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Medio Oriente

Chi perde e chi guadagna nel risiko del petrolio dopo gli attacchi a Riad

L’Iran è “incontestabilmente” dietro gli attacchi ai siti petroliferi sauditi ha dichiarato il vice ministro saudita della Difesa, Khalid Bin Salman, nel corso di una conferenza stampa sugli attacchi agli impianti petroliferi.

Alla fine l’impatto sulle interruzioni della produzione petrolifera dell’Arabia Saudita, a seguito degli attentati agli impianti di Abqaiq, non è stata così grave come previsto. Malgrado questa settimana i prezzi del petrolio siano aumentati sulla base di previsioni contrastanti riguardanti il ripristino delle operazioni presso la raffineria, la più grande interruzione nella storia del mercato petrolifero ha portato a un aumento del prezzo di appena il 15% lunedì. Poi i prezzi si sono raffreddati bruscamente il giorno seguente, dopo che Reuters ha riferito che gli impianti sarebbero tornati in funzione prima del previsto.

RIPARTITI GLI IMPIANTI DI ABQAIQ

Le attività presso gli impianti di Abqaiq del colosso petrolifero Saudi Aramco, infatti, sono ripartite con la produzione di 2 milioni di barili di greggio al giorno, secondo quanto riferito dalla stesa azienda statale saudita, la quale ha precisato che, entro fine mese, si prevede un ritorno a pieno regime. Il ministro dell’Energia di Riad, Abdulaziz bin Salman, in una conferenza stampa a Jedda, ha ribadito poi che l’Arabia Saudita manterrà la piena fornitura di petrolio ai suoi clienti questo mese, mentre la capacità di produzione verrà incrementata a 11 milioni di barili al giorno entro la fine di settembre.

IL RESPONSABILE È L’IRAN SECONDO L’ARABIA SAUDITA

L’Iran è “incontestabilmente” dietro gli attacchi ai siti petroliferi sauditi ha dichiarato il vice ministro saudita della Difesa, Khalid Bin Salman, nel corso di una conferenza stampa sugli attacchi agli impianti petroliferi. “L’Amministrazione del presidente Trump ha fronteggiato l’aggressione del regime iraniano e delle organizzazioni terroristiche in un modo senza precedenti. Noi in Arabia Saudita ringraziamo il presidente per la sua posizione e continueremo a stare dalla parte degli Usa contro le forze del male e un’aggressione senza senso”.

NON NECESSARIO IL RICORSO ALLE SCORTE DI EMERGENZA PER AIE

Non sembra, quindi, necessario nemmeno il paventato utilizzo delle riserve di emergenza. L’Agenzia internazionale dell’energia si era detta pronta ad agire nel caso di notevoli carenze di greggio ma il mercato di riferimento risulta “ben rifornito e al momento non c’è bisogno di ricorrere a scorte di emergenza”, ha detto il direttore esecutivo dell’istituzione parigina Fatih Birol. Birol ha aggiunto che i trenta Paesi facenti parte dell’Aie possono contare su 1,55 miliardi di barili di scorte di emergenza equivalenti a 15 giorni di domanda a livello globale.

ANCHE IL PRESIDENTE TRUMP RITIENE CHE LE RISERVE STRATEGICHE NON SI DEBBANO USARE

Dello stesso avviso anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha dichiarato che non sarà necessario aprire le riserve strategiche di petrolio americane. Gli Stati Uniti si erano detti pronti a distribuire le risorse dalle Strategic Petroleum Oil Reserves (Spro) per compensare eventuali interruzioni del mercato petrolifero, se fosse stato necessario. In realtà, la capacità inutilizzata sarebbe incredibilmente ridotta se Abqaiq fosse rimasta offline per un lungo periodo. Bloomberg ha osservato che l’Arabia Saudita ha circa 1,67 mb/g di capacità in eccesso, ma una parte di questo viene probabilmente essere raffinata ad Abqaiq. In sostanza una mezza dozzina di paesi hanno una capacità aggiuntiva per sostenere la produzione a stretto giro (principalmente alleati dello Stato del Golfo dell’Arabia Saudita), ma gran parte della capacità di riserva mondiale è concentrata in Arabia Saudita.

