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Sussidi Energia

Perché (e quanto) rischiano di essere dannosi i sussidi energetici

Secondo l’Istituto Bruno Leoni, “questa irresponsabile disinvoltura ha sottratto spazio fiscale” e queste politiche di sussidi massicci “non sappiamo se effettivamente abbiano sostenuto la domanda”. 

“Mentre la crisi energetica svanisce, i governi dovrebbero continuare a ridurre le relative misure di sostegno. Ciò è essenziale per evitare di aumentare le pressioni inflazionistiche a medio termine, che altrimenti richiederebbero una politica monetaria ancora più stretta. Le politiche fiscali dovrebbero essere progettate per rendere l’economia dell’area dell’euro più produttiva e ridurre gradualmente l’elevato debito pubblico”. Con queste parole, la Bce nel suo bollettino di fine 2023 diceva la sua sulla politica dei sussidi  all’energia contro i rincari.

“Le riforme strutturali e gli investimenti per migliorare la capacità di approvvigionamento dell’area dell’euro – che sarebbero sostenuti dalla piena attuazione del programma UE Next Generation – possono contribuire a ridurre le pressioni sui prezzi a medio termine, sostenendo al contempo le transizioni verdi e digitali”, proseguiva il bollettino. “A tal fine, è importante concordare rapidamente la riforma del quadro di governance economica dell’UE. Inoltre, è imperativo accelerare i progressi verso l’unione dei mercati dei capitali e il completamento dell’unione bancaria”. A fine novembre, però, la Commissione Ue ha prorogato fino a giugno 2024 il ricorso ad aiuti di Stato contro il caro energia.

I DANNI DEGLI AIUTI CONTRO IL CARO ENERGIA SECONDO L’IBL

Secondo l’Istituto Bruno Leoni, ci sono due conseguenze che si sono generate e reiterate dal ricorso massiccio a questi sussidi: anzitutto, “questa irresponsabile disinvoltura ha sottratto spazio fiscale in un momento in cui stava diventando chiaro che, dopo il “liberi tutti” pandemico, i vincoli di bilancio stavano tornando”. In secondo luogo, “non sappiamo se effettivamente abbiano sostenuto la domanda: in generale i consumi energetici sono relativamente rigidi; inoltre, qualunque spinta ai consumi è stata più che controbilanciata dalle temperature invernali miti (che hanno ridotto le esigenze di riscaldamento) e dal calo della domanda industriale (il cui significato di lungo termine deve ancora essere bene compreso, anche alla luce del rallentamento in atto)”.

Numeri: “nel giro di un anno e mezzo, l’Italia ha speso (o rinunciato a esigere) circa 93 miliardi di euro, pari al 5,3 per cento del Pil. Nell’Unione europea, più di noi in valore assoluto ha speso solo la Germania (che però ha un’economia molto più grande della nostra), mentre in proporzione al Pil ci superano soltanto Austria, Bulgaria e Malta”, ricorda l’Ibl nell’analisi. Ribadendo che dunque anche in questo ambito l’Italia ha agito male.

Attualmente, quanto messo in campo nel 2021 e nel 2022 è stato esaurito. “Senza dubbio, l’enorme spesa messa in campo dal Governo Draghi ha contribuito a mitigare gli aumenti. Ma molti dei beneficiari non ne avevano bisogno, e forse non se ne sono neppure accorti”.

QUALI PROSPETTIVE PER IL 2024 TRA SUSSIDI E ECONOMIA EUROPEA

Sempre nel bollettino sopra discusso, la Bce segnalava a dicembre “che la crescita inizi a recuperare all’inizio del 2024, in assenza di ulteriori shock, e nonostante le perduranti difficoltà per l’attività derivanti dalle condizioni di finanziamento sfavorevoli i cui effetti, tuttavia, dovrebbero attenuarsi nel tempo”. Con “crescita da un valore medio dello 0,6 per cento nel 2023 allo 0,8 nel 2024 e all’1,5 sia nel 2025 sia nel 2026”.

Con una inflazione al 2,7% nel 2024, “la crescita economica della zona euro resterebbe contenuta nel breve periodo. Oltre questo orizzonte, l’economia registrerebbe una ripresa per effetto dell’incremento dei redditi reali, allorché le famiglie beneficeranno del calo dell’inflazione e dell’aumento delle retribuzioni, e in conseguenza del miglioramento della domanda estera”.

Secondo Bruegel, oltre 750 miliardi di euro sono stati spesi in Europa per aiutare le famiglie contro i rincari. Per Chiara Antonelli dell’Institute for European Environmental Policy “i governi dovrebbero dare priorità ai controlli sui prezzi dell’elettricità piuttosto che sui prezzi del carburante. Inoltre, le misure mirate ai gruppi vulnerabili saranno più efficaci rispetto ad ampie misure di sostegno come le riduzioni fiscali sui prodotti energetici, poiché queste ultime andrebbero di fatto a vantaggio di numerosi gruppi della società che hanno meno bisogno di sostegno”.

 

 

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