“La sostenibilità della transizione energetica passerà dalla competitività delle imprese: un milione i posti di lavoro coinvolti”
Sono oltre un milione i posti di lavoro coinvolti nel percorso di transizione energetica intrapreso dall’Italia. Una sfida che, per raggiungere i sempre più sfidanti obiettivi europei, dovrà puntare alla salvaguardia dell’occupazione e ad assicurare la forte competitività delle imprese.
È questo il messaggio chiave della prima conferenza di Confindustria Energia, federazione delle associazioni del comparto energia di Confindustria, organizzata in occasione del passaggio di consegne da Giuseppe Ricci al neopresidente Guido Brusco. In questa occasione le principali personalità del settore energetico hanno ribadito l’importanza di un approccio lucido, pragmatico, concreto e scevro da pregiudizi ideologici per una transizione energetica sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale.
PICHETTO: SU TRANSIZIONE C’E’ SINTONIA TRA GOVERNO E IMPRESE
“Credo che dopo i sacrifici che le imprese, gli artigiani, gli esercizi commerciali hanno fatto per restare in campo con i prezzi dell’energia e delle materie prime alle stelle, adesso si possa guardare con più fiducia al domani e programmare quella transizione senza la quale non c’è futuro, non c’è sviluppo, non c’è lavoro” commenta”, ha commentato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. “Colgo oggi una sintonia importante fra il mondo dell’impresa e il governo nel seguire il percorso della transizione energetica ed ecologica, e colgo la stessa sensibilità nell’esigenza di perseguire gli obiettivi ambientali senza strappi sociali, senza danneggiare il tessuto produttivo e i livelli occupazionali, ma al contrario facendo di questo cambiamento il motore del nuovo sviluppo socio-economico del nostro Paese”.
RICCI: ASSICURARE TENUTA SOCIALE DEL SISTEMA
Nel corso dell’evento, il past president di Confindustria, Giuseppe Ricci, ha evidenziato le priorità del comparto per una vera transizione: “principi come quelli della neutralità tecnologica, l’importanza della ricerca e sviluppo, la valutazione delle tecnologie secondo l’intero ciclo di vita, la necessità di investimenti infrastrutturali e di un contesto normativo stabile sono gli assunti principali che devono essere sempre considerati per una transizione energetica giusta e sostenibile. Un percorso e una visione comune sul valore sociale della transizione energetica che Confindustria Energia sta facendo congiuntamente con le parti sociali, con cui abbiamo rafforzato le relazioni industriali. Non ci può essere un cambio radicale del modello energetico, se non si trova il modo di assicurare la tenuta sociale del sistema”.
BRUSCO: RAFFORZARE RELAZIONI INDUSTRIALI COSTRUTTIVE
In continuità con il lavoro svolto da Giuseppe Ricci, risulta fondamentale consolidare un modello associativo innovativo e inclusivo, capace di superare i tradizionali confini settoriali, come ha spiegato il neo presidente di Confindustria Energia, Guido Brusco: “il mio impegno sarà di proseguire il percorso già avviato, per fare sempre più di Confindustria Energia un luogo di integrazione in cui trovino spazio di rappresentanza tutte le realtà del comparto. L’energia ricopre un ruolo strategico per lo sviluppo sociale ed economico del Paese, per cui è necessario garantire sicurezza e flessibilità, salvaguardando la competitività delle nostre imprese. La transizione energetica dev’essere vista come un’opportunità di crescita per il Paese e di evoluzione e adeguamento delle sue infrastrutture senza preclusioni ideologiche. Sarà fondamentale continuare a privilegiare e rafforzare relazioni industriali costruttive e lavorare insieme per il raggiungimento di obiettivi comuni e con l’idea condivisa che il tema sociale sia un requisito fondamentale per il successo della transizione”.
