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Ue investimenti obiettivi

Clean Industrial Act, ecco la posizione delle associazioni italiane

Oggi alla Camera dei Deputati si sono svolte le audizioni di alcune associazioni nell’ambito dell’esame della Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul patto per l’industria pulita (Clean Industrial Deal)

Oggi, in Commissione Attività produttive alla Camera, si sono svolte le audizioni di numerose associazioni italiane nell’ambito dell’esame della Comunicazione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sul Patto per l’industria pulita (Clean Industrial Deal), una tabella di marcia comune verso la competitività e la decarbonizzazione.

Clean Industrial Deal, Regina (Confindustria): prendere decisioni e agire con rapidità

“Tutte le nostre valutazioni sul Clean Industrial Deal vanno considerate nel contesto attuale, che è caratterizzato da forti criticità per l’industria europea, che si trova davanti a problemi strutturali come gli alti costi dell’energia e gli alti costi delle materie prime, tutti effetti indotti dai conflitti in atto e alle tensioni geopolitiche”. Lo ha dichiarato Aurelio Regina, delegato all’Energia del presidente di Confindustria.

“In questo quadro così complesso – ha aggiunto Regina – non possiamo che esprimere una fortissima preoccupazione, già a partire da quanto concerne la tempistica. Il Clean Industrial Deal prevede ben 53 atti, tra legislativi e non legislativi, con l’ultimo previsto per fine 2027. Considerando che normalmente, in media, un iter normativo europeo richiede da uno a due anni, è facile intuire che i tempi sicuramente non vanno d’accordo con l’urgenza che il momento richiede. Quindi la prima raccomandazione e sollecitazione che facciamo è che non è più il momento di comunicazioni o di indulgere in attività di riflessione, è il momento di prendere decisioni e di agire con molta rapidità. Serve un salto di qualità operativo, politico, finanziario, con strumenti che siano concreti, disponibili, di facile accesso e pensati appunto per essere disponibili all’intero tessuto produttivo europeo, non solo a pochi grandi campioni nazionali”.

Vavassori (ANFIA): esautorare investitori non industriali da borsa TTF

“Secondo noi – ha dichiarato Roberto Vavassori, presidente di ANFIA – il Clean Industrial Deal dovrebbe prevedere una rete europea interconnessa per l’energia, perché uno dei limiti più grandi della nostra competitività in Europa è il fatto che non possiamo muovere l’elettricità dove ce n’è bisogno, dal punto più economico dal punto meno economico”.

“Il secondo tema – ha aggiunto Vavassori – è esautorare gli investitori non industriali dalla borsa TTF del gas, perché questo crea delle enormi distorsioni. Infine, la competitività: noi proponiamo, visto l’attacco che il nostro settore sta subendo, purtroppo, all’interno da parte della stessa Commissione con la regolamentazione, e all’esterno da parte di Stati Uniti e Cina, un piano europeo decennale di rinnovo del parco auto circolante, nel segno vero della decarbonizzazione, della sostenibilità energetica (quindi con neutralità tecnologica) e la circolarità con contenuto soprattutto locale europeo”.

Energia, Bucci (Proxigas): oggi la domanda di gas in Europa è stabile e resiliente

“Oggi di fatto l’industria europea va a gas”, ha affermato Marta Bucci, direttore generale di Proxigas, che ha aggiunto: “i dati sul gas ad uso industriale, sia europei che italiani, ci dicono che rispetto al 2019 c’è stata una contrazione dei consumi, soprattutto durante la crisi energetica, perché i prezzi alti dell’energia hanno messo in difficoltà delle nostre imprese. Ad oggi però, la domanda risulta stabile e resiliente”.

“Se guardiamo anche all’andamento della domanda dei consumi elettrici – ha aggiunto Bucci -, non si vedono dei fenomeni significativi di switch dal gas all’elettrico, perché, come sappiamo, molti processi produttivi non sono elettrificabili. In Italia consumiamo circa 12 miliardi di metri cubi di gas all’anno per usi industriali, all’interno di una domanda che in generale risulta stabile e resiliente. La domanda italiana di gas nel 2024 ha eguagliato quella del 2023, e nei primi mesi del 2025 vediamo addirittura una crescita legata al fatto che il gas è anche una fonte energetica, lo usiamo per produrre energia elettrica e per compensare le rinnovabili.

