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Rinnovabili Ue

Dall’Europa e dall’Italia un coro unico per le energie pulite

Secondo il vice-commissario europeo la strada da intraprendere è quella della sovranità energetica tramite rinnovabili. Anche Cingolani ribadisce la linea verde, intanto gli Usa liberano il petrolio venezuelano

Si è celebrata ieri la giornata mondiale dell’Ambiente. Un appuntamento simbolico ma non per questo poco importante per ragionare su uno dei macro-temi messi ancor più in primo piano dalla guerra ucraina.

COSÌ SI ARRIVA ALLA SOVRANITÀ ENERGETICA

Dopo l’approvazione della tassonomia, del REPowerEU, e da ultimo dell’embargo parziale al petrolio russo, l’Unione europea rimane centrale come soggetto nel definire una linea unitaria dei suoi stati membri verso non soltanto l’abbandono della dipendenza dall’energia russa. Serve, infatti, accelerare nella transizione alle energie pulite.

Su Repubblica, il vice-commissario di Bruxelles Frans Timmermans ha tracciato un percorso molto chiaro. “Le energie rinnovabili? Più investiamo nelle rinnovabili, più forte sarà la nostra sovranità energetica. Le energie rinnovabili ci danno la libertà di scegliere una fonte di energia pulita, conveniente, affidabile e nostra. Il loro sviluppo crea posti di lavoro qui in Europa invece di finanziare la macchina da guerra di Putin. E anche se sarà difficile è un traguardo possibile”.

Realismo ma anche ambizione. “L’invasione russa dell’Ucraina ha tra l’altro reso evidente come l’Unione europea fosse diventata troppo dipendente dai combustibili fossili russi. Affidarsi al mercato è giusto se c’è un attore statale che lo usa come arma di ricatto? C’è quindi un vero problema, ma c’è anche una vera soluzione”, ha scritto sul quotidiano del gruppo GEDI. “Dobbiamo preparare le nostre infrastrutture e colmare le lacune rimanenti. Così possiamo arrivare a un sistema veramente europeo che permetta ai Paesi membri di aiutarsi in caso di interruzioni impreviste. Ma al di là dei bisogni immediati, le rinnovabili sono la soluzione”. E qui torna evidente la distinzione – con annesse difficoltà – di muoversi tra breve e medio-lungo periodo. “Per darvi un’idea, quasi il 25 per cento dell’attuale domanda elettrica europea potrebbe provenire da pannelli sui nostri tetti. Ogni nuovo edificio commerciale pubblico e in prospettiva residenziale, dovrebbe essere dotato di pannelli fotovoltaici”.

CINGOLANI: SERVONO INVESTIMENTI PER IL CLIMA

Non certo di breve gittata sono apparse anche le parole del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. Il quale, rispondendo al Corriere della Sera, ha ribadito la linea green su cui si deve andare avanti. “Se l’umanità ha fatto uno sforzo epocale unendo le forze durante la pandemia, a maggior ragione dovremmo fare uno sforzo superiore per superare la crisi climatica, dalla quale dipendono le prossime generazioni. La roadmap verso i primi prototipi di fusione nucleare è ambiziosa, ma il rilancio degli investimenti è promettente. Questo è il momento di investire nella tecnologia del futuro”.

“Con l’ultimo decreto energia – ha ricordato il ministro – abbiamo liberalizzato l’utilizzo di tetti e aree private anche per autoconsumo sino a 200kw per i piccoli impianti e per le aziende, in modo da potenziarli il più possibile, semplificando i processi”. Dunque, il lavoro per le nuove energie è già avviato. “Secondo i dati di Terna, nei primi 5 mesi del 2022 abbiamo registrato 5,1 Gigawatt di nuovi allacciamenti. Di questi, 3Gw corrispondono a piccoli impianti, ovvero due volte e mezzo il totale installato nel 2020 e nel 2021. È molto promettente”, ha concluso.

QUANTO È DIFFICILE ABBANDONARE LE FOSSILI

Promettente e difficile, ci sarebbe da aggiungere. Perché nei fatti rimane complicato dare concretezza al concetto di “accelerazione” verso le nuove energie. Tanto che dagli Stati Uniti, è arrivato il “via libera all’Eni per tornare ad importare petrolio venezuelano in Europa, come compensazione per i debiti di Caracas. Questo scoop della Reuters – scrive Mastrolilli su Repubblica – rientra nella strategia adottata da Washington per compensare il bando del greggio russo seguito all’invasione dell’Ucraina, e potrebbe includere la decisione di chiudere un occhio sulle forniture iraniane, oltre al probabile viaggio del presidente Biden in Arabia Saudita rimandato a luglio”.

Oltre alla compagnia del cane a sei zampe, a beneficiare della mossa sarà anche Repsol. Per l’agenzia Reuters, “le prime consegne cominceranno il prossimo mese. Al momento non si tratta di grandi quantità, ma il segnale politico è chiaro e può avere tre sviluppi concreti: primo, l’aumento immediato del greggio in Europa; secondo, la riapertura delle forniture dal paese che ha le riserve stimate più grandi del mondo; terzo, la riduzione delle consegne alla Cina, diventata destinataria del 70% del petrolio venezuelano”. Insomma non si pretende certo che con una giornata dell’ambiente cambi tutto ma certo è che sarà ancora lunga la strada per dire addio ai combustibili fossili.

 

 

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