Il premier: “L’Africa ha molta energia, e dobbiamo lavorare con strategia insieme con i Paesi africani. L’Italia può diventare un hub dell’approvvigionamento energetico per l’Europa”con il Piano Mattei
Arriverà in Parlamento a stretto giro, forse già questo mese, il “Piano Mattei” per l’Africa “un progetto strategico italiano su cui l’Italia punta a coinvolgere l’Europa soprattutto”. Ancora una volta il premier, Giorgia Meloni, nel corso del suo intervento al Festival delle Regioni e delle Province autonome è tornata sul tema tanto caro all’esecutivo.
“CHIEDEREMO IL COINVOLGIMENTO DI TUTTI”
“Chiederemo il coinvolgimento di tutti”, ha aggiunto Meloni spiegando che si tratta di fare “scelte strategiche che sono mancate spesso alla nostra nazione e forse anche all’Europa”.
COS’È IL PIANO MATTEI
Ma cos’è in concreto il Piano Mattei. Come ha chiarito lo stesso presidente del Consiglio più di una volta, consiste in un “modello di cooperazione non predatorio, in cui entrambi i partner devono poter crescere e migliorare”.
La sua accelerazione nasce dalle necessità di governare le migrazioni ma anche da esigenze energetiche visto che il Piano Mattei punta a completare nell’arco di un paio di anni lo sganciamento dal gas russo e a trasformare l’Italia in un hub energetico tra il Nord Africa e l’Europa grazie alla costruzione di nuovi gasdotti, che trasformerebbero il nostro paese in un esportatore di gas e idrogeno dal Nord Africa verso Germania e Austria, e non solo.
LA CRISI DELL’ENERGIA HA ACCELERATO LA STRATEGIA CON I PAESI AFRICANI
Nel suo intervento al Festival delle Regioni a Torino Meloni ha infatti ricordato che la crisi dell’energia “ci ha mostrato quanto esposta fosse la nostra economia alla dipendenza da altri Paesi. L’Africa ha molta energia, e dobbiamo lavorare con strategia insieme con i Paesi africani come vogliamo fare con il Piano Mattei. Noi siamo una piattaforma nel Mediterraneo e l’Italia può diventare un hub dell’approvvigionamento energetico per l’Europa, lavorando con i Paesi africani, ed è quello che vogliamo fare e stiamo facendo”.
TAJANI: NIENTE PATERNALISMI NÉ ATTEGGIAMENTI PREDATORI MA UN VERO PARTENARIATO
Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo a un’interrogazione nel corso del Question Time alla Camera la scorsa settimana era tornato sull’argomento: “L’Africa è una priorità per gli interessi nazionale e per gli equilibri globale il nostro governo l’ha messa fina dall’inizio al centro della politica estera italiana con un nuovo approccio ascoltare, rispettare costruire insieme e un fitto calendario di visite e incontri”.
“Niente paternalismi né atteggiamenti predatori ma un vero partenariato, una relazione tra pari. L’Africa vista con occhi africani: in questa logica condivideremo alcune proposte con i governati africani durante il vertice di Roma del 5-6 novembre e con loro li svilupperemo”, ha chiarito Tajani spiegando l’essenza del Piano Mattei.
