Advertisement Skip to content
CO2 Crediti Carbonio

Crediti di carbonio: con le grandi aziende che frenano, crolla la fiducia nel mercato

Secondo due dei principali fornitori di dati, nel 2023 la domanda di crediti di carbonio è destinata a diminuire. I dati di BloombergNEF mostrano che il numero di crediti utilizzati dalle aziende è diminuito del 6% nella prima metà dell’anno, il primo calo in almeno 7 anni

I mercati volontari del carbonio si sono ridotti per la prima volta in almeno 7 anni, poiché alcune aziende – tra cui il colosso alimentare Nestlé e la casa di moda Gucci – hanno ridotto gli acquisti, e gli studi hanno rilevato che diversi progetti di protezione delle foreste non hanno prodotto i risparmi sulle emissioni promessi.

La preservazione delle foreste è fondamentale per raggiungere gli obiettivi internazionali volti a limitare l’aumento della temperatura globale e prevenire le conseguenze più estreme del riscaldamento globale.

Il declino è una brutta notizia anche per i Paesi più poveri, che rischiano di trovarsi in serie difficoltà, se il flusso di fondi provenienti dalle multinazionali per finanziare progetti di mitigazione del clima rallentasse. Il Kenya, ad esempio, sta cercando di diventare un hub per il commercio di compensazioni di carbonio, che si basano su progetti come la piantumazione di alberi per mitigare i gas serra generati da un’azienda.

NEL 2023 LA DOMANDA DI CREDITI DI CARBONIO DIMINUIRÀ

Secondo due dei principali fornitori di dati, nel 2023 la domanda di crediti di carbonio è destinata a diminuire. I dati di BloombergNEF mostrano che il numero di crediti utilizzati dalle aziende è diminuito del 6% nella prima metà dell’anno, il primo calo in almeno 7 anni. Ecosystem Marketplace nello stesso periodo ha evidenziato un calo più netto, dell’8%. I dati di entrambi i fornitori possono essere aggiornati retroattivamente, man mano che i registri delle compensazioni vengono rivisti.

CREDITI DI CARBONIO: I CASI GUCCI E NESTLÉ

Gucci non ha fornito dettagli finanziari sulla sua quota di compensazione delle emissioni di carbonio e non ha commentato il motivo per cui all’inizio di quest’anno ha cancellato dal suo sito web le affermazioni secondo cui è completamente carbon neutral. “Gucci sta rivedendo la sua strategia climatica e i suoi impegni con l’obiettivo di ottenere l’impatto complessivo più positivo”, ha detto un portavoce dell’azienda in una dichiarazione inviata via email.

Nestlé – che non ha rivelato la propria spesa per le compensazioni – ha affermato che smetterà di utilizzare le compensazioni di carbonio e che sta cercando altri modi per raggiungere il net zero. Inoltre, la multinazionale ha abbandonato i piani per realizzare prodotti a zero emissioni di carbonio (tra cui i noti snack KitKat). “Ci stiamo allontanando dagli investimenti nelle compensazioni di carbonio per i nostri marchi per investire in programmi e pratiche che aiutano a ridurre le emissioni di gas serra nella nostra catena di fornitura e nelle nostre operazioni, dove fa la differenza raggiungere la nostra ambizione delle zero emissioni nette”, si legge in una dichiarazione inviata via email.

Tre persone – che hanno chiesto di restare anonime perché non autorizzate a parlare dell’argomento – hanno affermato che Gucci ha smesso di acquistare compensazioni di carbonio da South Pole. Il CEO di South Pole, Renat Heuberger, ha detto all’agenzia Reuters che la società ha sempre seguito la metodologia approvata per il progetto: “non esiste altro modo per realizzare progetti di deforestazione. Non è possibile sapere con 10 anni di anticipo quali saranno i tassi di deforestazione”.

CREDITI DI CARBONIO: LE AZIENDE VOGLIONO L’ALTA QUALITÀ

Ecosystem Marketplace ha affermato che la qualità dei programmi è un problema. “Una serie di studi negativi sui crediti di carbonio hanno causato abbastanza preoccupazione da indurre alcune aziende a sospendere gli acquisti e ad attendere maggiori indicazioni sul tipo di crediti da acquistare. Le aziende si stanno muovendo nella giusta direzione, poiché vi è una crescente preferenza per crediti di qualità superiore e più costosi”, ha spiegato Stephen Donofrio, amministratore delegato di Ecosystem Marketplace.

Alcuni studi pubblicati sui media a gennaio e marzo hanno mostrato che il grande promotore del progetto South Pole, insieme al certificatore di crediti di carbonio Verra, erano legati a crediti per la protezione delle foreste che non hanno prodotto i risparmi di carbonio promessi.

Fino a quest’anno, il mercato volontario del carbonio era cresciuto poiché sempre più aziende si trovavano sotto la pressione degli azionisti affinché adottassero politiche net zero. Nel 2021 il mercato valeva circa 2 miliardi di dollari, e a gennaio Shell e Boston Consulting Group avevano previsto congiuntamente che entro il 2030 avrebbe potuto raggiungere tra i 10 e i 40 miliardi di dollari. I crediti di carbonio però da tempo faticano a ispirare fiducia. I gruppi ambientalisti affermano che consentono alle aziende di far sembrare che intraprendano azioni a favore del clima, quando in realtà non stanno riducendo le emissioni.

