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Emissioni Banche

Co2, su cattura e stoccaggio l’Europa ci prova

L’approccio europeo di riduzione delle emissioni di Co2 potrebbe mobilitare nel Vecchio Continente fino a 35 miliardi di dollari entro il 2035, L’analisi di Rystad Energy

Potrebbe essere arrivato il momento della tecnologia per la cattura e lo stoccaggio del carbonio in Europa. Un nuovo approccio, in linea con la transizione energetica e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di Co2 che nel Vecchio Continente potrebbe mobilitare fino a 35 miliardi di dollari di investimenti entro il 2035, soprattutto nel Regno Unito dove sono in fase avanzata diversi progetti.

35 MILIARDI DI INVESTIMENTI AL 2035

Secondo quanto emerge da un’analisi condotta dalla società di consulenza Rystad Energy, l’Europa, dopo due decenni lunghi e costosi di studi e centri di prova per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS), ha finalmente raggiunto una fase in cui gli sviluppi su larga scala hanno senso dal punto di vista finanziario e potrebbero innescare fino a 35 miliardi di dollari di investimenti in sviluppo al 2035, anno in cui potrebbero essere catturate e stoccate nel continente fino a 75 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

CHI CI STA PENSANDO IN EUROPA

Solo in Europa ci sono circa 10 grandi progetti pianificati sia per la cattura che per lo stoccaggio del carbonio, che hanno un’alta probabilità di essere operativi entro il 2035. La maggior parte di essi si trova intorno al Mare del Nord in Norvegia, Regno Unito, Danimarca e Paesi Bassi, ma ci sono anche progetti in fase di progettazione in Irlanda e in Italia.

IL PROGETTO ITALIANO

Nel nostro paese, ad esempio, si sta pensando di sfruttare i giacimenti esauriti al largo delle coste ravennati, a fianco dei Lidi Comacchiesi, hanno la capacità per diventare depositi di anidride carbonica proveniente da tutto il Mediterraneo. Il progetto, secondo quanto riferito tempo fa dal quotidiano La Nuova Ferrara, dovrebbe essere portato avanti da Eni. Ad oggi questi grandi contenitori naturali stoccano 14 milioni di gas naturale, ma l’obiettivo di Eni è di ampliare la capacità fino a 300-500 milioni di tonnellate, una disponibilità in grado di soddisfare le esigenze dell’intero bacino del Mediterraneo.

I CONTRATTI AGGIUDICATI AI FORNITORI INIZIERANNO A CRESCERE IN MODO SIGNIFICATIVO GIÀ DAL 2021-2023

Rystad Energy ha stimato che, anche se la maggior parte dei progetti dovrebbe essere online a partire dalla metà di questo decennio, gli investimenti e i contratti aggiudicati ai fornitori inizieranno già a crescere in modo significativo dal 2021-2023, in quanto la maggior parte dei progetti ha una tempistica di sviluppo che va dai tre ai cinque anni. L’investimento totale di capitale per questi progetti dovrebbe raggiungere i 30 miliardi di dollari, oltre alle spese operative per un totale di 5 miliardi di dollari fino al 2035.

Circa la metà del capex sarà consumata dagli impianti alla fonte, con attrezzature per la cattura di Co2 e la costruzione degli impianti che ne costituiscono la parte più consistente. Gli investimenti per lo stoccaggio costituiranno il 15% e comprenderanno principalmente servizi ben collegati per lo stoccaggio sicuro dell’anidride carbonica in serbatoi sotterranei. Il trasporto e le operazioni richiedono il 35% e riguardano le linee di trasporto, la spedizione e i costi di manutenzione delle infrastrutture.

I PRIMI TRE PROGETTI OPERATIVI

I primi tre progetti che diventeranno operativi sono Acorn CCS, Northern Lights e Porthos, che cambieranno le carte in tavola perché elimineranno l’incertezza generale della CCS. È probabile che seguiranno più del doppio dei progetti, in termini di numero e dimensioni.

“Con i progetti finora pianificati in Europa, ci aspettiamo che ogni anno dal 2021 al 2025 si aggiungeranno 3 milioni di tonnellate all’anno (tpa) di capacità di cattura e stoccaggio di Co2, per poi saltare a 7 milioni di tpa nel prossimo quinquennio 2026-2030. Per il 2035 si prevede una capacità installata totale di circa 75 milioni di tpa, dove quasi l’80% verrà da progetti del Regno Unito”, ha riferito Rystad Energy.

