Pronto dossier del ministro Urso per cambiare norme Green Deal auto. Governo diviso su polizze obbligatorie per eventi estremi per case. Lo stallo di Ilva ferma i traffici nel Porto di Taranto. La rassegna Energia
Oggi potrebbe essere un giorno importante per il futuro dell’industria italiana dell’auto. Infatti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, presenterà a sindacati ed industria il dossier con le proposte di modifica sulle direttive nell’ambito del Green Deal che impongono limiti di emissioni e lo stop alle vetture endotermiche dal 2035. Dossier che potrebbe essere votato già oggi in Aula, grazie a un mozione di Fdi, FI e Lega sul tema auto e Stellantis che già circola. Niente polizze per gli eventi estremi per le abitazioni civili, almeno per ora, dopo la proposta avanzata gli scorsi giorni dal ministro della Protezione Civile, Musumeci. Infatti, il governo è ancora fortemente diviso sul tema. Da una parte, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, frena dicendo che “la valutazione va fatta con attenzione”. Dall’altra, il ministro Salvini ha espresso un no categorico. La situazione di stallo sull’ex Ilva ha contribuito in maniera determinante all’annus horribilis del Porto di Taranto. Infatti, il calo della produzione di acciaio, dove è in funzione un solo altoforno, ha fatto fermare l’export. La rassegna Energia.
ENERGIA, URSO (MIMIT) PRESENTA DOSSIER PER CAMBIARE GREEN DEAL
“L’obiettivo della maggioranza è coprire le spalle al ministro delle Imprese, Adolfo Urso e convocare a Palazzo Chigi i vertici di Stellantis. Dopo un anno passato a fare e disfare possibili intese sui livelli di produzione auto, a immaginare un nuovo sistema di incentivi e a corteggiare produttori cinesi, Urso vuole essere ricordato come il primo all’assalto del Green Deal. E cosa c’è di meglio dell’auto, simbolo dell’industria in difficoltà, per farsi ascoltare dagli altri ministri europei e ottenere qualche cosa in cambio.
Il dossier verrà presentato oggi a sindacati e Confindustria e poi mercoledì e giovedì al consiglio sull’auto e a quello sulla Competitività. Urso vuole avere un via libero dal Parlamento. Circola una bozza di mozione firmata dai capigruppo di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sul tema auto e Stellantis. Documento che potrebbe andare già in aula oggi”, si legge su La Repubblica.
“Il testo della mozione, che è una bozza, impegna il governo, come prima cosa, «ad avanzare una proposta in sede europea per rivedere il percorso del Green Deal anche alla luce del Rapporto sulla competitività». E poi di anticipare, nella prima parte del 2025, la presentazione sullo stato della mobilità elettrica in Europa e la revisione del regolamento che impone i limiti alle emissioni di CO2
e il passaggio dai veicoli endotermici a quelli solo elettrici nel 2035 per l’acquisto di mezzi nuovi. Altro elemento centrale è la creazione di un fondo europeo, una sorta di piano Marshall per la transizione”, continua il giornale.
“Per Urso la creazione di un fondo è un elemento determinante e potrebbe essere il punto di caduta per un accordo: a Bruxelles storcono il naso quando si parla di rinvio degli obiettivi e del 2035. (…) Anche le case automobilistiche non concordano: Acea, la sigla europea dei produttori, vorrebbe uno slittamento di due anni del giro di vite sui limiti di CO2 per evitare che piovano multe, fino a 15 miliardi. Stellantis, che ha come primo azionista Exor che controlla anche Repubblica , con l’ad Carlos Tavares dice che «è tardi per le modifiche, ora si deve giocare la partita transizione». (…) La mozione di maggioranza, che chiede aggiornamenti sui cinesi disponibili a venire a produrre in Italia, impegna a convocare a Palazzo Chigi i vertici Stellantis per chiarire i piani in Italia, sollecitando anche il gruppo a rispettare i piani sulla gigafactory di Termoli che Acc deve costruire”, continua il giornale.
ENERGIA, PICHETTO (MASE): “DA VALUTARE ATTENTAMENTE POLIZZE OBBLIGATORIE PER CASE”.
“Il governo non riesce a trovare la quadra sulle polizze per le abitazioni civili per gli eventi estremi. E questo mentre in Emilia-Romagna incombe ancora il rischio alluvioni e anche per oggi c’è un’allerta arancione. Il nodo è: rendere obbligatorie le polizze per le abitazioni civili come già da dicembre sarà per le imprese? Matteo Salvini, ministro leghista delle Infrastrutture, non ha esitato a dire il suo «no» forte e chiaro. E ieri è intervenuto anche il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, Forza Italia, a mettere le mani avanti. Ha detto infatti: «Per il sistema delle imprese il governo ha già deciso di rendere le polizze obbligatorie. La valutazione rispetto alle abitazioni civili va fatta con attenzione. E poi faremo la valutazione su come muoverci». Cautela, quindi, da parte di Pichetto Fratin. Che è ben diversa dalla posizione di Nello Musumeci, ministro di Fdi della Protezione civile”, si legge su Il Corriere della Sera.
