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Turchia

Che succede tra Europa e Turchia sul gas di Cipro

C’è attesa per il vertice di Varna in Bulgaria tra Bruxelles e Ankara del 26 marzo dove si auspica un faccia a faccia costruttivo e risolutivo sulla questione

Europa e Turchia ai ferri corti sullo sfruttamento delle riserve di gas al largo delle coste di Cipro. Il botta e risposta si è consumato la settimana scorsa tra il presidente Recep Tayyip Erdoğan, che ha ordinato una ripresa delle esplorazioni turche nell’offshore cipriota, e il Consiglio europeo che ha invitato Ankara a porre “fine alle azioni illegali” che sta effettuando intorno a Cipro a distanza di pochi giorni dal bilaterale Turchia-Ue che si svolgerà nella città bulgara di Varna il 26 marzo.

ANKARA DA’ IL VIA ALLE ESPLORAZIONI

Dopo il via libera di Ankara alle esplorazioni nelle acque di Cipro, il presidente turco Erdoğan ha dichiarato che non tollererà la possibilità che le riserve vengano sfruttate dai greco-ciprioti in un momento in cui il suo paese è impegnato in conflitti altrove, non da ultimo contro i combattenti curdi nella Siria settentrionale. I primi screzi si sono originati il mese passato quando alcune navi da guerra turche hanno impedito all’Eni di svolgere delle operazioni di perforazione commissionate dal governo cipriota. La Turchia in quel frangente ha sostenuto che l’autoproclamata repubblica turca di Cipro del Nord dovrebbe poter sfruttare anche la ricchezza offshore, affermando che le zone designate per la trivellazione rientrano, appunto, nella giurisdizione marittima di Ankara o in quella turco-cipriota.

I CONTRASTI NEL MEDITERRANEO ORIENTALE SONO FONTE DI PREOCCUPAZIONE

I contrasti nati attorno al Mediterraneo orientale, naturalmente, sono fonte di crescente preoccupazione in Europa e non solo, nonostante l’ottimismo iniziale per le ingenti risorse di idrocarburi scoperte attorno a Cipro che – se sbloccate – potrebbero ridisegnare la geopolitica energetica della regione, riducendo la dipendenza dell’Europa e della stessa Turchia dalla Russia. “Il nostro approccio è quello di mantenere la calma e andare avanti – ha detto il portavoce del governo cipriota, Prodromos Prodromou, al The Guardian -. Non possiamo accettare che la Turchia interferisca e crei problemi in quello che, come sottolineato dall’Ue, è un diritto sovrano di sfruttare le nostre ricchezze naturali”.

Di tutt’altro avviso Hubert Faustmann, professore di scienze politiche all’Università di Nicosia: “Ci stiamo dirigendo verso una vera e propria crisi nel Mediterraneo orientale – ha dichiarato sempre al The Guardian -. E questo perché la Turchia è determinata a non permettere lo sfruttamento di alcuna risorsa senza il consenso e la partecipazione dei turco-ciprioti”. 

“C’è il pericolo reale che la Turchia si confronti con le navi da trivellazione internazionali – ha dichiarato John Roberts, specialista di sicurezza energetica del Consiglio Atlantico al The Guardian –. Il governo turco non riconosce il governo di Cipro come fa il resto del mondo e ciò significa che non riconosce che la Repubblica di Cipro abbia una zona economica marittima esclusiva. Se persegue questo obiettivo fino in fondo, userà la forza per tenere a bada i visitatori indesiderati, il che finirà per metterla in contrasto non solo con l’Ue ma anche con i partner della Nato”. Il modo migliore per risolvere rapidamente la crisi, ha aggiunto Roberts, sarebbe quello di siglare un’intesa tra il presidente cipriota Nicos Anastasiades e i turchi per dividere equamente tutto quello che viene scoperto nell’area. Secondo gli esperti, infatti, le risorse offshore potrebbero richiede decenni per essere commercializzate a causa delle grosse quantità di gas a basso costo che stanno inondando attualmente il mercato. Ma in una regione piena di rivendicazioni concorrenti sui confini marittimi, lo spettro di Cipro che si è unita a Egitto e Israele per diventare un hub alternativo di approvvigionamento ha ulteriormente scosso la Turchia, che a sua volta desidera rimanere un importante hub di transito.

SI GUARDA CON OTTIMISMO AL VERTICE DI VARNA DEL 26 MARZO

Ora l’attesa è per il 26 marzo quando il presidente Erdoğan dovrebbe incontrare a Varna, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e il primo ministro bulgaro Boyko Borissov nell’ambito del vertice bilaterale Turchia-Ue. In una serie di tweet, il ministro degli Affari Ue e capo negoziatore Ömer Çelik ha ammesso che la Turchia considera il vertice di Varna “un’importante opportunità per far progredire le relazioni” e che vi si recherà “con un approccio sincero, ben intenzionato e costruttivo”. “Ci aspettiamo che l’Ue adotti lo stesso criterio positivo e costruttivo”, ha dichiarato Çelik aggiungendo, tuttavia, come sia “un peccato” che gli stessi funzionari dell’Ue che hanno affermato che “i greco-ciprioti e i greci sono responsabili del fallimento dei colloqui di Crans Montana per una soluzione di Cipro” non abbiano rilasciato una dichiarazione in tal senso.

Parallelamente alle osservazioni di Çelik, il portavoce del ministero degli Esteri Hami Aksoy ha dichiarato venerdì durante il Consiglio europeo che “l’Ue ha completamente perso la sua obiettività sulla questione di Cipro. Se questo atteggiamento persiste, è impossibile accettare l’Unione europea come terza parte sulla questione cipriota”, ha ammesso sottolineando che l’Europa deve mostrare una “posizione più costruttiva” per creare fiducia nelle relazioni. Aksoy ha dichiarato inoltre che la Turchia si aspetta di “rivitalizzare” le relazioni con il blocco europeo dopo il vertice. In particolare sull’aggiornamento dell’accordo riguardante l’unione doganale, l’esenzione dal visto per i cittadini turchi e l’accelerazione del trasferimento di fondi per i rifugiati siriani. In merito alla richiesta turca di estradizione di Salih Muslum, ex co-leader del gruppo terroristico PKK, ha infine esortato i paesi europei a non essere “ipocriti” e a “soddisfare le richieste” di Ankara.

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