AL MOMENTO OPERATIVI SOLO DUE CCS IN NORVEGIA

Attualmente, in Europa sono operativi solo due progetti completi di Co2 su larga scala: I progetti di iniezione di CO2 nei campi offshore norvegesi Sleipner e Snohvit, con una capacità combinata di cattura e stoccaggio di CO2 di circa 1,5 milioni di tpa.

L’EUROPA HA CIRCA 1.000 SITI INDUSTRIALI CANDIDATI PER LA CATTURA DI CO2

Guardando al quadro generale, l’Europa ha circa 1.000 siti industriali di grandi dimensioni, come cementifici, produttori di acciaio, impianti di energia fossile e di termovalorizzazione, che potrebbero essere tutti candidati per la cattura di Co2. Circa 250 di questi hanno una distanza di spedizione ragionevole per inviare Co2 da stoccare nel Mare del Nord.

NEL MONDO CIRCA 6.000 IMPIANTI INDUSTRIALI ADATTI ALLA CATTURA DI CO2

In tutto il mondo potrebbero esserci circa 6.000 impianti industriali adatti alla cattura di Co2. Anche se si prevede che solo una frazione di questi siti utilizzerà la tecnologia CCS, questo numero rappresenta un enorme potenziale per maggiori investimenti in grado di ridurre le emissioni globali di Co2 nei decenni a venire: senza dimenticare che il nuovo business potrebbe portare nuove opportunità agli appaltatori che attualmente ottengono la maggior parte del loro business dall’industria del petrolio e del gas.

UN’OPPORTUNITÀ PER I FORNITORI DI OCTG E PIPELINE

“Lo sviluppo di progetti CCS è anche un’opportunità per l’industria dei pipeline e dei prodotti tubolari per i paesi petroliferi (OCTG), con un nuovo mercato che sta per aprirsi per i fornitori che cercano di espandersi oltre il petrolio e il gas”, ha sottolineato James Ley, Senior Vice President of Energy Service Research di Rystad Energy.

SAIPEM IN PRIMA LINEA

Il progetto di stoccaggio di anidride carbonica di Equinor, Shell e Total Northern Lights in Norvegia, ad esempio, richiederà circa 12.000 tonnellate di tubi in carbonio senza saldatura per la linea di esportazione. “Per l’installazione sottomarina, Saipem, Technip FMC e Subsea 7 sono tutti in gara per questo lavoro e riteniamo che Saipem e Subsea 7 siano in testa alla gara”, ha riferito Rystad Energy.

Saipem, tra l’altro, ha acquisito a inizio anno, tecnologia proprietaria per la cattura di CO2 dalla società canadese CO2 Solutions (CSI) leader nell’innovazione per la cattura dell’anidride carbonica promossa da enzima, perseguendo lo sviluppo e la commercializzazione della tecnologia asservita al trattamento di effluenti industriali. La tecnologia di CSI abbatte la soglia dei costi di post-combustione per la cattura di CO2 abilitandone il sequestro e consentendone il riutilizzo per l’ottenimento di nuovi prodotti commercializzabili.

NON A TUTTI PIACE LA TECNOLOGIA CCS

Diversi responsabili politici europei e organizzazioni non governative (ONG) hanno però dichiarato di essere pronte ad escludere la CCS dagli strumenti di mitigazione del clima, affermando che la tecnologia non è provata e disponibile e ha aspettative irrealistiche.

“Affinché la CCS abbia un futuro significativo, è quindi importante che Northern Lights e Acorn attraversino le loro fasi pilota per dimostrare che questa può essere una tecnologia collaudata – ha affermato Audun Martinsen, responsabile della ricerca sui servizi energetici di Rystad Energy -.Poiché le tecnologie rinnovabili standard che hanno una certa maturità in Europa, come gli impianti solari e i parchi eolici offshore, stanno guadagnando sempre più quote di mercato, i progetti CCS dovranno affrontare la concorrenza e dovranno dimostrare di essere convenienti”.

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