del 4% registrata nel 2020. Circa il 70% di questo incremento si avrà nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo. È quanto si legge nelle slide diffuse in occasione dell’Assemblea 2021 di Unem dal titolo “Continuiamo a far muovere l’Italia”.

LA DOMANDA DI PETROLIO

“La domanda di petrolio, nonostante un recupero stimato nel 6,2%, nel 2021 sarà ancora inferiore del 3% rispetto al 2019 – si legge ancora -. Il gas naturale, con un progresso del 3,2%, tornerà già nel 2021 oltre i livelli pre-Covid (+1%), spinto soprattutto dalla crescente domanda di Asia, Medio Oriente e Russia”.

LE RINNOVABILI

“Le rinnovabili, le uniche ad avere mostrato un segno positivo nel 2020 (+3%), sono previste in crescita di un ulteriore 3,9%” mentre il carbone nel 2021, “con un aumento del 4,5%, dovrebbe anch’esso tornare oltre i livelli pre-Covid e avvicinarsi ai picchi del 2014 spinto dalla domanda cinese (oltre il 50% dell’incremento atteso)”.

NEL 2021 80% DOMANDA SARÀ SODDISFATTI DA COMBUSTIBILI FOSSILI

Per quanto riguarda il peso delle diverse fonti, nel 2021 l’80% della domanda di energia “sarà ancora sodisfatto dai combustibili fossili”, si legge nelle slide diffuse in occasione dell’Assemblea 2021 “Il petrolio si conferma la prima fonte con una quota del 30%, seguito dal carbone con il 26% e quindi dal gas con il 23%. Le rinnovabili si attestano al 16%, in leggero progresso rispetto al 2020 e coprono circa il 30% della generazione elettrica grazie soprattutto alla fonte idroelettrica, con l’eolico e il fotovoltaico che insieme si attestano intorno al 9%”, evidenziano le slide.

A FINE 2021 DOMANDA VICINO AI 100 MLN DI B/G

Per quanto riguarda il petrolio che, “ricordiamo, oggi soddisfa oltre il 90% del fabbisogno energetico dei trasporti, dopo la prima ondata della pandemia a inizio 2020 che ha compresso la domanda nel secondo trimestre intorno agli 83 milioni b/g, ossia circa 16 milioni in meno del corrispondente periodo del 2019, questa è ripartita, inizialmente in modo più rapido, e continua a crescere tanto che, stando alle stime dell’Aie, a fine 2021 dovrebbe tornare vicino ai 100 milioni b/g”.

“Si stima che entro il 2026” la domanda “aumenterà di oltre 13 mln di b/g per arrivare attorno ai 104 mln di b/g” un valore “inferiore di circa 4,6 mln di b/g rispetto ai livelli attesi per quella data prima della pandemia”.

“Una domanda soddisfatta da un’offerta che presenta alcune incertezze nella sua possibile dinamica futura ma che, va detto, durante la pandemia l’Opec Plus, guidata dall’asse russo-saudita e accompagnata dall’elevata compliance degli altri membri dell’Alleanza, ha saputo ricalibrare l’offerta ottenendo il più difficile ribilanciamento che il mercato del petrolio abbia mai visto – sottolinea il presidente di Unem Claudio Spinaci -. In ciò è stata senz’altro aiutata dalla debolezza degli altri Paesi produttori ed in particolare del crollo della produzione di shale oil, che ha incontrato grandi difficoltà durante la crisi pandemica. Questo è un tema rilevante, tanto più perché la domanda di petrolio in prospettiva continuerà a crescere anche nei prossimi anni per arrivare nel 2026 ad oltre 104 milioni b/g, meno di quanto ci si aspettava prima della pandemia ma comunque 7,6 milioni in più del 2021”.
“Questa maggiore domanda sarà concentrata soprattutto nei paesi non-Ocse, con India e economie asiatiche che assorbiranno oltre il 90% dell’incremento. Nei paesi Ocse si assisterà ad una lieve crescita trainata in particolare dalla petrolchimica, che assorbirà il 70% della maggiore domanda. Tra i prodotti, i carburanti uso stradale torneranno vicini ai livelli pre-Covid alla fine del 2021, mentre l’avio non prima del 2024”.

