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Auto Elettriche Report T&E

Auto elettriche, in Europa una su quattro nel 2024 sarà made in China. Report T&E

Secondo la Federazione europea dei trasporti e dell’ambiente, per le auto a batteria incideranno in positivo le tariffe sulle importazioni da Pechino ma servirà una vera svolta sull’elettrificazione

La transizione verso una mobilità full electric è ancora lontana. E, ancor di più, lo è nell’ottica dell’Europa. Lo sappiamo, la Cina è tra i maggiori inquinati al mondo ma è anche più di una spanna avanti al Vecchio Continente (e agli Usa) sulle auto a batteria. Il famoso detto dell’America innovates, China replicates, Europe regulates vale più che mai in tema di energia ma forse per tante cose anche Washington deve rincorrere, o comunque correre ai ripari. In ogni caso, Bruxelles resta dietro.

COSA MANCA ALL’EUROPA PER COMPETERE SULLE AUTO ELETTRICHE

A dirlo, appunto, i dati di Transport & Environment: “quasi un quinto (19,5%) dei veicoli elettrici venduti in Europa l’anno scorso è stato prodotto in Cina (in Italia il 23%); la quota è destinata a raggiungere un quarto (25%) nel 2024”.

Il Dragone è destinato a mantenere il suo dominio. “Le importazioni in Europa dalla Cina sono state in gran parte costituite da auto Tesla, Dacia e BMW”, aggiunge il report. Di più: “T&E prevede che i marchi cinesi potrebbero raggiungere l’11% del mercato europeo dei veicoli elettrici nel 2024 e il 20% nel 2027. Questa proiezione conservativa presuppone una crescita lineare della quota di mercato degli OEM cinesi sulla base delle vendite degli ultimi due anni, anche se BYD da sola punta al 5% del mercato europeo delle auto elettriche entro il 2025”.

Poche buone notizie arrivano anche dal fronte degli investimenti. Quelli nelle batterie agli ioni di litio, su tutti. “Sono a rischio, poiché le celle prodotte in Cina costano almeno il 20% in meno rispetto all’Europa e i produttori di batterie cinesi sono in vantaggio sia in termini di tecnologia che di catene di fornitura. Anche gli Stati Uniti stanno attirando gli investimenti nella produzione di batterie grazie a generosi sussidi”.

QUALI SCENARI (E SPERANZE) E PER L’UE?

Cosa fare, allora? Per T&E sarà bene spingere sul tasto delle tariffe contro le import da Pechino ma non basterà. “L’aumento della produzione di auto elettriche di massa e maggiori investimenti per creare una supply chain di batterie in Europa sono l’unico modo, per le case automobilistiche dell’Ue, di competere con i marchi cinesi. Ma un aumento delle tariffe avrebbe come ulteriore effetto quello di stimolare i competitor internazionali a localizzare in Europa la loro produzione”.

Per Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia, “i dazi spingeranno le case automobilistiche a localizzare la produzione di veicoli elettrici in Europa, e questo è potenzialmente un bene per l’occupazione e le competenze che vogliamo far crescere tra i lavoratori. Ma non proteggeranno a lungo l’industria dell’automotive europea. Le aziende cinesi costruiranno fabbriche nel vecchio continente e quando ciò accadrà la nostra industria dovrà essere pronta a raccogliere la sfida”. E ancora: “Le batterie sono i nuovi pannelli solari. La Cina è in vantaggio e le sue aziende statali hanno un’enorme sovraccapacità produttiva. Se vogliamo davvero avere una catena di fornitura di batterie diversificata e resiliente in Europa, dobbiamo svilupparla ora o potremmo non avere una seconda possibilità”.

Dunque, serve di più. Non bisognerà limitarsi o focalizzarsi sul protezionismo europeo delle case automobilistiche perché ciò finirebbe solo per danneggiare l’offerta di auto a ricarica. Per T&E, è fondamentale che una tariffa più elevata sia accompagnata da una spinta normativa per aumentare la produzione di veicoli elettrici in Europa; e di questa spinta dovrebbero essere parte gli obiettivi di elettrificazione delle flotte di auto aziendali entro il 2030, oltre all’obiettivo concordato del 100% di auto zero emissioni nel 2035″.

Lato investimenti, serviranno “misure industriali – come sussidi per la produzione pulita e circolare e obiettivi “Made in Eu” – per stimolare la produzione locale di celle. Poiché nessuna di queste misure è attualmente in vigore, si dovrebbe prendere in considerazione un aumento anche per le tariffe relative all’import di celle delle batterie. Rispetto agli Stati Uniti e alla Cina, l’Ue ha attualmente le tariffe più basse”. Tutto ciò per favorire nuove e floride svolte occupazionali e non lasciar sfuggire il know-how automobilistico. Due esempi di misure proposte dalla Federazione sono: “forti requisiti di sostenibilità delle batterie che premiano la produzione locale pulita e circolare. Ma la metodologia dell’impronta di carbonio attualmente in fase di sviluppo nell’ambito del nuovo regolamento UE sulle batterie non è sufficiente e manca di rigide soglie di CO2”. E, due, “forti requisiti Made in Eu. Ma l’attuale obiettivo del 40% nel Net Zero Industry Act manca di denti”.

 

 

– Leggi anche: Come la pensano l’Unione europea e gli Stati Uniti sui sussidi ai combustibili fossili

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