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Saras

Da Saras a Confindustria: scenari attuali e prospettive future. Cosa dicono i giornali

Saras diventa olandese e Vitol e rileva la quota di maggioranza della società petrolifera per 1,75 euro per azione e offrirà la stessa cifra nell’Opa che lancerà. Nel frattempo, per Confindustria è iniziata la corsa alla Presidenza. Ecco cosa dicono i quotidiani

Mentre il mercato guarda alla cessione di Saras da parte dei Moratti al gruppo olandese Vitol, le azioni hanno ripiegato rispetto ai rialzi di venerdì scorso e hanno lasciato sul parterre il 3,7% chiudendo a quota 1,73 euro per azione, contro 1,75 euro del prezzo della cessione.

Per Confindustria è iniziata la corsa alla Presidenza e ieri hanno presentato la loro autocandidatura, in ordine alfabetico, Edoardo Garrone, Antonio Gozzi, Alberto Marenghi ed Emanuele Orsini. Ieri i candidati hanno consegnato le linee programmatiche ma la presentazione ufficiale dei programmi è prevista solo il 21 di marzo.

SARAS: TITOLI IN RIBASSO ALLINEATI A VENDITA QUOTA

Il mercato punta sulla cessione di Saras da parte dei Moratti al gruppo olandese Vitol e il titolo si allinea al prezzo della transazione. A riprendere la questione oggi è Il Sole 24 Ore che analizza come “le azioni hanno ripiegato rispetto ai rialzi di venerdì scorso e hanno lasciato sul parterre il 3,7% chiudendo a quota 1,73 euro per azione, contro 1,75 euro del prezzo della cessione. Stesso prezzo che sarà offerto agli azionisti in caso di offerta pubblica di acquisto che scatterà quando Vitol chiuderà l’acquisizione del 35% della società petrolifera italiana (più un eventuale 5% che la holding ACM di Angelo Moratti potrebbe ricevere sulla base dell’esistente contratto derivato di funded collar)”.

Ora cresce l’attesa per il disco verde del Governo che, grazie ai poteri del golden power, potrà dire la sua sulla cessione di un asset strategico per la politica energetica italiana, visto che dal sito di Sarroch, nel cuore del Mediterraneo, escono 300mila barili al giorno di prodotti raffinati, pari a 15 milioni di tonnellate all’anno e a circa un quinto della lavorazione complessiva nazionale.

Per quanto riguarda il prezzo dell’eventuale Opa di 1,75 euro, secondo quanto evidenzia Il Sole 24 Ore, “gli analisti di Equita Sim osservano che è a premio del 10% rispetto al prezzo del 6 febbraio, prima delle indiscrezioni che hanno portato al rialzo le azioni nei giorni successivi. «Sulle nostre stime dell’intero esercizio 2024, calcoliamo un multiplo dell’operazione pari a Enterprise value/Ebitda a 5,4 volte, nella parte bassa del range delle operazioni nel settore. Sull’Ebitda atteso per il 2024 di consensus il multiplo sarebbe 4 volte» osservano da Equita Sim, concludendo: «Riteniamo che l’adesione all’Opa possa essere abbastanza elevata, data la condizione di controllo della società e la volontà di fonderla per il delisting». Nella transazione la famiglia Moratti è stata assistita da BofA Securities, Four Partners Advisory in qualità di advisor finanziari, Linklaters, mentre Vitol è stata affiancata da J.P. Morgan e da Chiomenti e Weil, Gotshal & Manges”, si legge nell’articolo.