LE AREE DI COOPERAZIONE
“Numerose le aree di cooperazione: agroindustria, transizione energetica lotta ai cambiamenti climatici, infrastrutture fisiche e digitali formazione professionale, cooperazione culturale scientifica e accademica” aveva chiarito Tajani dando una connotazione più precisa ai contorni della strategia italiana. “Intendiamo mettere a sistema le attività che l’Italia realizza orientandole su priorità condivise e mobilitando nuove risorse non solo pubbliche. Vogliamo incrementare le joint venture per trasformare in loco le materie prime con lavoratori africani di cui il continente è ricco: la crescita è lo strumento più efficace per favorire la stabilizzazione delle aree di crisi e aggredire le cause di emigrazione e contrastare la diffusione del radicalismo anche la cooperazione allo sviluppo rappresenta un tassello importante: l’Africa è il primo beneficiario delle nostre attività. Mentre abbiamo 400 iniziative a dono e più di 40 progetti a credito per un totale di circa 2 mld di euro. Ma l’Italia non può farcela da sola e fin da quando ero vicepresidente della Commissione europea insistevo sulla necessità di un piano Marshall europeo per l’Africa che ancora oggi è più necessario. Occorre coinvolgere le organizzazioni e le istituzioni finanziarie internazionali come abbiamo fatto per la conferenza di Roma su sviluppo e migrazioni; anche all’Onu abbiamo sensibilizzato gli interlocutori sull’esigenza di una più vasta operazione europea e globale la presidenza italiana del G7 offrirà una maggiore opportunità per rendere l’Africa una priorità per tutti”, aveva concluso Tajani
I PAESI COINVOLTI NEL PIANO MATTEI: LA LIBIA
Tanti i paesi coinvolti nel Piano Mattei, a cominciare da quelli della sponda sud del Mediterraneo come Libia e Tunisia. Con Tripoli il rapporto è storico e negli ultimi anni si è intensificato nuovamente dopo la primavera araba: dal 2017 con l’allora ministro dell’Interno del governo Renzi, Marco Minniti fino ad aprile 2023 quando sono state donate alcune navi alla guardia costiera libica di Tripoli per migliorare le operazioni di sicurezza nel Mediterraneo. Gli interessi sono soprattutto nel petrolio e nel gas con Eni in prima fila che gestisce molti giacimenti nel paese. Nell’ultimo viaggio in Libia, la presidente del Consiglio ha presenziato alla firma di un accordo tra Eni e la compagnia statale libica National oil corporation (Noc). L’intesa prevede un investimento di circa 7,3 miliardi di euro per lo sfruttamento dal 2026 di due giacimenti al largo della Libia. Ma anche in questo caso il governo italiano ha siglato un nuovo memorandum d’intesa che riguarda i migranti.
I RAPPORTI CON TUNISI E ALGERI
Altro paese strategico è poi la Tunisia. Durante la visita di Meloni con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l’olandese Mark Rutte, nel giugno 2023, è stato annunciato lo stanziamento immediato di 105 milioni di euro per assistere la guardia costiera e la polizia di frontiera tunisine. Da qui passano, per esempio, le forniture di gas che arrivano dall’Algeria con cui a gennaio abbiamo firmato importanti accordi di fornitura per bypassare Mosca: l’Algeria è passata infatti da una copertura di circa il 22%, al 40% del fabbisogno energetico di gas italiano. In un anno, i flussi in arrivo dal gasdotto Transmed – che collega l’Algeria all’Italia, passando per la Tunisia arrivando a Mazara del Vallo – sono aumentati del 113%, per un totale di circa 25 miliardi di metri cubi di gas arrivati in tutto il 2022. L’azienda di bandiera Sonatrach aveva concordato inoltre con Eni l’aumento delle forniture dal 2023-2024.
IL MOZAMBICO. E NON SOLO
Allargando il discorso, all’interno del Piano Mattei rientrano poi i rapporti con il Mozambico che rappresenta uno dei player più importanti al mondo per quanto riguarda le riserve di gas. Qui Eni opera già in diversi siti: Ad esempio, il 13 novembre 2022 il primo carico di gas naturale liquefatto (GNL) prodotto dal giacimento Coral, nelle acque ultra-profonde del bacino di Rovuma, è partito dall’impianto Coral Sul Floating Liquefied Natural Gas (FLNG). Coral Sul FLNG ha una capacità di liquefazione di gas pari a 3,4 milioni di tonnellate all’anno e produrrà GNL dai 450 miliardi di metri cubi di gas del giacimento Coral. Senza dimenticare i programmi di cooperazione e sviluppo di progetti agricoli per la produzione di semi oleaginosi e oli vegetali da utilizzare come agro-biofeedstock per i biocarburanti alla base dell’accordo che Eni ha firmato a febbraio 2022 con il Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale della Repubblica del Mozambico.
Infine, altri progetti che potrebbero essere implementati, soprattutto nell’ambito dell’economia circolare, riguardano Congo, Costa d’Avorio, Kenya, Angola, Benin e Ruanda dove Eni è attiva nella strategia di approvvigionamento sostenibile di feedstock per le bioraffinerie con nuove forme di partenariati di lungo termine con il mondo agricolo locale, che prevedono lo sviluppo di una rete di agri-hub, Indirect Land-Use Change (ILUC) la valorizzazione di scarti e residui agricoli non in competizione con la filiera alimentare.