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Luca Mercalli Cambiamento Climatico

Cambiamento climatico, Mercalli: no alle ideologie, la politica deve guardare alla salvezza dell’umanità

“Il cambiamento climatico oggi è appena agli inizi ma, se non si farà nulla in tempi brevi, nei prossimi decenni renderà davvero difficile la vita delle nuove generazioni. Quello che abbiamo visto in questi giorni, in confronto, sarà nulla…”

Le altissime temperature che le città italiane, dal Nord al Sud, hanno vissuto nelle ultime settimane hanno riacceso, ancora una volta, il dibattito sul cambiamento climatico in atto nel nostro Paese (così come in tutto il mondo). Tra fatti di cronaca, dati scientifici e le decisioni che la politica dovrebbe prendere, ne abbiamo parlato con il noto climatologo e meteorologo Luca Mercalli.

Cosa sta succedendo in questo momento in Italia dal punto di vista meteorologico?

“Finalmente si è affievolito il grande anticiclone che ha portato 15 giorni di caldo tropicale, quindi adesso le temperature scenderanno anche al Sud, mentre al Nord i temporali si sono acquietati. Dovremmo avere un intervallo di meteo più normale, semplicemente un tempo d’estate. In queste ore al Nord è più fresco del normale, soprattutto sulle Alpi. Nella prima settimana di agosto dovremmo gradualmente entrare in un periodo con temperature normali, sui 30-32°C”.

Da qui alla fine dell’estate dobbiamo attenderci delle nuove ondate di caldo?

“Le previsioni hanno circa una decina di giorni di validità. Fino alla fine di agosto la potenzialità per una nuova ondata di caldo africano c’è ancora, ma non è detto che si verifichi. Lo scopriremo circa una settimana prima, ma potrebbe essere anche un mese di agosto normale o anche più fresco… oltre i 10 giorni tutto può capitare”.

Qual è la sua opinione sulla diatriba politica che è venuta a crearsi sul tema del cambiamento climatico?

“La scienza è chiarissima da 30 anni. Chi, a tutti i costi, vuole sostenere posizioni negazioniste, lo fa per motivi ideologici, per avere un’audience rispetto a una parte di società che non vuole accettare il problema perché ha paura delle conseguenze che potrebbero esserci, come un cambiamento nelle proprie abitudini di vita, nuove tasse sull’energia fossile… ci sono mille ragioni per cui si trovano queste resistenze. La cosa grave è quando queste diventano un atto politico, perché e opinioni sono tutte legittime, ma la politica deve guardare alla salvezza dell’umanità. Qui non è in gioco l’interesse di qualcuno, qui parliamo della vita e della sopravvivenza dei nostri figli e nipoti, perché il cambiamento climatico oggi è appena agli inizi, ma se non si farà nulla in tempi brevi, nei prossimi decenni renderà davvero difficile la vita delle nuove generazioni, quello che abbiamo visto in questi giorni in confronto sarà nulla”.

Dal punto di vista scientifico, per quanto ne sappiamo ad oggi, il cambiamento climatico è la conseguenza dell’azione dell’uomo al 100% o tra i fattori scatenanti ci sono altri elementi?

“Al 99%, ormai abbiamo la certezza scientifica. È lo stesso tipo di certezza che, ad esempio, fa volare un aereo o fa funzionare un telefonino, come tutto il resto che la scienza fa nella nostra vita quotidiana. Le simulazioni dei modelli matematici del clima sono state fatte con e senza i gas serra, e si è visto che, se non inseriamo nel modello la CO2, il riscaldamento non c’è. Non ci sono cause naturali che, in questo momento della storia naturale del pianeta Terra, potrebbero giustificare l’aumento della temperatura. La temperatura di oggi, se vista con un modello che include solo cause naturali, dovrebbe essere identica a quella di inizio ‘900, una linea piatta. L’aumento, invece, di 1,2°C che è stato registrato nell’ultimo secolo viene spiegato esclusivamente dall’azione dei gas serra, come la CO2. La concentrazione di CO2 nell’atmosfera oggi è pari a 423 parti per milione e non ha eguali nei 3 milioni di anni precedenti, prima di tutta la storia dell’umanità”.

Nel breve termine, cosa si potrebbe fare a livello nazionale per cercare di arginare questa situazione?

“È già tutto scritto nei documenti che ci trovano nei cassetti dei ministeri. Negli uffici dell’ex ministero dell’Ambiente c’è la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che è stata fatta nel 2014 e in cui c’è scritto tutto quello che dobbiamo fare sull’adattamento. Adattamento che, essenzialmente, significa cercare di salvare le vite umane e ridurre i danni, non vuol dire avere un mondo come quello di prima. Adattarsi significa cercare di mettere una toppa ai casi più complessi, come l’aumento del livello del mare, pensiamo a Venezia, al delta del Po, alle zone più a rischio alluvioni, alle ondate di calore, a come sono strutturate le nostre città… Quello che dobbiamo fare lo sappiamo ed è tutto contenuto lì, il fatto è che continuiamo a creare resistenza e confusione mentale nella società”.

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