I dazi Ue sulle auto elettriche cinesi, i mutui verdi nel settore costruzioni e le soluzioni sostenibili per l’aviazione
AUTO ELETTRICHE, L’UE LIMA I DAZI ALLA CINA
La Commissione europea lima i dazi sulle auto elettriche cinesi e accorda un maxi sconto a Tesla. Dopo averle approvate in via provvisoria a luglio, ieri Bruxelles ha comunicato al governo di Pechino e alle case interessate l’entità definitiva delle tariffe — aggiuntive rispetto all’attuale 10% — sulle importazioni di vetture a batteria dalla Cina. È quanto si legge su Il Corriere della Sera di oggi. A meno di accordi, la misura si applicherà per il prossimo lustro ed è volta a proteggere le case europee dalla concorrenza sleale dei veicoli elettrici prodotti in Cina che hanno beneficiato di un piano di sussidi del valore di 231 miliardi in 15 anni.
Sulla base dei commenti ricevuti, l’Ue ha lievemente ridotto i dazi sui costruttori cinesi: Byd dovrà pagare un’addizionale del 17%, Geely (proprietaria di Volvo e Smart), il 19,3% e Saic (controllante di Mg) il 36,3%. Tesla, che aveva richiesto un’inchiesta individuale, è stata invece graziata, probabilmente perché ha usufruito di meno sovvenzioni pubbliche in Cina: le sue importazioni dalla gigafactory di Shanghai dovranno sottostare a un dazio aggiuntivo del 9% che porterà la tariffa totale al 19%. Tutte le altre aziende saranno sottoposte a una tariffa aggiuntiva del 21,3% se hanno cooperato con l’indagine, del 36,3% se invece l’hanno ostacolata. (…)
La misura approvata dalla Commissione Ue sarà sottoposta a un voto dei governi dei Paesi membri, ma servirà una maggioranza qualificata per sconfessarla. Difficile che possa coagularsi: nonostante la contrarietà della Germania (i cui costruttori generano un terzo del fatturato in Cina) e dell’Ungheria (che ospita un impianto di Byd), la maggior parte degli esecutivi Ue pare favorevole alle tariffe per proteggere l’industria dell’auto nazionale, tuttora fra i maggiori centri di occupazione.
Resta ancora da decifrare la posizione dell’Italia che è da tempo impegnata in una trattativa per portare un costruttore cinese a produrre in Italia (dove però le vendite di auto elettriche stentano). Sulla carta l’imposizione di dazi aggiuntivi sulle importazioni in Europa dovrebbe favorire l’apertura di nuove fabbriche sul continente da parte delle case del Dragone. D’altra parte, la misura rischia di irritare il governo di Pechino, spingendolo a tirare il freno sui nuovi investimenti all’estero, conclude il quotidiano.
CON I MUTUI VERDI EDIFICI PIÙ EFFICIENTI E SOSTENIBILITÀ
Nella recente Bank lending survey (Bls) nell’Eurozona pubblicata a luglio 2024 dalla Bce, le banche dell’area euro hanno segnalato, nel secondo trimestre del 2024, la prosecuzione dell’inasprimento degli standard di credito per prestiti e linee di credito alle imprese, una tendenza in atto già da quattro rilevazioni. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. La tolleranza al rischio delle banche è stato il principale fattore alla base dell’inasprimento netto, in Francia e in Germania. L’Italia è risultata in controtendenza. Le banche italiane hanno infatti segnalato un allentamento netto delle restrizioni del credito alle imprese (sia nei termini contrattuali, sia nel pricing), per la prima volta dal dicembre 2021. Nel semestre conclusosi a giugno, emerge che gli standard di credito sono stati allentati per le imprese manifatturiere a basso consumo energetico, ma sono stati inaspriti in tutti gli altri settori di attività economica e in particolare nel settore delle costruzioni (presumibilmente anche a seguito delle vicende del Superbonus) e in quello manifatturiero ad alta intensità energetica. Negli ultimi 12 mesi, i termini e le condizioni creditizie sono stati allentati alle imprese verdi e inaspriti alle imprese “brune”. Questa tendenza risente anche dell’evoluzione normativa, sulla disclosure in tema di rendicontazione di sostenibilità e a valutazione bancaria del rischio climatico.
In tema di finanza sostenibile, una delle componenti più dinamiche è quella dei “mutui verdi”, per i quali ancora non esiste una definizione armonizzata. Le banche spesso adottano criteri sviluppati internamente, utilizzando riferimenti alla tassonomia europea delle attività sostenibili. Nella Bls la definizione è quella dei mutui erogati a condizioni di favore (ad es. a tassi inferiori rispetto agli altri mutui) per l’acquisto di abitazioni con prestazioni energetiche elevate (generalmente dalla classe A4 alla classe B) o per il miglioramento di almeno due classi dell’efficienza energetica dell’immobile concesso in garanzia.
