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Carburanti

Carburanti, lo stato dell’arte del settore. Gli interventi di Antitrust, Entrate, Gdf e Dogane

In commissione Attività produttive della Camera si è fatto il punto della situazione del settore carburanti nell’ambito della risoluzione di De Toma

Efficientare la rete di distribuzione carburanti italiana, combattere le frodi, digitalizzare il settore. Nella due giorni di audizioni – nell’ambito dell’esame della risoluzione 7-00258 De Toma, recante Iniziative urgenti in favore del settore della distribuzione dei carburanti – in commissione Attività produttive della Camera si è fatto il punto della situazione del settore, grazie agli interventi di Antitrust, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Dogane.

LA RETE ITALIANA

Secondo quanto riportato nella Relazione annuale 2019 dell’Unione Petrolifera, in numero di impianti presenti sul territorio nazionale è pari a 21.000 unità, con un erogato medio complessivo per punto vendita di 1.367 metri cubi di benzina e gasolio. Tali dati dimostrano secondo l’Antitrust come la rete distributiva italiana sia eccezionalmente sovradimensionata e inefficiente, soprattutto se posti in comparazione con quelli dei principali paesi europei con popolazione comparabile a quella italiana: in Germania, i punti vendita sono circa 14.500, per un erogato medio di 3.460 metri cubi, in Francia circa 11.000, per un erogato medio di 3.912 metri cubi, nel Regno Unito 8476, con un erogato pari a più di 4000 metri cubi. Un ulteriore indicatore della maggiore arretratezza della rete distributiva italiana rispetto a quella degli altri Paesi europei è rappresentato dalla minore diffusione di apparecchi self service. All’inizio dello scorso anno nella stragrande maggioranza degli altri paesi Europei (con la sola eccezione della Grecia, del Portogallo e della Spagna) il 100% dei punti vendita consentivano il rifornimento anche in modalità self service, in Italia alla stessa data solo l’83% degli impianti era dotata di tali apparecchiature.

LE PROPROSTE DELL’ANTITRUST PER EFFICIENTARE LA DISTRIBUZIONE CARBURANTI ITALIANA

Per avere “un più efficiente funzionamento del sistema della distribuzione carburanti in Italia, che possa produrre effetti benefici per i consumatori in termini di migliore qualità e minor prezzo dei servizi offerti, rimane prioritario l’obiettivo di una razionalizzazione e ammodernamento delle reti di distribuzione”. Parola del segretario generale dell’Antitrust Filippo Arena secondo cui il settore petrolifero e in particolare il suo segmento più importante, quello relativo ai carburanti per autotrazione, “ha attraversato nell’ultimo ventennio una fase di profonda trasformazione, sia sotto il profilo della struttura industriale sia sotto il profilo della disciplina normativa”.

L’Authority “ha in più occasioni ribadito la necessità di rimuovere le restrizioni che ancora permangono sia all’ingresso sia all’uscita dal mercato e di modificare alcuni vincoli alle modalità di funzionamento degli impianti e alle condizioni generali di svolgimento del servizio, che determinano livelli di prezzo più elevati e standard qualitativi della rete inferiori rispetto a quelli dei principali Paesi europei”. Nonostante infatti il legislatore italiano sia più volte intervenuto in materia” “continuano a residuare restrizioni all’accesso del mercato, che ostacolano l’ingresso di operatori più efficienti e dinamici rispetto agli incumbent e frenano un’evoluzione in senso maggiormente concorrenziale”. Al riguardo, l’Autorità ha ribadito che “forme ingiustificate di regolazione asimmetrica, possono nuocere al corretto funzionamento del mercato, nella misura in cui incidono in maniera discriminatoria sui nuovi operatori non integrati verticalmente (pompe bianche e GDO)”. Inoltre, la presenza di barriere all’entrata, “blocca lo sviluppo qualitativo del settore in termini sia di diversificazione dell’offerta dei prodotti oil sia di ampliamento della gamma offerta di servizi non oil”. Con riferimento all’offerta di prodotti oil, per esempio, l’Autorità “si è più volte espressa in favore dell’eliminazione dei vincoli residui alla realizzazione di impianti completamente automatizzati (ghost), i quali hanno costi più ridotti e possono pertanto rappresentare un efficace strumento di pressione concorrenziale, ai fini di una maggiore efficienza della rete di distribuzione e di una riduzione generalizzata dei prezzi praticati”.

