Berlino vuole uscire dal carbone e lo farà sovvenzionando le imprese elettriche per nuove centrali a gas. Intanto, però, mostra evidenti ritardi su eolico e solare per colpa della Cina
“La Germania concede 16 miliardi di sovvenzioni alle imprese elettriche per realizzare 10 GW di centrali a gas. Senza le quali non si può uscire dal carbone . Aggiungono che dovranno essere predisposte per funzionare a idrogeno. Cosa tecnologicamente impossibile a parte sapere dove troveranno tutto quell’ idrogeno. Ipocrisia a tutto spiano . Intanto chiudono le ultime fabbriche di pannelli solari che non reggono concorrenza cinese. Un capolavoro ! E si inventano anche il bonus resilienza (!) per sovvenzionare pannelli”. Chicco Testa, Assoambiente, ci va giù pesante su X (ex Twitter) nel giudicare le ultime mosse della Germania in materia energetica.
La Repubblica federale vive una fase a dir poco turbolenta, immersa tra problemi economici, divisioni politiche interne e, appunto, difficoltà nel definire una nuova strategia energetica rinnovabile, ora che la Russia non fa più parte del portafoglio di approvvigionamenti.
CHE COMBINA BERLINO SUL GAS E IL CARBONE?
Berlino, come Roma, è passato in poco tempo dal dipendere dalle forniture di Mosca a puntare su altri partner: Stati Uniti, Qatar, Norvegia. E quindi: gas naturale liquefatto, oltre che gas via tubo. Una nuova geografia energetica che però, secondo l’Energy Independence Council configura nuove dipendenze altrettanto rischiose rispetto a quella precedente. E allora, secondo gli analisti dell’Eic la Germania potrebbe ridurre la sua dipendenza dal gas naturale del 78% e che la maggior parte di questo risultato potrebbe essere raggiunto convertendo la fornitura di calore negli edifici e nell’industria.
Il consiglio del Council è proprio quello a cui fa riferimento Testa – citato in apertura: l’industria potrebbe dimezzare il suo consumo di gas naturale passando all’elettricità con un costo di soli dieci miliardi di euro. Nel settore privato, gli esperti suggeriscono modelli di leasing per le pompe di calore. I proprietari di casa potrebbero prendere in prestito le pompe di calore ecologiche dai fornitori di servizi, rendendo l’installazione più facile da finanziare. “E questo potrebbe anche diventare un nuovo modello di business per le aziende municipalizzate”.
Ne ha scritto anche Politico, lunedì, raccontando i piani di Berlino: 16 miliardi di euro per quattro nuove centrali a gas. Un programma complementare al percorso intrapreso sulle energie rinnovabili, da accelerare. “L’accordo prevede un meccanismo di potenziamento della capacità basato sul mercato per espandere la produzione di energia elettrica entro il 2028”, spiega il portale.
CHE CI AZZECCA L’IDROGENO
Probabilmente sarà coinvolta l’azienda Uniper e però queste nuove centrali dovranno essere anche adattabili per la produzione di idrogeno. Un punto che ha sollevato forti perplessità. “Cosa tecnologicamente impossibile a parte sapere dove troveranno tutto quell’ idrogeno”, ha commentato Chicco Testa.
L’idrogeno è una risorsa su cui punta molto l’Ue nel proprio mix energetico rinnovabile al 2030 ma sul quale i Paesi membri dovranno lavorare per assicurare un sistema infrastrutturale congruo. Anche il governo berlinese ha varato una strategia nazionale pluriennale sull’idrogeno e con queste nuove centrali punta a produrre fino a 10 gigawatt di elettricità anche con l’obiettivo di convertirle per utilizzare proprio gas idrogeno a combustione pulita prodotto da fonti rinnovabili. Ma i gruppi ambientalisti, citati da Politico, vedono questa mossa come vuota e mera “cortina fumogena per più gas fossili”.
LE DIFFICOLTA’ DI BERLINO TRA CARBONE, NUCLEARE, SOLARE E EOLICO
Il 2024 sarà poi l’anno della chiusura delle centrali a carbone, riattivate per garantire sicurezza energetica nei momenti critici dei primi stop all’import di gas russo dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022. Come annunciato a ottobre dal ministro delle Finanze e della protezione climatica Robert Habeck, si attende che siano pronti i nuovi terminali di gnl (attualmente sono tre: Wilhelmshaven nella Bassa Sassonia, Lubmin in Meclemburgo-Pomerania anteriore e a Brunsbuettel nello Schleswig-Holstein. Altri tre verranno realizzati a Wilhelmshaven, Stade in Bassa Sassonia e Mukran sull’isola di Ruegen, al largo delle coste del Meclemburgo-Pomerania anteriore). Secondo i dati del regolatore tedesco, nel 2023 la Germania ha importato 968 TWh di gas naturale. Di questo, il 43% proveniva dalla Norvegia, il 26% dai Paesi Bassi e il 22% dal Belgio. Mentre il resto da oltreoceano o altre parti dell’Europa.
Ma le ambiguità e le difficoltà della Repubblica Federale non si limitano alla vicenda delle nuove centrali a gas adattabili a idrogeno. Già, perché recentemente il governo Scholz ha chiuso per sempre i conti con il nucleare, stoppando la produzione degli ultimi tre reattori ad aprile 2023. Eppure. la stessa Unione Europea ha inserito questa fonte energetica nel mix energetico per ridurre le emissioni continentali.
Infine, le magagne berlinesi stanno riguardando anche il settore delle rinnovabili. Come raccontato da Startmag, “entro la fine di febbraio Meyer Burger Technology, azienda svizzera che realizza pannelli solari, prenderà una decisione sulla fabbrica di Freiberg, in Germania: è una delle più grandi d’Europa, con circa cinquecento lavoratori. In mancanza di aiuti pubblici, lo stabilimento potrebbe venire chiuso e la società passerà a concentrarsi sugli Stati Uniti, che hanno un contesto più attraente”.
Il problema della poca competitività è europeo e non solo tedesco, certo, ma la prima economia del continente arranca anche sull’eolico. Il nostro corrispondente da Berlino, Pierluigi Mennitti, ha raccontato una notizia lanciata dall’Handelsblatt: “i piani tedeschi di una rapida espansione dell’eolico offshore nel Mare del Nord e nel Mar Baltico sono messi a rischio dai ritardi nelle connessioni alla rete”. Berlino, nella sua strategia nazionale, prevede che “entro il 2030, nelle acque territoriali tedesche del Mare del Nord e del Mar Baltico dovrebbero essere attive turbine eoliche con una capacità installata di almeno 30 gigawatt (GW), destinata ad aumentare a 70 GW entro il 2045. L’obiettivo appare ancora distante e il ritardo nelle connessioni alla rete non è un intralcio indolore”. Motivo principale? Le forniture.