Il settore dell’auto sta vivendo una fase di profondi cambiamenti, tra cui una digitalizzazione sempre più pervasiva e un’attenzione marcata verso una mobilità sostenibile. L’Italia, però, rischia di perdere parti importanti della filiera, che già da anni soffre in termini di produzione
Negli ultimi anni il settore dell’auto è riuscito a superare una serie di sfide molto dure: dalla scarsità dei semiconduttori a livello globale alla mancanza di materie prime, fino all’instabilità delle catene di approvvigionamento.
Oggi il mercato automotive sta vivendo un processo di grande mutamento ed evoluzione – grazie allo sviluppo di nuove tecnologie come la robotica, la stampa 3D e le auto senza conducente – ed è influenzato dai nuovi trend che contraddistinguono i consumatori. Le aziende si stanno preparando per la mobilità del futuro, in cui l’automobile viene descritta con l’acronimo CASE: connected, autonomous, shared ed electric.
LA TRASFORMAZIONE DEL SETTORE AUTOMOTIVE IN ITALIA
La profonda trasformazione del settore automotive è spinta da molteplici fattori, che agiscono in maniera combinata sul comparto. La transizione verde e quella digitale in primis, ma anche una più generale evoluzione dei sistemi di mobilità, stanno trainando il settore lontano dalla produzione dei soli veicoli tradizionali a combustione interna verso una sempre maggiore integrazione con altri servizi, infrastrutture e catene del valore, una digitalizzazione sempre più pervasiva e un’attenzione marcata verso una mobilità sostenibile, per rispondere ad una domanda di trasporto in mutamento.
Anche per soddisfare le nuove esigenze dei consumatori, si assiste da tempo ad una fase di diffusione delle nuove tecnologie digitali e di connettività, che consente ai veicoli di scambiare informazioni con altri veicoli e infrastrutture stradali, sia per migliorare l’esperienza di guida, sia per integrare le informazioni e i dati degli utenti tra produttori e canali commerciali.
LA DIFFUSIONE DEL VEHICLE SHARING
Sembra poi esserci, tra i giovani, un basso desiderio di utilizzare un’auto (di proprietà o meno) rispetto alle precedenti generazioni. Tra i nuovi servizi, negli ultimi anni risulta in forte crescita il settore del vehicle sharing. secondo il 7° rapporto annuale dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, il fatturato complessivo generato dal settore in Italia ha superato i 178 milioni di euro nel 2022 (+38% rispetto al 2021). Secondo le stime del Politecnico di Milano, nel 2022 il mercato italiano della mobilità Connected ha raggiunto complessivamente un valore di 2,5 miliardi di euro (+16% rispetto al 2021), di cui circa il 13% generato da soluzioni di smart mobility nelle città, in primis per la gestione dei parcheggi e la sharing mobility.
LA DIGITALIZZAZIONE NEI PROCESSI PRODUTTIVI
La digitalizzazione e le trasformazioni tecnologiche riguardano anche la produzione, automatizzando i processi con la robotica, molto diffusa nella produzione di auto a motore, ma anche con l’uso della stampa 3D e dell’intelligenza artificiale. Secondo i dati Istat sull’uso dell’ICT nelle aziende con almeno 10 dipendenti, nel settore della fabbricazione dei mezzi di trasporto oltre un quarto delle imprese utilizzava la stampa 3D già nel 2018 – ultimo anno disponibile –, contro una media nel manifatturiero del 9%. Nel 2022 oltre il 40% delle imprese automotive utilizzava robot industriali, contro il 16% nella manifattura.
I DATI SULLE VENDITE PER TIPOLOGIA DI ALIMENTAZIONE
Per quanto riguarda le vendite, globalmente i mercati di automobili a motore a combustione interna (ICE) si stanno riducendo a favore dei veicoli elettrici (EV, a batteria e ibridi plug-in), che nel 2023 hanno raggiunto una quota di mercato del 18% delle vendite di nuove auto passeggeri (rispetto al 14% del 2022). Guardando al mercato europeo, le auto elettriche lo scorso anno hanno rappresentato il 22,3% delle nuove immatricolazioni (di cui il 14,6% elettrici a batteria – BEV e il 7,7% ibridi plug-in – PHEV), raggiungendo il 3% del parco circolante (1,7% BEV e 1,3% PHEV) per l’Unione europea.
In Italia, secondo i dati del Ministero dei Trasporti elaborati dall’Anfia, le auto elettriche nel 2023 pesavano solo per l’8,6% del totale delle immatricolazioni (4,2% BEV e 4,4% PHEV). Una quota di gran lunga maggiore è stata invece assorbita dalle autovetture ibride (HEV), che lo scorso anno hanno toccato il 36,1% delle nuove immatricolazioni.