Non solo. L’Authority ha anche osservato come “una piena liberalizzazione dei rapporti contrattuali tra i titolari degli impianti e i gestori consentirebbe, da un lato, di aumentare l’autonomia del gestore rispetto al soggetto proprietario dell’impianto incentivando, ad esempio, forme di aggregazione di piccoli operatori nell’attività di approvvigionamento; dall’altro, potrebbe consentire alle società petrolifere di rifornire anche punti vendita non appartenenti alla propria rete rendendo possibile la nascita di impianti nella sostanza multimarca, contribuendo essi stessi a una maggiore concorrenzialità del mercato della distribuzione di carburante”.

Stesso discorso per quanto riguarda gli obblighi relativi all’orario di apertura e chiusura degli impianti adottati da numerose normative comunali e regionali che “limitano ingiustificatamente la libera iniziativa economica degli operatori” e gli ostacoli all’ingresso di impianti efficienti e, soprattutto, all’uscita dal mercato che “hanno determinato un rallentamento del processo di razionalizzazione della rete”.

“L’ipertrofia e l’arretratezza che caratterizza la rete distributiva italiana si riflettono inevitabilmente sui livelli di prezzo dei carburanti che risultano essere costantemente più elevati rispetto a quelli che si registrano nel resto d’Europa. L’avvio di un massiccio progetto di ammodernamento e razionalizzazione della rete di distribuzione, attraverso l’eliminazione di barriere all’uscita che limitano la chiusura di un numero consistente di impianti marginali, il cui erogato medio è particolarmente basso, e/o di impianti cd ‘incompatibili’ rispetto alle normative urbanistiche e ambientali, infatti, consentirebbe agli operatori del mercato di ridurre l’incidenza dei costi fissi sui prezzi finali”.

L’AGENZIA DELLE ENTRATE

“Il settore dei carburanti è, già da diversi da anni, sotto osservazione da parte di tutte le componenti dell’Amministrazione finanziaria, a causa dei diffusi fenomeni di frode Iva registrati su tutto il territorio nazionale, che hanno assunto dimensioni tali da generare pesanti alterazioni alla libera concorrenza tra operatori (in particolare, i prodotti maggiormente colpiti sarebbero Benzina, Gasolio e GPL)”. In questo senso l’Agenzia ha ricordato le misure che nel corso degli anni si sono susseguite per cercare di arginare il fenomeno a cui si sono aggiunte ulteriori iniziative come il Piano straordinario di controllo tra Agenzia delle entrate e Guardia di finanza, il Progetto Warning Letters per il contrasto alle frodi con false dichiarazioni d’intento e l’operazione Ghost Fuel che nei primi mesi del 2019 ha intercettato “un fenomeno fraudolento connesso alla creazione di crediti Iva inesistenti per importi considerevoli da parte di società – molte delle quali operanti nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi – caratterizzate da un marcato profilo di rischio”. Nel corso del primo semestre, “sono stati sottoposti a controllo 123 soggetti per un totale di crediti Iva palesemente inesistenti esposti in dichiarazione pari a circa 751 milioni di euro per il 2017 e 63 milioni per il 2018”.

