La bozza del decreto ministeriale punta a sostituire le ispezioni fisiche con verifiche documentali per gli impianti sotto i 70 kW: a rischio la prevenzione su 20 milioni di apparecchi.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) sta lavorando a una riforma strutturale dei controlli sugli impianti termici domestici che potrebbe rivoluzionare, a partire dal 2026, la gestione della sicurezza nelle case degli italiani. Al centro del dibattito c’è una bozza di decreto destinata a sostituire il Dpr 74 del 2013, che all’articolo 8 comma 3 introduce una novità sostanziale: l’eliminazione dell’obbligo di ispezione fisica per le caldaie con potenza inferiore ai 70 kilowatt. Tale misura coinvolgerebbe la quasi totalità degli impianti residenziali presenti sul territorio nazionale, circa 20 milioni di unità, sostituendo le verifiche “in situ” con controlli puramente documentali effettuati da remoto. Una scelta che, se confermata, mira ad alleggerire gli oneri burocratici ed economici per le famiglie, ma che ha sollevato un coro di proteste da parte delle associazioni di categoria, preoccupate per le ricadute sulla sicurezza e sull’efficienza energetica.
ARSE: “SENZA DATI CERTI, LA SICUREZZA DIVENTA INVERIFICABILE”
Tra le voci più critiche si leva quella di ARSE – Associazione Riscaldamento Senza Emissioni, che boccia senza appello la proposta ministeriale definendola una “semplificazione solo apparente”. Riccardo Bani, presidente dell’associazione, avverte che ridurre i controlli su un parco macchine spesso vetusto e inefficiente non rende il sistema più sicuro, ma semplicemente “meno verificabile”. Il nodo cruciale, secondo ARSE, è l’assenza di un’infrastruttura digitale nazionale in grado di supportare efficacemente i controlli a distanza. I catasti regionali, infatti, operano su piattaforme disomogenee e spesso incapaci di incrociare dati fondamentali come l’età degli impianti, i consumi reali e lo stato di manutenzione. In questo scenario, avverte Bani, la digitalizzazione rischia di trasformarsi in un alibi per smantellare un presidio fondamentale di prevenzione, ignorando la realtà tecnica di un Paese dove milioni di caldaie hanno superato i 15 anni di vita.
ALLARME ARTIGIANI: UN DANNO PER L’AMBIENTE E LA SALUTE PUBBLICA
Anche l’Unione Artigiani della provincia di Milano e di Monza Brianza lancia l’allarme, sottolineando come l’eliminazione dei controlli fisici possa tradursi in un boomerang per la collettività. Marco Accornero, segretario generale dell’Unione, paragona la misura all’abolizione della revisione auto per risparmiare, con l’inevitabile conseguenza di un aumento di incidenti e inquinamento. La bozza prevede inoltre di fissare a livello nazionale un controllo di efficienza energetica ogni quattro anni, limitando la possibilità per le Regioni di imporre frequenze maggiori solo a fronte di motivazioni robuste. Questo approccio rischia di scardinare modelli virtuosi come quello lombardo, dove ispezioni frequenti e pulizie periodiche garantiscono minori emissioni e maggiore sicurezza, specialmente in aree critiche come la Pianura Padana.
I NUMERI DELLA SICUREZZA: OLTRE MILLE INCIDENTI IN CINQUE ANNI
Le preoccupazioni non sono teoriche, ma supportate dai dati drammatici sugli incidenti domestici. Il Comitato Italiano Gas ha censito, tra il 2019 e il 2023, ben 1.119 incidenti legati all’uso civile del gas canalizzato, che hanno causato 128 vittime e 1.784 feriti. Numeri che testimoniano come il rischio sia concreto e quotidiano. Ridurre la frequenza e la qualità dei controlli su impianti a combustione, spesso obsoleti, potrebbe incrementare esponenzialmente questi pericoli, oltre a peggiorare la qualità dell’aria nelle grandi città, dove l’accensione dei riscaldamenti coincide puntualmente con il superamento delle soglie di inquinamento.
LA SOLUZIONE DI ARSE: SUPERARE IL GAS CON LE POMPE DI CALORE
Per ARSE, la vera risposta non sta nel deregolamentare i controlli sulle vecchie tecnologie, ma nell’affrontare il problema alla radice: accelerare l’uscita dal gas nel residenziale. L’associazione spinge per una transizione decisa verso le pompe di calore, tecnologie elettriche che non bruciano combustibili, non emettono monossido di carbonio e azzerano i rischi di esplosione o intossicazione. Bani ricorda come queste soluzioni, già indicate dall’UE come riferimento per la decarbonizzazione, garantiscano efficienza anche in climi rigidi e risparmi in bolletta, superando i falsi miti su rumore e impatto sulla rete elettrica. “Meno caldaie a combustione significa meno controlli necessari, meno incidenti e meno emissioni”, conclude il presidente di ARSE, invitando il Ministero a investire sulla sostituzione degli impianti piuttosto che sulla riduzione delle verifiche.


