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La COP29 potrebbe cambiare tutto per i Paesi in via di sviluppo. Ecco perché

La COP29 di Baku potrebbe dare una svolta alla transizione green dei Paesi in via di sviluppo. Obiettivi, speranze e contraddizioni del prossimo vertice sul clima

La COP29 di Baku potrebbe rappresentare un primo passo verso un accordo globale per finanziare la transizione sostenibile dei Paesi in via di sviluppo. Difficilmente il vertice che si terrà in Azerbaigian permetterà di risolvere già le questioni chiave della finanza climatica, ma potrebbe permettere di porre le fondamenta per un accordo riguardo la provenienza e la quantità delle risorse necessarie a supportare la transizione verde dei Paesi in via di sviluppo.

COP 29, FOCUS SU FINANZA GREEN

Trovare risorse per finanziare la transizione green sarà il focus della prossimo COP29 che, ironia della sua sorte, si tiene in un Paese che deve la sua fortuna ai combustibili fossili. Infatti, i prodotti petroliferi contribuiscono al 90% delle esportazioni e al 60% delle entrate statali dell’Azerbaigian.
Mukhtar Babayev, il ministro dell’ecologia, considera il Paese un ponte tra il ricco nord e il povero sud del mondo, i produttori e i consumatori di petrolio. Tuttavia, lo Stato ha anche deciso di puntare fortemente sull’energia da sole e vento. Infatti, costruirà un interconnettore per trasportare energia green in Bulgaria, Ungheria e Romania.

Ma servono risorse per finanziare il progressivo abbandono dei combustibili fossili dei Paesi in via di sviluppo. Risorse che rischiano però di non arrivare mai per paesi come lo Zambia e le Maldive, perché i creditori rifiutano o attribuiscono alti tassi di interesse e condizioni onerose perché considerano i Paesi poveri troppo rischiosi. La vulnerabilità stessa di questi Stati viene usata contro di loro. Mia Mottley, PM delle Barbados il presidente del Kenya, William Ruto e Emmanuel Macron hanno messo in campo un’iniziativa per esplorare nuove possibili tasse: sui frequent flyer, sul carbonio sulla navigazione internazionale, sui produttori di combustibili fossili, anche una tassa sul patrimonio globale.

COP29, CHI DOVREBBE FINANZIARE LA TRANSIZIONE?

Ma chi dovrebbero essere le principali fonti di finanziamento per il clima? Il maggiore istituto di finanziamento allo sviluppo a livello globale, la Banca Mondiale, sembra aver fallito nella sua missione di finanziare le politiche climatiche negli ultimi anni.

Chi può pagare deve farlo davvero, ha detto Wopke Hoekstra, commissario europeo per il Clima, con un’allusione non troppo velata alla Cina. Ma anche a tutti quegli Stati che rientrano nella vecchia definizione di Paesi in via di sviluppo, ma che oggi godono di un alto reddito pro capite proprio grazie all’oro nero, come Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Singapore.

Un’affermazione che nasce dai timori europei riguardo un possibile smantellamento delle politiche verdi, nel caso in cui la destra vincesse le prossime elezioni europee. Una preoccupazione che non risparmia neanche gli Usa, minacciati dalla possibile vittoria di Trump alle prossime presidenziali, che potrebbe rappresentare una battuta d’arresto delle politiche green di Biden.

Nel frattempo, gli Usa hanno accusato la Cina di aver deliberatamente aumentato la sua capacità di produrre prodotti e componenti chiave, tra cui pannelli solari e veicoli elettrici, per sconfiggere la concorrenza statunitense ed europea. In risposta, Biden ha introdotto dazi punitivi su 18 miliardi di dollari importazioni cinesi.

Anche la guerra in Ucraina e il conflitto a Gaza rischiano di ostacolare il percorso di transizione dei Paesi in via di sviluppo. Basti pensare che l’Azerbaigian ha ricevuto la presidenza della Cop29 solo nelle fasi conclusive della Cop28, dopo che i candidati dell’Europa orientale, tra cui Romania e Bulgaria, sono stati bloccati da Vladimir Putin.

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