L’IMPERO DI VITOL DALLA SVIZZERA A SARROCH

Oltre 15 miliardi di dollari di profitti, record di sempre, e ricavi quasi raddoppiati a 506 miliardi nel 2022, anno della crisi energetica in Europa. Non per la svizzero-olandese Vitol, la più grande nella triade dei big del trading globale, dove siedono anche la svizzero-cipriota Gunvor e la svizzero-singaporiana Trafigura. Tutti e tre privati e nessuno mai sbarcato in Borsa. Se fosse quotata, nel Fortune Global 500 list, Vitol — fondata in Olanda nel 1966 e presto con un quartier generale a Ginevra — sarebbe la quinta società al mondo per fatturato, davanti alle big cinesi China National Petroleum e Sinopec e anche a ExxonMobil. A riprendere oggi la notizia è il quotidiano Il Corriere della Sera che analizza l’impero di Vitol i cui pproprietari sono oltre 400 dipendenti senior di Vitol Holding BV, la capogruppo che ha sede a Rotterdam. La struttura societaria parte da Vitol Sa, con sede a Ginevra, controllata integralmente da Vitol Holding Sàrl (società a responsabilità limitata), sua volta è di proprietà della capogruppo. Forte soprattutto nel commercio di petrolio, con gli anni Vitol ha allargato la presenza alla raffinazione, al carbone, alle stazioni di rifornimento, all’energia elettrica, alle rinnovabili e ai jet-fuel con Vitol Aviation. Commercia 8 milioni di barili al giorno di greggio e altri prodotti e ha una flotta di 250 navi.

Dal trading è passata a investire negli asset della logistica e della produzione ed è sbarcata in Asia e negli Usa. Ora, con l’annunciata acquisizione di Saras, a Sarroch in provincia di Cagliari, entra in Italia. Con Saras Vitol aumenterà la presenza nel Mediterraneo, una delle aree più grandi dal punto di vista commerciale. E dove le tensioni al rialzo sui prezzi dopo il gas potrebbero passare al diesel, previsto essere corto nei prossimi mesi. «Nella situazione di costante mancanza di prodotti finiti (benzine, gasoli e jet fuel) — ha scritto ieri Salvatore Carollo su Staffetta Quotidiana — disporre di una base produttiva per commercializzarli nei mercati europei e americani è una opportunità di business incredibile per Vitol» (…)”, riporta il quotidiano Il Corriere della Sera.

CONFINDUSTRIA: CORSA A QUATTRO PER LA PRESIDENZA

Corsa a quattro per la presidenza di Confindustria. Oggi, il Corriere della Sera riporta che, come da previsioni, ieri hanno presentato la loro autocandidatura, in ordine alfabetico, Edoardo Garrone, Antonio Gozzi, Alberto Marenghi ed Emanuele Orsini. Ciascuno doveva presentare, a proprio sostegno, le firme di almeno 18 membri del consiglio generale (il 10% dei 185 componenti).

I numeri ufficiali – scrive il quotidiano – non sono stati forniti, indiscrezioni parlano di circa 49 firme per Orsini, intorno alle 43 per Garrone (l’ultimo a consegnare il plico, ieri, a tarda sera), oltre 30 per Gozzi e oltre 20 per Marenghi. Se così fosse, significherebbe che tre quarti del consiglio si è mobilitato, spaccandosi in quattro. Da giovedì 15 febbraio scenderanno in campo i «saggi» dell’associazione — Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi — che consulteranno territori e categorie. Si parte da Milano con Assolombarda. L’obiettivo dei tre sarà favorire l’aggregazione del consenso. Vista la situazione, non si può escludere che i saggi si trovino costretti a presentare tre nomi al voto del consiglio (per il regolamento questo è il numero massimo). Altro aspetto da considerare: da qui in avanti i giochi ripartono da zero ed è realistico che qualcuno possa valutare il passo indietro a sostegno di un altro candidato. Quali le aggregazioni possibili? Secondo indiscrezioni, quella tra Marenghi e Garrone potrebbe essere un’alleanza naturale”, riporta il Corriere della Sera.

Ieri i candidati hanno consegnato le linee programmatiche ma la presentazione ufficiale dei programmi è prevista solo il 21 di marzo, quindi a ridosso del voto per la designazione. A influenzare la partita sarà anche il posizionamento delle aziende di Confindustria a partecipazione pubblica; riporta il Corriere della Sera.

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