Nel periodo 2020-22 il mercato dei mutui verdi è cresciuto in misura significativa, anche per la forte spinta dal lato dell’offerta. Nel 2022, i mutui verdi erogati dalle banche, che rappresentano oltre il 50% del totale delle attività nell’indagine regionale sui prestiti bancari, hanno superato il 6% del volume totale dei mutui alle famiglie. Le banche di dimensione maggiore concedono la quota preponderante, risultando più consapevoli dell’efficienza energetica degli immobili a garanzie dei prestiti.
Un recente Occasional paper della Banca d’Italia – basato sui dati della Bls e su osservazioni della piattaforma Mutui on line – ha fornito evidenze sullo sconto di prezzo concesso dalle banche sui prestiti per l’acquisto di edifici ad alta efficienza energetica, ossia il vantaggio in termini di minori tassi contrattuali applicati, rispetto a mutui non green. I risultati econometrici commisurano in circa 7 punti base in meno il “green mortgage discount” (-8 punti base per il Taeg+) nel periodo settembre 2022-giugno 2023, pari a un decimo dello spread medio totale. Si tratta ancora di valori contenuti se si pensa che in termini nominali, rappresenta uno sconto di meno di 6 euro a rata, per un mutuo standard a 20 anni a tasso fisso di 200mila euro.
Il primo agosto 2024 è ricorso l’Earth overshoot day: in soli sette mesi sono state impiegate a livello globale le risorse che la natura impiega dodici mesi a rigenerare. Per il resto dell’anno sottraiamo risorse naturali ai nostri figli. La decarbonizzazione è un imperativo e il settore immobiliare può avere un ruolo strategico a questo fine, giacché nella Ue le attività legate agli edifici (riscaldamento, raffreddamento, raffreddamento, illuminazione, ecc) sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di CO2. La transizione energetica degli immobili avrà ripercussioni positive sulla crescita economica e sulle opportunità di lavoro, sulla scia della direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (Dir. Ue 2024/1275), in vigore da maggio 2024. Le politiche di prezzo delle banche possono contribuire ad alleggerire il costo della transizione green del patrimonio immobiliare più vecchio e inefficiente d’Europa. Lo scrive su Il Sole 24 Ore Antonella Trocino, professore aggiunto in Economia dei mercati e degli intermediari finanziari all’Università Luiss Guido Carli di Roma.
ELETTRICO, IDROGENO E SAF: COSÌ UNITED AIRLINES TAGLIA LE EMISSIONI NEI CIELI
«Se vogliamo abbattere l’inquinamento causato dagli aerei dobbiamo cambiare il modo di volare». Lauren Riley è da cinque anni la responsabile per la sostenibilità di United Airlines, una delle tre maggiori compagnie degli Stati Uniti. È quanto si legge su Il Sole 24 Ore di oggi. È alleata di Lufthansa e quindi un prossimo partner anche di Ita Airways, quando l’accordo per l’ingresso del gruppo tedesco nel capitale dell’ex Alitalia sarà perfezionato. Il trasporto aereo è responsabile del 2% di emissioni globali di anidride carbonica. L’industria del settore ha fissato l’obiettivo di ridurre le emissioni allo “zero netto” nel 2050, un impegno adottato anche dalla Iata, l’associazione mondiale dei vettori. L’impegno in realtà non è vincolante, alcuni lo considerano propaganda.
In quest’intervista chiediamo alla Chief sustainability officer di United che cosa si sta facendo per raggiungere effettivamente la decarbonizzazione. «Il 2% di emissioni globali di gas serra causato dal nostro settore è difficile da abbattere, ma è raggiungibile», risponde Riley. «United è all’avanguardia». «L’aviazione ha molto da fare», riconosce la dirigente di United. «Siamo concentrati su attività che riducono le emissioni nell’aviazione. Ci sono tre soluzioni diverse. Numero uno, compriamo nuovi aerei e nuovi motori. Ogni aereo nuovo genera il 20% in meno di emissioni rispetto ai modelli precedenti. United ha ordinato 800 nuovi aerei per i prossimi 12 anni. Numero due, la propulsione alternativa, come l’elettrico o l’idrogeno », prosegue Riley, ricordando che tre anni fa United ha investito nella Heart Aerospace, una start up svedese che sta sviluppando un aereo elettrico da 19 posti, con autonomia fino a circa 400 km, l’Es-19, con entrata in servizio prevista nel 2026. «L’investimento è stato fatto dal nostro fondo di venture capital, United Airlines Ventures, insieme al fondo Breakthrough Energy Ventures e a Mesa Airlines, un’aviolinea regionale di Phoenix, in Arizona, che è il nostro partner strategico nel portare aerei elettrici in servizio commerciale. United si è anche impegnata a comprare 100 nuovi aerei Es-19 quando l’aereo soddisferà i requisiti di sicurezza, economici e operativi di United».
Infine c’è la soluzione numero tre, «la più importante» secondo Riley, ovvero utilizzare carburanti per l’aviazione sostenibile, detti Saf: «Ora li utilizziamo solo per lo 0,1% del nostro consumo, vogliamo arrivare ad usare il 100% di Saf nel 2050». United l’anno scorso «ha comprato più carburante sostenibile di ogni altra compagnia americana», conclude il quotidiano.