GUARDIA DI FINANZA

“Il mercato della distribuzione dei carburanti destinati all’autotrazione del tipo benzina e gasolio rappresenta un settore economico in cui si rileva un costante incremento,nel tempo,di frodi connesse principalmente alla sistematica evasione dell’iva e delle accise”, si legge nella memoria depositata dalla Gdf. “Le condotte evasive in questo comparto,rese altamente remunerative dall’elevata incidenza fiscale sul prezzo finale dei prodotti di tali tributi,arrecano gravi danni alle entrate dello stato e sensibili effetti distorsivi alle regole di libera concorrenza. Al riguardo, nella relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva – anno 2019, si stima che il tax gap sulle accise riferite ai prodotti energetici sia passato da 924vmln di euro del 2012 a oltre 2 mld di euro nel 2017”. Nel complesso, ne corso del 2018 e nei primi 10 mesi del 2019 è stata constatata oltre 1 miliardo di euro di Iva sottratta a tassazione relativa a prodotti energetici. Nello stesso periodo sono stati effettuati 5.007 interventi nel settore delle accise sui prodotti energetici. All’esito dell’azione di controllo e delle indagini svolte, sono stati verbalizzati 7.913 soggetti, di cui 1.735 segnalati all’autorità giudiziaria e 44 tratti in arresto. Nell’ambito degli stessi interventi sono state sequestrate 14.180 tonnellate di prodotti energetici e accertate 309.691 tonnellate di prodotti energetici consumati in frode. In questo senso, evidenzia la Gdf “c’è la necessità di rendere sempre più interoperabili le banche dati del settore. L’amministrazione finanziaria dispone oggi di informazioni significative, sia sotto un profilo quantitativo sia qualitativo, che stiamo mettendo a sistema nella prospettiva di rendere più efficace ed efficiente l’azione a tutela dellerario e di tutta la collettività”.

Anche la fatturazione elettronica è uno strumento in grado di rafforzare lattività di contrasto nei confronti delle frodi all’iva e dei fenomeni di cosiddetta evasione da riscossione, in quanto permette agli organi di controllo dell’amministrazione finanziaria di intervenire, in maniera più tempestiva, nel caso di ipotesi fraudolente ancora in atto e, comunque, senza dover attendere necessariamente la presentazione della relativa dichiarazione, rendendo così la zione repressiva concretamente più incisiva”.

In conclusione la Gdf ha sottolineato l’importanza “della tracciabilità dei prodotti petroliferi lungo l’intera filiera distributiva grazie all’uso delle tecnologie. La strada della digitalizzazione – si legge in una memoria depositata – è utile sia per il potenziamento degli strumenti messi a disposizione degli organi di controllo al fine di intercettare preventivamente situazioni sintomatiche di condotte fraudolente, sia per ridurre i “margini di manovra” a disposizione di chi intende porre in essere una frode”. In questo senso la Gdf cita la fatturazione elettronica e l’informatizzazione della filiera carburanti. “Infine, poiché la criminalità,anche di tipo organizzato, dedita ai traffici illeciti sopra descritti si combatte anche aggredendo le ricchezze illecitamente accumulate, ritengo particolarmente importante l’introduzione, con il citato decreto fiscale, della confisca obbligatoria (art.5,comma 4 del d.l.n.124/2019 )dei beni che costituiscono il profitto o il prezzo del reato, anche nella forma ‘per equivalente’”.

L’AGENZIA DELLE DOGANE E DEI MONOPOLI

L’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha invece ricordato gli interventi effettuati sul settore – l’introduzione del DAS telematico, o sviluppo del sistema INFOIL, la tracciabilità ecc. – ricordando che “sempre congiuntamente con Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, l’Agenzia ha effettuato interventi di contrasto” contro le frodi Iva e “al fine di valutare l’impatto operativo delle nuove misure di contrasto, l’Agenzia sta proseguendo il monitoraggio dei flussi merceologici dei carburanti trasferiti su strada. L’eventuale normalizzazione di tali trasferimenti, che farebbero ritenere eccezionale la presenza di tragitti superiori a 200 km, sarebbe un chiaro indicatore dell’efficacia delle predette misure normative nel settore dell’IVA, quindi, della risoluzione della criticità tributaria sin qui esplorata”.

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