Entro i prossimi cinque anni le vendite mondiali di veicoli elettrici riprenderanno a crescere
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, nel 2019 il numero dei punti di ricarica per le automobili elettriche accessibili al pubblico è cresciuto del 60 per cento. È stato l’aumento più grande degli ultimi tre anni e maggiore delle vendite dei veicoli a batteria.
All’inizio del 2020, tuttavia, a causa soprattutto della pandemia di coronavirus che ha abbattuto la domanda, le prospettive di breve termine per le auto elettriche – e in particolari per i minerali necessari alla produzione delle batterie – non erano affatto positive. Oggi però l’ottimismo sembra aver fatto ritorno, scrive Bloomberg, grazie soprattutto all’impegno dell’Unione europea e della Cina.
COSA FANNO L’EUROPA E LA CINA
Bruxelles ha individuato nell’elettrificazione dei trasporti una priorità, in coerenza con la sua strategia di abbandono dei combustibili fossili e di riduzione delle emissioni. L’Europa ha intenzione di riorganizzare la propria filiera automobilistica attorno ai cosiddetti battery metals – le materie prime per la produzione delle batterie –, oltre ad incentivare la realizzazione di punti di ricarica.
Anche la Cina, il più grande mercato automobilistico al mondo, ha reintrodotto il suo regime di sussidi per i veicoli elettrici.
IL RITORNO DELLA DOMANDA
Secondo una stima di Bloomberg, nel breve periodo la domanda di batterie ricaricabili diminuirà a causa della generale contrazione dell’industria automobilistica. Ma entro i prossimi cinque anni le vendite mondiali di veicoli elettrici riprenderanno a crescere, passando dai 2 milioni nel 2019 agli 8,5 milioni nel 2025, fino ai 26 milioni nel 2030.
Il mercato globale delle batterie agli ioni di litio arriverà a valere 58,8 miliardi di dollari nel 2024, contro i 7 del 2018.
I PROBLEMI DEL COBALTO
Ci sono tuttavia delle incertezze relative alle forniture di cobalto, uno dei minerali principali per la produzione di batterie al litio-ioni. Si stima che un quinto della produzione di cobalto provenga dalla miniera di Mutanda, nella Repubblica democratica del Congo. I lavori però sono a rischio a causa della pandemia di Covid-19.
Più in generale, il cobalto potrebbe venire abbandonato a causa dei tanti problemi legati alla sua produzione: la concentrazione della sua presenza nella Repubblica democratica del Congo, ad esempio, ma anche le violazioni dei diritti umani – come il lavoro minorile – associati all’estrazione mineraria nel Paese.