Nei prossimi 15 anni scadranno 17 concessioni autostradali su 27: una partita da miliardi che può ridisegnare la mobilità italiana. Tra gare europee, nuovi modelli tariffari e l’ascesa della società pubblica Autostrade dello Stato, il rischio – avvertono gli economisti – è una nazionalizzazione di fatto mascherata da riforma
Nei prossimi 15 anni ben 17 delle 27 concessioni autostradali attive scadranno. Una partita che potrebbe cambiare l’assetto della mobilità, ma anche far emergere un bivio tra concorrenza e nazionalizzazione.
AUTOSTRADE, UNA NAZIONALIZZAZIONE MASCHERATA?
L’Italia è a un bivio tra mercato concorrenziale, innovativo e trasparente, contrapposto a una gestione più centralizzata, con potenziali inefficienze e rischi di squilibrio finanziario. Secondo un recente briefing paper dell’Istituto Bruno Leoni, curato da economisti come Serena Sileoni e Carlo Stagnaro, il nodo politico-economico non è solo tecnico. Il principio della gara previsto dal diritto europeo è stato spesso aggirato con proroghe, rinnovi automatici e affidamenti diretti. In particolare, preoccupa la nascita di una nuova società ad hoc, controllata dallo Stato (tramite il Ministero dell’Economia e sotto vigilanza del Ministero delle Infrastrutture), incaricata di gestire direttamente alcune tratte. Un cambio di paradigma che rischia, secondo gli autori del paper, di essere una forma di nazionalizzazione “di fatto”: il rischio previsto in capo ai privati (investimenti, costi di costruzione, rischi operativi) tornerebbe a pesare sul bilancio pubblico.
LA SCOMMESSA COMPETITIVA
Questo approccio, sottolinea l’Istituto, sembra in tensione con gli obblighi europei. l’UE chiede regole chiare, trasparenti, gare competitive. Inoltre, la direttiva sulle concessioni e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) richiedono che le nuove concessioni nascano da procedure concorrenziali, evitando rinnovi automatici e favoritismi. Per gli autori, è in gioco non solo un tema giuridico, ma una scelta strategica di lungo termine: un modello di rete autostradale aperto, moderno e innovativo contro una gestione più centralizzata e meno efficiente?
LE NOVITA’ DEL DL INFRASTRUTTURE
A maggio 2025 il Governo ha varato il Decreto-Legge Infrastrutture, che contiene modifiche rilevanti al regime delle concessioni autostradali. L’articolo 11 del testo interviene per favorire procedure più trasparenti e per dare il via a nuovi affidamenti già per le concessioni in scadenza. Uno dei punti salienti è l’introduzione di un regime transitorio che consente di avviare nuove gare anche prima che tutti i piani siano definitivamente approvati, così da non rallentare gli investimenti. Inoltre, il dl prevede un adeguamento alle prescrizioni vincolanti dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART), per garantire che gli affidamenti rispettino criteri tecnici e di sicurezza. La norma introduce anche un nuovo modello tariffario, con ripartizione del pedaggio in tre parti: costi gestione, costi costruzione e “oneri integrativi” (extragettito), dove una parte torna direttamente allo Stato.
PEDAGGI PIU’ LEGGERI SULLE AUTOSTRADE
Tra le novità più attese, c’è anche un possibile abbassamento dei pedaggi per gli automobilisti. L’ART ha annunciato che il modello tariffario che entrerà in vigore dal 2026 dovrebbe premiare gli investimenti reali, la sostenibilità e garantire tariffe più giuste per gli utenti. In parallelo, il Ministero delle Infrastrutture ha approvato un piano da 18,5 milioni di euro fino al 2027, per rafforzare il monitoraggio e la sorveglianza delle infrastrutture autostradali, anche alla luce delle criticità emerse negli anni passati.
IL RUOLO DI AUTOSTRADE DELLO STATO
Da parte sua, Autostrade dello Stato, la nuova società pubblica-privata che dovrebbe gestire alcune tratte, difende il suo ruolo. Secondo il presidente Carlo Vaghi, la sua compagine potrà “valorizzare l’innovazione”, con un coinvolgimento attivo nelle gare ma anche nella manutenzione ordinaria e straordinaria. Vaghi ha anche anticipato che nei prossimi anni potrebbero partire sei gare in sei anni, il che potrebbe offrire un mix di gestione pubblica e privata, con un’attenzione al territorio e sicurezza.