Il PNIEC rappresenterà il volano del percorso di transizione energetica se vedrà affiancare alla massima spinta per la crescita delle rinnovabili il contributo di tutte le soluzioni low carbon, dai biocarburanti al biometano, ai processi circolari, all’idrogeno blue e green e alla CCS, con l’assicurazione di mantenere centrale il ruolo del gas per tutto il periodo di transizione. Secondo Confindustria Energia, il piano dovrà valorizzare la trasformazione industriale contro la dismissione e delocalizzazione, lo sviluppo delle filiere nazionali.
BONOMI: PER DECARBONIZZAZIONE SERVONO 1.100 MLD EURO DI INVESTIMENTI
“Siamo davanti ad un cambiamento epocale di paradigma e il Paese non può lanciarsi senza paracadute”, ha affermato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, aggiungendo che “saranno necessari 1.100 miliardi di euro di investimenti per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione in Italia da qui al 2030. Si tratta di un flusso d’investimenti di 140 miliardi di euro l’anno, che impone un impegno serio di tutti gli operatori in campo”.
Nel corso della conferenza Ilaria Capua, senior fellow of Global Health della Johns Hopkins University – SAIS, ha illustrato la relazione tra la transizione ecologica e la salute dell’ecosistema e come il percorso di transizione costituisca un elemento di forza per riequilibrare il sistema.
DESCALZI: SERVE DIVERSIFICAZIONE, DECARBONIZZARE È NECESSARIO
Secondo l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, “servono le diversificazioni tecnologiche. Biocarburanti, cattura del carbonio, tecnologie ancora non esistono. Bisogna fare tutto. La transizione va assolutamente affrontata come una priorità ma oltre a lavorare per il futuro prossimo dobbiamo lavorare per il presente, perché senza la sicurezza energetica non ci sono attività fondamentali come la sanità, l’agricoltura ecc. Del resto, paghiamo 5 volte il prezzo di quello che pagano gli Stati Uniti. Nell’immediato non possiamo cambiare tutte le infrastrutture perché abbiamo risorse limitate, ecco perché è necessaria la decarbonizzazione. È quella la chiave, ma se la criminalizziamo non c’è più un confronto ma un litigio, una contrapposizione”.
SCARONI: SERVONO INVESTIMENTI INVESTIMENTI CICLOPICI IN RINNOVABILI
Per il presidente di Enel, Paolo Scaroni, “fatto 100 il consumo di energia, quella elettrica conta per il 20%. Nel piano Net zero 2030 bisogna aumentare l’elettricità, perché le rinnovabili producono elettricità. Si deve arrivare al 50% dei consumi di energia elettrica. Per questo servono investimenti ciclopici nelle rinnovabili, così come aumentare in maniera importante le reti di distribuzione e di trasporto. Non possiamo pensare che tutto possa arrivare dalla finanza pubblica, sui finanziamenti dobbiamo confrontarci”. Sul costo dell’energia in rapporto al prezzo del gas di oggi Scaroni ha spiegato che “io sono abbastanza ottimista. Quando il nostro mondo si mette a investire i prezzi scendono. Quindi penso che riusciremo a replicare questa discesa dei prezzi, certo è un percorso in salita ma che dobbiamo assolutamente fare”.
TRENTIN (SIRAM): SU TRANSIZIONE COINVOLGERE ANCHE IMPRESE
Per l’ad di Siram Veolia, Emanuela Trentin, “bisogna fare una vera transizione energetica, un passo per volta e con un piano in testa, usando diversi strumenti, dal Pnrr agli investimenti delle aziende”. Secondo Trentin “il PNRR è una leva importante, una buona parte dei fondi sta andando sull’efficientamento degli edifici, ma non basta: vanno coinvolte anche le imprese – che hanno capacità di investimento – attraverso il partenariato pubblico-privato”. Per quanto riguarda il settore dell’efficientamento energetico e dell’impiantistica, “la principale sfida è farci riconoscere un ruolo importante. Oggi l’efficientamento energetico è nel PNIEC e finalmente abbiamo visibilità e un ruolo nella transizione. La nostra missione – ha concluso – è ridurre il fabbisogno energetico e le emissioni di CO2 e introdurre le energie rinnovabili. Il nostro settore si presta ad integrare tutti gli interventi e le tecnologie in una visione olistica”.