Le difficoltà delle tre maggiori economie – e maggiori inquinatori – dell’Unione europea stanno tutte lottando per raggiungere i propri obiettivi net zero e contrastare il cambiamento climatico
Germania, Francia e Italia si sono impegnate a raggiungere il net zero intorno alla metà del secolo, nel tentativo di impedire che le condizioni meteorologiche diventino più estreme. Le tre maggiori economie – nonché maggiori inquinatori – dell’Unione europea, però, stanno tutte lottando per azzerare le emissioni nette.
IL NET ZERO IN GERMANIA
La Germania – il più grande emettitore di gas serra in Europa – prevede di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2045. Tutti i grandi partiti, tranne l’estrema destra, hanno promesso di impedire al pianeta di riscaldarsi di 1,5°C.
Il governo di coalizione tra socialdemocratici, verdi e liberali si è quasi fatto a pezzi lottando sulle politiche per ripulire l’economia. I liberali e i cristiano-democratici dell’opposizione hanno formulato delle proposte per eliminare gradualmente le automobili con motore a combustione e le nuove caldaie a gas come un attacco alla libertà. Tuttavia, le leggi per facilitare la costruzione di turbine eoliche e pannelli solari sono state approvate senza alcuna reazione negativa.
La Germania ha rafforzato la sua legge sul clima due anni fa, dopo che la Corte Suprema aveva stabilito che la versione precedente era “parzialmente incostituzionale”. Alcuni settori – come l’edilizia e i trasporti -, però, da allora non sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi annuali. L’osservatorio scientifico del governo ha affermato che l’ultimo “piano d’azione immediato” del ministero dei Trasporti è troppo debole anche solo per essere valutato. Il governo ora ha deciso di eliminare gli obiettivi settoriali.
GLI OBIETTIVI DELLA FRANCIA
La Francia mira a raggiungere il net zero entro il 2050 e, nonostante preveda di procedere più lentamente della Germania, è già più vicina all’obiettivo. Nel 2021 Parigi ha emesso la metà dei gas serra di Berlino, principalmente a causa di una vasta flotta di centrali nucleari che producono elettricità a basse emissioni di carbonio.
La Francia vuole che entro il 2035 metà della sua energia provenga dal nucleare e che entro il 2030 il 40% della sua elettricità provenga da fonti rinnovabili. Parigi, però, ha faticato a ridurre le emissioni provenienti dall’agricoltura – che sono le più alte di qualsiasi Paese europeo – e dai trasporti. Nel 2018 il movimento di protesta dei “gilet gialli” ha costretto il presidente francese, Emmanuel Macron, ad abbandonare il previsto aumento delle tasse sul carburante.
Lo scorso maggio il Consiglio di Stato, la massima corte francese, non ha riscontrato “alcuna garanzia credibile che la traiettoria sulla riduzione delle emissioni di gas serra sarà effettivamente rispettata”.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
L’Italia – il terzo più grande inquinatore d’Europa – ha l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050. Nel cosiddetto Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (PNIEC), il nostro governo ha affermato che entro il 2030 punta ad utilizzare le fonti rinnovabili per produrre il 65% della sua elettricità e coprire il 40% della sua domanda energetica.
L’Italia fa molto affidamento sul gas fossile per il riscaldamento e l’elettricità, principalmente dall’estero. Le nostre industrie di energia pulita sono cresciute lentamente negli ultimi 10 anni, anche se le recenti riforme sono destinate ad accelerare il ritmo delle installazioni. Anche il Belpaese offre uno sgravio fiscale – il cosiddetto “superbonus” – per isolare le case.
Tuttavia, mentre alcune ondate di caldo nel luglio scorso hanno provocato la morte di diverse persone, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha affermato di non sapere “quanto il cambiamento climatico sia dovuto all’uomo o alla Terra”. L’IPCC ha dimostrato che il riscaldamento globale è interamente dovuto all’uomo.