A GUADAGNARE DALL’ATTACCO POTREBBE ESSERE IL BRASILE

Riserve a parte, gli attacchi del fine settimana alle infrastrutture petrolifere del più grande produttore Opec potrebbero essere un vantaggio per il Brasile, un paese non affiliato al cartello, ed estraneo all’accordo sul taglio di produzione dell’Opec+. Il paese sudamericano è infatti destinato a incrementare la sua produzione di petrolio grazie anche alle gare in corso in alcune aree di esplorazione. Con i rischi per la sicurezza in Medio Oriente ora più elevati, molti investitori e acquirenti di petrolio potrebbero, infatti, rivolgersi a paesi produttori lontani dalle tensioni nel Golfo Persico, affermano gli analisti e i mercati emergenti. “Penso che le persone stiano cominciando a guardare ad esempio al Brasile per la loro offerta di petrolio, al Messico, e ad altri paesi”, ha detto Mark Mobius di Mobius Capital Partners alla CNBC, il primo giorno di negoziazione dopo gli attacchi in Arabia Saudita. “Se si guarda alle riserve brasiliane, è possibile notare che sono in grado di produrre abbastanza petrolio”.

PRODUZIONE IN AUMENTO

Dopo alcuni ritardi nei progetti e pesanti manutenzioni effettuate a inizio estate, il Brasile ha aumentato la produzione petrolifera negli ultimi due mesi ed è destinato a diventare il secondo maggiore contributore alla crescita delle forniture di petrolio non OPEC quest’anno e il prossimo, dopo gli Stati Uniti. Gli attacchi in Arabia Saudita potrebbero, inoltre, stimolare un maggiore interesse per le prossime aste petrolifere del Brasile che si terranno nei prossimi mesi, secondo gli analisti.

FORNITURE POTREBBERO CRESCERE DEL 70%

Per le future aste offshore del Brasile, previste per la fine dell’anno, gli attacchi in Arabia Saudita potrebbero dunque essere “positivi”: le compagnie petrolifere potranno scegliere infatti di accedere alla produzione di petrolio lontano dalle tensioni e dedicare maggiore attenzione anche all’area pre-salt”, ha detto a BNamericas Edmilson Moutinho, docente dell’istituto di energia dell’Università di San Paolo. La nuova superficie di esplorazione e le nuove scoperte saranno vitali per la fornitura di petrolio del Brasile, che potrebbe potenzialmente crescere del 70 per cento, fino a 4,4 milioni di barili al giorno nel 2035, rispetto al 2018, secondo quanto riportato da McKinsey & Company in un rapporto di aprile di quest’anno.

OLTRE L’80 PER CENTO DELLA PRODUZIONE AGGIUNTIVA STIMATA NEL 2020 DOVREBBE PROVENIRE DAI CAMPI DI BÚZIOS (X-FRANCO), LARA E LULA

Secondo il Rapporto petrolifero mensile OPEC di settembre, quest’anno il Brasile vedrà un aumento della produzione di 180.000 barili al giorno, e di altri 290.000 barili al giorno di crescita nel 2020. Si prevede che la produzione di petrolio greggio aumenterà tra 320.000 bpd e 360.000 bpd nella seconda metà di quest’anno rispetto alla prima metà del 2019, quando ritardi e manutenzione hanno portato a un calo della produzione. Oltre l’80 per cento della produzione aggiuntiva stimata da nuovi progetti nel 2020 dovrebbe provenire dai campi di Búzios (x-Franco), Lara e Lula, ha affermato l’OPEC. Indipendentemente dagli sviluppi in Medio Oriente, il Brasile ha quindi la possibilità di incrementare in modo significativo la sua produzione di petrolio se il clima normativo rimarrà abbastanza attraente per effettuare importanti investimenti.

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