LE IMMATRICOLAZIONI DI AUTO NEL 2024
I dati dei primi 8 mesi del 2024 confermano il primato delle auto ibride sul totale delle immatricolazioni (39%), che aumentano la loro quota di mercato (+2,8% rispetto al 2023), così come le auto a benzina (+1,6%), a fronte di una quota delle elettriche pure e delle plug-in in lieve flessione (rispettivamente -1,0% e -0,5%). Anche come quota sul parco circolante, la penetrazione dell’auto elettrica in Italia è minore rispetto al dato europeo: lo 0,5% del parco come elettrico “puro” (BEV), contro un 5,4% per le auto alimentate in maniera ibrida (PHEV, HEV), secondo i dati ACI. Per avere un termine di paragone, in Germania le quote BEV al 2023 erano 18,3% sulle nuove immatricolazioni e 2,8% sulla flotta circolante totale. In Norvegia – il Paese europeo con la maggiore adozione di auto elettriche, le quote salivano all’81,8% e al 22,0%.
DELOITTE: L’INFLAZIONE RALLENTA LA TRANSIZIONE ELETTRICA
C’è poi il tema dell’inflazione e del conseguente caro vita, che pesano sulle scelte dei consumatori italiani e frena la propensione all’acquisto di auto elettriche ed altre opzioni green. Dal Global Automotive Consumer Survey di Deloitte 2024 (una ricerca periodica condotta in 26 Paesi su un campione di oltre 26 mila rispondenti) emerge infatti che nell’ultimo anno più consumatori sono tornati a considerare i veicoli diesel e benzina al momento dell’acquisto di una nuova auto: rispetto all’anno precedente la preferenza degli italiani perle auto a benzina e gasolio è rimbalzata dal 19% al 30% (la media europea è del 43%).
Inoltre, lo studio mostra come la maggioranza degli italiani si aspetti di spendere meno di 50mila euro per l’acquisto dell’auto elettrica. Oltre al caro-vita, gli italiani sono ancora dubbiosi sull’opportunità di acquistare veicoli elettrici, in quanto preoccupati dell’autonomia (45%), del tempo di ricarica delle batterie (40%) e del costo di sostituzione della batteria (38%). Vi è poi la questione della mancanza di una rete pubblica di infrastrutture di ricarica adeguata, con la metà dei consumatori italiani che prevede di dover ricaricare la propria auto a casa.
CRESCE LA DOMANDA DI LEASING E ABBONAMENTI
Nonostante le difficoltà viste sinora, da un recente sondaggio emerge che sta crescendo l’ottimismo dei consumatori nel mercato automotive, con un incremento del 9% del numero di chi è positivo rispetto al suo potere d’acquisto futuro. Secondo il Global Automotive Study 2024 di Simon-Kucher, sebbene l’acquisto tradizionale di automobili susciti sempre interesse, un numero sempre maggiore di consumatori sta scegliendo delle opzioni come il leasing e gli abbonamenti, formule che permettono di accedere alle auto più recenti con maggiore flessibilità e costi iniziali più sostenibili. Secondo il report, l’interesse per le auto elettriche resta elevato e si prevede che nei prossimi anni i veicoli elettrici e quelli ad alimentazione tradizionale potranno prosperare insieme.
Dal sondaggio – che ha coinvolto oltre 7.000 rispondenti in mercati chiave – emerge che il 75% dei consumatori esprime un (cauto) ottimismo sul futuro del mercato automobilistico, con una diminuzione del 9% tra chi si aspetta un calo del proprio potere d’acquisto. Il 64% degli intervistati ritiene ancora che le auto elettriche rappresenteranno il futuro, anche se la percezione di una rapida crescita del settore sembra rallentare.
IL PERCORSO DI ACQUISTO
Un altro dato interessante è quello sul percorso d’acquisto: il 79% dei consumatori inizia la ricerca online, ma il 75% delle transazioni si conclude ancora nei concessionari. In questi un ruolo molto importante è rappresentato dal test drive, che per oltre la metà degli intervistati è indispensabili per concludere l’acquisto.
Infine, nel segmento non premium, i marchi giapponesi dominano le preferenze in vari mercati (anche se in Italia il brand top of mind resta Fiat), mentre i brand cinesi guadagnano terreno, soprattutto tra i consumatori più giovani.
CONCLUSIONI
La filiera dell’automotive sta vivendo una fase di profondi cambiamenti: da un lato, il perimetro dell’intera filiera si sta modificando e allargando, includendo attività proprie di altre catene del valore; dall’altro, in Italia il settore rischia di perdere parti importanti della filiera, che già da alcuni anni soffre in termini di produzione. Se la flessione del comparto core dovesse proseguire ad un forte ritmo anche nei prossimi anni, ciò avrebbe un forte impatto negativo sul PIL, considerata l’importanza del settore e del suo indotto economico in Italia.