Riguardo alle prospettive di decarbonizzazione, possiamo sicuramente fare affidamento sui green gas, di cui l’Europa ha riconosciuto la grande valenza. I green gas ci aiutano sia verso la decarbonizzazione, ma anche per aumentare la sicurezza energetica e la competitività del nostro sistema. Gli obiettivi europei sono molto ambiziosi e le prospettive italiane sono assicuranti, per certi versi: abbiamo un potenziale di biometano consistente, e lo stiamo sviluppando anche grazie al PNRR. Ci auguriamo di poter centrare il target dei 5 miliardi al 2030, mentre per l’idrogeno le tempistiche sono un po’ più lunghe”.

Cattaneo (Assomet): l’accesso equo all’energia è il problema più grave

“Per quanto riguarda i temi che ci interessano di più – ha dichiarato Roberto Cattaneo, responsabile ambiente ed energia di Assomet – c’è ovviamente l’energia, perché un accesso all’energia ad un prezzo equo in tutti gli Stati membri è il problema più grave che attende una risposta, soprattutto per imprese come Assomet, che sono a forte consumo di energia”.

“I fattori su cui sarebbe possibile intervenire – ha spiegato Cattaneo – hannoa natura interna ed esterna all’Unione europea: se è comprensibile la difficoltà ad intervenire sui fattori esterni, lo è decisamente meno la resistenza a non farlo su quelli interni, come la semplificazione degli iter amministrativi per l’approvazione di impianti rinnovabili, oppure un quadro fiscale più favorevole all’elettrificazione, l’efficienza della rete elettrica, nazionale ed europea, e la grande questione del mercato unico dell’energia dell’Unione europea. In realtà molte soluzioni sono già pronte, ma gli Stati per primi finora non hanno espresso la volontà di adottarle, preferendo la concorrenza interna, in cui l’Italia perde più degli altri Paesi, avendo il prezzo dell’energia più alto di tutta l’Ue. l’efficienza dei sistemi di distribuzione che nella famiglia”.

Lorubio (Assotermica): auspichiamo che riconosca le nostre eccellenze

“Noi – ha detto Giuseppe Lorubio, presidente di Assotermica – auspichiamo che il Clean Industrial Deal riesca a riconoscere le eccellenze che ci contraddistinguono. In particolare, Assotermica spinge da sempre per un approccio alla transizione energetica che si muove lungo tre direttrici. La prima è la multitecnologia: noi rappresentiamo quasi tutti gli apparecchi per il riscaldamento, dalle caldaie agli apparecchi ibridi, alle pompe di calore per acqua calda sanitaria”.

“Noi – ha aggiunto Lorubio – crediamo che dobbiamo lavorare seriamente per fare in modo che i nostri apparecchi siano pronti per utilizzare qualsiasi tipo di combustibile e di vettore energetico, anche quelli che oggi non vediamo ancora, ma che sicuramente in futuro vedremo in quantità sempre maggiori, come ad esempio il biometano e l’idrogeno. Infine, il tema di una transizione che sia multiobiettivo. Noi abbiamo abbracciato l’idea di decarbonizzare i consumi termici, ed è per questo che l’industria italiana ha di fatto inventato l’apparecchio ibrido, cioè una combinazione intelligente di una caldaia a condensazione con una pompa di calore elettrica. Multiobiettivo perché, insieme alla decarbonizzazione, crediamo sia fondamentale garantire un futuro a questa industria, che dà lavoro a tante persone, affinché poi possano essere anche offerte soluzioni sempre più economiche e convenienti ai clienti finali”.

Di Marco (ASVIS): il governo sostenga le proposte del piano

“ASVIS sostiene le misure del Clean Industrial Deal quale condizione per unificare Green Deal e competitività del sistema produttivo, e chiede al governo di sostenere in sede di Consiglio dell’Unione tutte le relative proposte e di preparare le condizioni nazionali di contesto per accoglierne al meglio i molteplici benefici”. Così Luigi Di Marco, membro della segreteria di ASVIS.

“Si invita il governo – ha aggiunto Di Marco – a valorizzare l’impostazione sistemica dell’iniziativa: decarbonizzazione, riduzione del costo dell’energia, rafforzamento dell’economia circolare, occupazione di qualità, politica economica espansiva con visione a lungo termine, resilienza del sistema produttivo nazionale e dei bilanci pubblici. Raccomandiamo attenzione prioritaria allo sviluppo delle competenze e alla capacità di innovazione, con l’impegno di colmare i ritardi nazionali. Formare, trattenere e attrarre i talenti necessari è condizione chiave affinché il nostro sistema produttivo sia in grado di progettare, accogliere i finanziamenti e gestire azioni trasformative. Invitiamo il governo a valutare come l’attuazione dei talenti svolga un ruolo fondamentale, in controtendenza al fenomeno della decrescita demografica e della fuga dei cervelli, condizione di grave preoccupazione per la tenuta del sistema previdenziale e dei bilanci pubblici per il futuro del Paese”.