“(…) Musumeci non spiega come potrebbe essere possibile che le compagnie di assicurazioni accettino di farsi carico solamente delle polizze dei luoghi a maggior rischio, a dispetto del principio di sussidiarietà orizzontale. La quadra non è facile. Il ministro Pichetto Fratin ha lanciato la proposta di seguire il modello agricolo: «Abbiamo delle forme assicurative già collaudate come volontarietà, quelle del sistema agricolo che ha da anni un sistema di assicurazioni con un concorso dello Stato rilevante. Può essere una base di partenza per elaborare quella che può essere la proposta»”, continua il giornale.
“Una proposta, quella sull’obbligatorietà per le famiglie, che le opposizioni respingono compatte. Ci ha pensato il Codacons a mettere il suo carico. L’associazione dei consumatori sostiene che «negli ultimi tre anni, dal 2021 al 2024, le assicurazioni connesse alle abitazioni private hanno subito rincari complessivi del 21,1%. Solo nell’ultimo mese i prezzi delle polizze legate alla casa hanno registrato un incremento su base annua dell’11,2%»”, continua il giornale.
EX ILVA, STALLO METTE A RISCHIO PORTO TARANTO
“La crisi dell’acciaio manda a picco anche il porto di Taranto. Per lo scalo jonico il 2024 è un anno da dimenticare. Forse il peggiore di sempre, come si evince dai dati del primo semestre e da una tendenza che è rimasta al ribasso anche nei mesi successivi. Il calo della produzione nello stabilimento ex Ilva, dove attualmente è in funzione un solo altoforno e un altro sarà riacceso fra la fine di ottobre e la metà di novembre, ha creato una situazione di stallo. L’export è fermo. Con la quantità complessiva di acciaio che, se diventerà nuovamente operativo un secondo altoforno, a fine anno sfiorerà i due milioni di tonnellate, non potrebbe essere diversamente. Va avanti soltanto il cabotaggio. L’unico dato positivo è il traffico crocieristico: nei primi sei mesi i passeggeri sono cresciuti del 28% sul 2023″, si legge su La Repubblica Affari & Finanza.
«Si tratta di risultati ampiamente previsti – spiega Sergio Prete, presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Jonio – Ci mancano 30 milioni di tonnellate di traffico ex Ilva. La situazione potrebbe migliorare già da ottobre, se dovesse essere rispettato il piano di ripartenza dell’acciaieria, che porterebbe anche traffico di materie prime in entrata». Storicamente l’ex Ilva rappresentava fra il 65 e l’80% della movimentazione del porto di Taranto, collocandolo al terzo posto in Italia. La conferma che qualcosa possa cambiare in meglio già entro la fine dell’anno arriva da Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, che ha avviato il ripristino delle unità navali strategiche. A cominciare dalla nave Gemma, bloccata per più di tre anni a Singapore, di cui la gestione ArcelorMittal non si è mai occupata”, continua il giornale.
“Fra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025 è prevista la ripresa anche dell’altro ramo strategico del traffico industriale, ossia le rinfuse liquide legate alla raffineria dell’Eni, che nel primo semestre di quest’anno registrano un -4,8 per cento. Oltre che dall’ultimazione del nuovo pontile nel mar Grande, la spinta, con un aumento fra un 1,5 e 2 milioni di tonnellate, secondo le stime dell’Autorità portuale, dovrebbe arrivare dal progetto Tempa Rossa, con l’esportazione di petrolio dalla Basilicata.(…) «Ne abbiamo fatto richiesta e lo stesso ha fatto Brindisi – rivela Prete –. Se fosse scelto il porto di Taranto, una parte consistente del terminal container sarebbe destinata a quell’attività, con rilevanti ricadute economico-occupazionali. Abbiamo puntato sullo sviluppo della filiera dell’eolico e dell’energia. Il porto Taranto è la sede progetto della Vestas Blades Italia, titolare di una concessione demaniale marittima di una piattaforma logistica di 132mila metri quadrati. Qui è cominciata la produzione della pala eolica più grande del mondo, che sarà esportata dal porto. Sempre qui saranno avviati progetti per la produzione di idrogeno fra i più importanti a livello comunitario». (…) «Ministero e Regione Puglia stanno discutendo su come accelerare la ripresa dei lavori», dice il presidente dell’Autorità. L’opera è fondamentale per consentire allo scalo del capoluogo jonico di sviluppare un’altra attività strategica”, continua il giornale. (Energia Oltre – edl)