DOMANDA ITALIA DOVREBBE CRESCERE OLTRE IL 4% NEL 2021

Per quanto riguarda l’Italia “la domanda di energia nel 2020 è diminuita del 9,3% con il petrolio, utilizzato prevalentemente nei trasporti, che ha mostrato il calo maggiore con oltre il 16%”. Nei primi 5 mesi del 2021 “il gas recupera più della metà del calo, le rinnovabili crescono di oltre il 2% solo il petrolio continua ad essere in forte contrazione con un trend in recupero a seguito delle riaperture”. Stando ai dati Enea “nel 2021 la domanda di energia complessivamente salirà di oltre il 4% rispetto al 2020 chiudendo solo parzialmente il gap con il 2019”.
“Lo scorso anno la domanda di energia è diminuita del 9,3% e il grosso di questo calo è da imputare alla forte contrazione del petrolio – ha commentato il presidente di Unem Claudio Spinaci nel corso dell’assemblea -. Per quest’anno la domanda di energia complessivamente dovrebbe crescere del 4%, per attestarsi intorno ai 151 Mtep, chiudendo solo parzialmente il gap con il 2019 (-5,3%). Quanto ai consumi petroliferi, la previsione è di un recupero più significativo nella seconda parte dell’anno per la ripresa del trasporto stradale, i cui consumi tenderanno a tornare sui livelli pre-Covid in questo trimestre, salvo un gap strutturale legato a un cambio nelle abitudini negli spostamenti legati alle attività lavorative, accelerato dall’esperienza di questi ultimi 18 mesi di pandemia”.

SPINACI (UNEM): INCOMPRENSIBILE PHASE OUT MOTORI A COMBUSTIONE INTERNA

“L’ipotesi di prevedere nel pacchetto ‘Fit for 55’ il phase out dei motori a combustione interna, avanzata dal Commissario europeo con delega al Green Deal, Frans Timmermans, in una recente intervista al Financial Times, sarebbe non sono solo incomprensibile, ma sarebbe soprattutto un grosso errore sia per gli impatti industriali che per il raggiungimento degli obiettivi ambientali”, ha detto il presidente di Unem Claudio Spinaci. “Sarebbe opportuno invece introdurre un sistema di trading di certificati/crediti tra produttori di carburanti e costruttori di veicoli, per consentire a questi ultimi di valorizzare correttamente nel calcolo delle emissioni dei propri mezzi l’utilizzo di carburanti decarbonizzati – ha aggiunto -. La creazione di un mercato per questi prodotti, partendo dal trasporto leggero, permetterebbe poi di estendere i benefici ai settori cosiddetti ‘hard to abate’ come il trasporto aereo e marittimo. È evidente che un processo di tale complessità deve potere contare su una filiera industriale in salute, in grado cioè di generare le risorse necessarie a sopportare gli enormi investimenti previsti, stimati a livello europeo in oltre 600 miliardi di euro.
“Compito e responsabilità della politica è dunque garantire una visione strategica senza preclusioni ideologiche che indichi il percorso per l’obiettivo finale del 2050 e che permetta alle diverse filiere industriali di investire, sviluppare a trasformarsi – ha proseguito Spinaci -. Oggi questo non sta accadendo. I veri nodi strutturali del settore, che la pandemia ha acuito e reso ancora più evidenti, non vengono tenuti nella giusta considerazione. Ciò in particolare in Italia dove manca qualsiasi forma di sostegno normativo o economico alla trasformazione, presente invece negli altri Stati Membri dove i Governi stanno guidando gli investimenti per la progressiva trasformazione del settore.”

GAVA: MITE HA INTENZIONE DI AVVIARE DUE TAVOLI SU RAFFINAZIONE E RETE CARBURANTI

“La transizione va fatta gradualmente, va programmata e condivisa con le aziende per evitare il rischio di delocalizzare le produzioni, danneggiando il Paese senza alcun beneficio per l’ambiente. Su questa sfida risulta di grande importanza il confronto con tutte le categorie, tra cui Unem, in un nel clima di collaborazione costruttiva”. Lo ha detto la sottosegretaria al Mite Vannia Gava in una lettera inviata a unem in occasione dell’Assemblea 2021. “Il Mite ha intenzione di avviare due specifici tavoli di confronto sulla raffinazione e sulla rete carburanti per individuare strumenti di intervento che aiutino il settore ad uscire dalla forte crisi che lo interessa e lo accompagnino nel processo di trasformazione che ha già intrapreso, per arrivare a prodotti sempre più decarbonizzati, garantendo al contempo l’occupazione, la leadership tecnologica e la sicurezza energetica”, ha spiegato Gava.

PRODI: ASSIEME AL CLÒ ABBIAMO PROPOSTO UN COMITATO TECNICO SCIENTIFICO PER LA TRANSIZIONE

“Io e il professor Clô abbiamo proposto un Comitato Tecnico Scientifico per la Transizione Ecologica. Se si usano tecnologie di un tipo, i progetti infrastrutturali procedono per via differenti, e non c’è una politica uniforme e coordinata, rischiamo il fallimento di tutto il processo di transizione. E poi ci vuole la misurazione degli effetti. La misurazione oggi è un po’ vaga. Come per il Covid, va definito un centro di coordinamento delle decisioni”. Lo ha detto Romano Prodi in un’intervista nel corso dell’Assemblea 2021 di Unem.

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