Magi (H2IT): estendere interventi a diverse apparecchiature

Cristina Magi, direttrice di H2IT, ha spiegato che l’associazione chiede “di rafforzare la manifattura nazionale. Le tecnologie legate all’idrogeno rappresentano uno dei pochi ambiti in cui l’Europa mantiene ancora un vantaggio competitivo a livello globale. L’Italia, tra l’altro, detiene una vasta esperienza e competenza per la produzione di tecnologie e sistemi su tutta la catena del valore, e aziende specializzate nel fornire componenti hydrogen ready”.

“Alla luce di questo – ha aggiunto Magi -, raccomandiamo che il Clean Industrial Deal estenda il proprio ambito di intervento a diverse apparecchiature: oltre gli elettrolizzatori – la cui rilevanza strategica è ampiamente riconosciuta – rientrano celle a combustibile, motori, turbine, unità per la produzione di carburanti alternativi, sistemi di metanazione, stoccaggio, compressori. Bisogna poi semplificare le regole: in un contesto di crescente incertezza, abbiamo bisogno di regole chiare, stabili e di lungo periodo. Le iniziative relative alla produzione di idrogeno rinnovabile sono strettamente legate allo sviluppo delle rinnovabili e quindi dovrebbero beneficiare di iter normativi semplificati”.

Del Giacco (Utilitalia): ridurre il costo dell’energia per gli operatori europei

“Utilitalia condivide e apprezza i contenuti del Clean Industrial Deal, ma anche le indicazioni contenute all’interno dei primi atti derivati dal CID e pubblicati dalla Commissione europea, ovvero l’Affordable Energy Action Plan e la Water Resilience Strategy, che sicuramente vanno nella direzione di raggiungere gli obiettivi indicati da quegli stessi atti e di rilanciare la competitività dell’industria europea”. Lo ha affermato Luigi Joseph Del Giacco, Affari istituzionali di Utilitalia.

“Nonostante questo – ha aggiunto Del Giacco – abbiamo alcune proposte su come può essere raggiunto in maniera più rapida ed efficace uno degli obiettivi principali, quello della riduzione del costo dell’energia per gli operatori economici europei. Secondo noi, oltre alle azioni indicate nel piano, possono essere ipotizzate e portate avanti ulteriori azioni che vertono su quattro pilastri fondamentali: una valorizzazione adeguata del ruolo delle reti di distribuzione dell’energia elettrica – che sicuramente rappresenteranno il cardine della transizione green e l’elettrificazione dei consumi -, un supporto allo sviluppo del teleriscaldamento, la promozione di una hyrogen economy per velocizzare la creazione di una filiera europea dell’idrogeno e la salvaguardia del ruolo delle reti di distribuzione del gas”.

Nigo (Consorzio Biogas): porre l’attenzione sui gas rinnovabili

“Possiamo esprimere sicuramente apprezzamento sui contenuti – ha affermato Caterina Nigo, responsabile Relazioni istituzionali di Consorzio italiano biogas –, anche perché mantengono fermi gli obiettivi strategici del Green Deal, e a nostro avviso questo può essere un ulteriore supporto alla politica di decarbonizzazione e competitività per le nostre imprese”.

“Sempre maggiori documenti a livello europeo – ha aggiunto Nigo – affermano l’importanza del ruolo del biogas e del biometano per la decarbonizzazione, e secondo noi deve essere posta particolare attenzione ai gas rinnovabili, come appunto il biometano, sia in ottica di decarbonizzazione delle industrie che in termini di sicurezza energetica. Siamo in un momento in cui dobbiamo capire quali possono essere le azioni efficaci ed efficienti nel breve periodo. Attraverso la produzione di biogas e biometano già oggi noi possiamo rispondere a molte delle azioni previste dal Clean Industrial Deal: ad esempio, possiamo contribuire alla decarbonizzazione delle industrie cosiddette ‘hard to abate’, quindi il settore della ceramica, dell’acciaio o della carta, dove il biometano rappresenta il vettore disponibile e utilizzabile nel breve periodo”.

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