IL CROLLO DEI PREZZI DELLE COMPENSAZIONI DI CARBONIO

Con il rallentamento della domanda, i prezzi delle compensazioni di carbonio scambiate tramite il mercato Xpansiv CBL – la più grande borsa spot di carbonio del mondo – negli ultimi 18-20 mesi sono diminuiti di oltre l’80%. Il suo contratto Global Emission Offset (GEO) – che include progetti ammissibili nell’ambito del sistema di compensazione CORSIA delle compagnie aeree – a luglio è stato di circa 1,60 dollari per tonnellata, in calo rispetto al picco di 8,85 dollari per tonnellata del novembre 2021. Il suo contratto GEO nature-based a 2,60 dollari/tonnellata è sceso rispetto al massimo di 11,75 dollari/tonnellata del gennaio 2022.

IL FUNZIONAMENTO DEI MERCATI VOLONTARI DEL CARBONIO

Per mitigare i gas serra che generano, le aziende utilizzano dei mercati volontari del carbonio, dove scambiano crediti di compensazione del carbonio che rappresentano l’evitamento o la rimozione delle emissioni. Misurare il risparmio di carbonio, però, è difficile. Gli analisti affermano che la maggior parte dei progetti sopravvaluta i benefici che potrebbero essere di breve durata, dato che gli alberi, ad esempio, vengono facilmente distrutti.

La compagnia aerea EasyJet lo scorso settembre ha dichiarato che avrebbe ridotto il suo programma di compensazione per concentrarsi sulla riduzione delle emissioni derivanti dalle sue operazioni. “Non si può negare che si tratti di un’area su cui da parte dei media c’è stata una discreta quantità di discussioni e incertezze”, ha affermato Jane Ashton, direttore sostenibilità di EasyJet. La società aveva acquistato compensazioni per la protezione delle foreste certificate da Verra.

Verra ha affermato che nel terzo trimestre pubblicherà delle norme aggiornate per i progetti di protezione delle foreste. Naomi Swickard, direttrice senior di Verra, ha detto che la stampa negativa ha spinto alcune aziende a chiedersi ‘perché dovrei fare questo e investire in qualcosa che potrebbe avere come risultato un attacco da parte della stampa?’ e che in alcuni casi ciò sta minando la volontà aziendale di agire sul clima.

LE MODIFICHE ALLE NORMATIVE COMPLICANO LA VITA ALLE AZIENDE

Per i mercati del carbonio, un altro problema è che i regolatori e gli organi consultivi del mercato stanno limitando la portata del loro utilizzo da parte delle aziende. Le Nazioni Unite e la Voluntary Carbon Markets Integrity Initiative (VCMI) affermano che le aziende non dovrebbero fare eccessivo affidamento su di loro.

Il Parlamento europeo prevede di vietare l’uso di dichiarazioni ambientali basate esclusivamente su schemi di compensazione del carbonio a partire dal prossimo anno, mentre la bozza di standard di reporting del carbonio dell’Unione europea richiede alle aziende di segnalare la propria impronta di carbonio prima di sottrarre eventuali crediti di carbonio o emissioni evitate.

La società di consulenza Normative  con sede a Stoccolma – che aiuta le aziende a calcolare la propria impronta di carbonio – afferma che i clienti stanno diventando diffidenti nell’usare i crediti e che hanno capito che, senza un’adeguata due diligence su ciò che stanno acquistando, rischiano di essere accusati di greenwashing.

“Le aziende non vedono i crediti di carbonio come un incentivo per ridurre effettivamente le proprie emissioni. È necessario ridurre le emissioni, ed è così che un’azienda verrà giudicata sul mercato quando rivelerà le sue emissioni”, ha affermato Kristian Ronn, co-fondatore di Normative.

IL PROBLEMA DELLE CAUSE LEGALI

Eventuali cause legali costituiscono un ulteriore deterrente. La compagnia aerea KLM sta affrontando una causa civile in un tribunale olandese, intentata da alcuni gruppi ambientalisti in relazione a spot pubblicitari che avrebbero ingannato i consumatori riguardo alle credenziali ambientali della compagnia aerea, incluso il suo uso delle compensazioni. KLM ha detto che è pronta a discutere la causa e che continuerà a cercare di migliorare la sua comunicazione con i clienti.

Aziende come Tullow Oil scelgono di sviluppare i propri progetti, piuttosto che affidarsi a fornitori esterni. Tullow Oil sta lavorando ad un progetto di conservazione delle foreste in Ghana e prevede di prendere una decisione definitiva di investimento quest’anno. “Un coinvolgimento più stretto ci garantisce di essere pronti per il successo fin dall’inizio. L’aspetto negativo è che investire nel nostro progetto, anziché acquistare le compensazioni esistenti dal mercato, comporta un ulteriore rischio reputazionale”, ha dichiarato Rob Hayward, responsabile cambiamento climatico di Tullow.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su