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Libia

Cosa succede in Libia e come è messa l’Italia

L’Italia costretta a recuperare il fortissimo ritardo accumulato e inserirsi nei negoziati tra Turchia e Libia

Le ultime vicende che si registrano in Libia preannunciano una fase difficile per il paese nordafricano e per il controllo del petrolio. Da un lato il generale Khalifa Haftar è sempre più interessato a Tripoli, dove risiede il governo di accordo nazionale (GNA) sostenuto dall’Onu che a sua volta è sempre più vicino alla Turchia.

Il governo di accordo nazionale si trova al momento preso da una stretta mortale perché l’unico amico straniero disposto a venire in suo aiuto militarmente è la Turchia, mentre un schieramento di forze – Egitto, Emirati Arabi Uniti, Russia e in un modo meno tangibile modo, Francia – stanno aiutando Haftar, che controlla il petrolio, anche se non controlla le entrate del petrolio.

IL SORPASSO TURCO

Nel frattempo il presidente del Consiglio presidenziale del governo dell’Accordo nazionale, Fayez Al-Serraj, ha inviato lettere ai leader di cinque paesi, Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Algeria e Turchia, chiedendo di “attivare gli accordi di cooperazione in materia di sicurezza per respingere l’aggressione contro Tripoli di tutti i gruppi armati che operano al di fuori della legittimità dello Stato, al fine di mantenere la pace sociale e raggiungere la stabilità in Libia”.

“Con la richiesta formale di Tripoli di aiuti militari lo scenario di un invio di truppe turche in Libia è ‘ora più probabile’ e apre ‘scenari strategici non positivi’ per l’Italia, che insieme a tutta l’Europa di fatto viene spazzata via dal Paese nordafricano, consegnandolo ad Ankara e Mosca, che stanno diventando i veri ‘arbitri’ della crisi. Ad analizzare gli sviluppi della situazione, dopo la lettera del premier Ferraz al Serraj a Italia, Usa, Turchia, Algeria e Germania, è Gianandrea Gaiani, direttore dell’Analisidifesa e secondo il quale, in un quadro del genere è ormai solo un ‘alibi’ continuare a invocare la soluzione politica come unica via da percorrere”, si legge su Agi.

NUOVI SCENARI PER L’ITALIA

“’L’arrivo di truppe turche a Tripoli apre scenari nuovi prima di tutto per noi italiani’, spiega il direttore di Analisidifesa, ‘non solo perché di fatto tornerebbero di fronte alle nostre coste, da dove li avevamo cacciati nel 1912 con la guerra italo-turca’. ‘Se avrà il controllo o un’influenza decisiva sul Gna, il presidente Tayyip Recep Erdogan, che già ricatta l’Europa con i flussi di migranti sulla rotta balcanica, potrebbe fare lo stesso dalla Libia, su una rotta che porta dritta all’Italia’”. Diventa fondamentale in questo senso il ruolo della Russia che ha “un accordo di cooperazione militare con Haftar, ma ha anche buoni rapporti con Serraj; c’è terreno fertile, perché Russia e Turchia diventino arbitri di questa crisi” dando loro “un ruolo chiave per potersi dividere la Libia dal punto di vista politico ed economico: le compagnie russe in Cirenaica, quelle turche in Tripolitania, dove però sono concentrati anche i nostri interessi’. L’Italia, a questo punto, non potrebbe fare altro che ‘recuperare il fortissimo ritardo accumulato e inserirsi nei negoziati tra questi due attori, che pero’ bisogna ancora vedere cosa vogliono fare’”.

EL FEEL

In ogni caso il problema di Haftar rimane prendere Tripoli: ma mentre ha notevoli capacità di attacco aereo non ha uomini a sufficienza per un controllo via terra anche se le milizie sono sempre in vendita al miglior offerente. Secondo Oilprice.com ci sono una serie di indicazioni del fatto che in Libia siamo di fronte a una nuova fase, a cominciare dal tentativo di acquisizione del giacimento petrolifero di El Feel fallito da parte della Gna. Il governo di Sarraj è riuscito a strappare brevemente il controllo del giacimento petrolifero – controllato anche da Eni – ad Haftar, che lo ha ripreso di fatto lo stesso giorno con attacchi aerei proprio fuori dal complesso. Poco dopo la ripresa della produzione, il campo è stata nuovamente chiuso per l’ostruzione di una valvola su una condotta di esportazione che ha messo fuori dal mercato 73.000 bpd per qualche ora.

LA TURCHIA HA FIRMATO UN ACCORDO DI FRONTIERA MARITTIMA CON LA LIBIA

La Turchia ha firmato nelle scorse settimane un accordo con la GNA sui confini marittimi del Mar Mediterraneo, prendendo due piccioni con una fava: da un lato ha rafforzato i rapporti con Tripoli e dall’altro ha posto un baluardo nella lotta con Cipro sull’esplorazione offshore di petrolio e gas. Questo accordo ha scatenato reazioni negativa da parte di Grecia ed Egitto – che sostengono sia illegale – tanto che ha espulso l’ambasciatore libico ad Atene.

Anche qui gli interessi italiani potrebbero essere messi in discussione: Ankara rivendica parte della Zona Economica Esclusiva della Grecia, Tripoli parte di quella greca e di quella egiziana. Ma nella zona opera Eni che opera nelle ricerche petrolifere Offshore della zona, e potrebbe essere costretta a rinunciare alle esplorazioni a Cipro in caso di problemi.

UNA SERIE DI ACCORDI PETROLIFERI IN LIBIA

“Non è un caso che nel momento in cui il generale Haftar ha annuncia una nuova offensiva su Tripoli si stiano concludendo una serie di accordi sul petrolio – scrive Oilprice.com -. La scorsa settimana, la Noc ha dato il via libera all’acquisizione da parte della francese Total degli asset di Marathon Oil nel paese. Queste attività valgono 450 milioni di dollari e includono una partecipazione di minoranza nelle concessioni Waha, con Total che si impegna a investire ulteriori 650 milioni di dollari e aumentare la capacità di 180.000 bpd.

Sempre la scorsa settimana Noc ha firmato due accordi di esplorazione e condivisione della produzione con la tedesca Wintershall nel bacino del Sirte, che comporta anche un impegno di responsabilità sociale da 150 milioni di dollari da parte di Wintershall.

BIG OIL STA SCOMMETTENDO SU HAFTAR

“L’offensiva ‘finale’ è in preparazione e Big Oil sta scommettendo su Haftar. La domanda a questo punto non è davvero se Haftar può prendere Tripoli: le sue capacità di attacco aereo potrebbero distruggere la capitale. La domanda è se può prenderla e controllarla in modo efficace visto anche il supporto militare e logistico turco al GNA. L’altra domanda è questa: se Haftar fallisce, sarà solo un’altra situazione di stallo o sarà una vittoria del GNA che si trasformerà in una vittoria su milizie di cui GNA non ha assolutamente alcun controllo? Ad ogni modo, Haftar controllerà ancora il petrolio”, conclude Oilprice.com.

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