Skip to content
energia

Gros (Bocconi): “Contro dazi offerta acquisto energia Usa”. Pasini: “Dazi catastrofe”. Gozzi: “Target acciaio green vicini”

Gros (Bocconi): “Facciamo agli Usa un’offerta per l’acquisto di energia e armi”. Pasini (Confindustria): “Dazi catastrofe”. Gozzi (Federacciaio): “Target acciaio green vicini”. La rassegna Energia

I dazi dimostrano chiaramente la volontà di Trump di negoziare, secondo l’economista dell’Università Bocconi Daniel Gros. «E allora negoziamo: facciamo un’offerta e stiamo a vedere che succede», ha detto Gros in un’intervista rilasciata a La Repubblica. L’economista, poi, boccia senza mezzi termini le nuove iniziative della Commissione Europea, definendole “parole vaghe e nulla di concreto, siamo senza speranza. Sulle nuove tecnologie non ci siamo”. Dazi che sarebbero una “catastrofe” per le aziende italiane, secondo Giuseppe Pasini, Presidente Confindustria Lombardia. “L’Europa deve ripartire dal piano Draghi, parlare seriamente di costo dell’energia” adottando una politica energetica comunitaria, contrastando alcuni Paesi che preferiscono la speculazione finanziaria”, sottolinea Pasini in un’intervista rilasciata a Il Foglio, riferendosi ai Paesi del Nord Europa. L’Italia ha quasi raggiunto il traguardo di decarbonizzare le emissioni dirette nella produzione d’acciaio, secondo Antonio Gozzi, Presidente di Federacciai. “Primi in Europa, con l’85% della produzione decarbonizzata, praticamente a posto con lo Scope 1 e al lavoro sullo Scope 2”, spiega Gozzi a Il Sole 24 Ore, aggiungendo che “l’acciaio italiano (ed europeo) è di fronte a una transizione epocale verso un assetto meno impattante a livello ambientale”. Il Presidente di Federacciai sottolinea poi l’importanza di accelerare sul nucleare di quarta generazione, sia come acquirenti che produttori, con le aste e i certificati di origine sull’energia nucleare. La rassegna Energia.

ENERGIA, GROS (BOCCONI): “SERVE OFFERTA PER NEGOZIARE DAZI”

“«È chiaro dall’inizio che Trump voglia usare i dazi come strumento per negoziare», dice l’economista Daniel Gros, che all’Università Bocconi dirige l’Institute for European Policymaking. «E allora negoziamo: facciamo un’offerta e stiamo a vedere che succede».
Trump ha messo in pausa le tariffe sul Messico dopo gli impegni contro l’immigrazione illegale. Cosa significa? «Diecimila poliziotti alla frontiera è una misura di facciata. Con Messico e Canada Trump vuole solo fare un accordo in cui si mostra vincitore, anche perché il sistema politico e le aziende non lo seguono. Con la Cina la cosa è diversa, c’è una ragione economica alla base e tutto il sistema lo supporta. Lì le tariffe resteranno». (…) «Lui ce l’ha personalmente con l’Europa, vorrebbe un sistema di scambi più bilanciato, ma non lo otterrà mai. Sul tavolo potrebbe anche mettere maggiori spese militari e un migliore trattamento dei colossi americani del web». (…) «Anche se qualche dazio arriverà non serve a nulla mostrare i muscoli. Abbiamo delle carte da giocare: comprare più armi e più energia. Può darsi che Trump se lo faccia bastare». (…) Meloni avrà un ruolo da giocare vista la sintonia ideologica con Trump? «Sì. E finché lo fa in nome dell’Europa, non per dire noi siamo speciali, va bene»”, si legge su La Repubblica.

“Molti temono che l’Italia o altri Paesi cerchino di sfruttare un rapporto privilegiato per ottenere concessioni. «È una tentazione, darebbe dei vantaggi nel breve periodo, ma si pagherebbe nel lungo. D’altra parte anche nel primo mandato Trump non ha guardato in faccia nessuno sui dazi. Credo che l’Europa resterà unita, anche sulla difesa mi pare ci sia la consapevolezza di dover agire insieme». (…)
Ma se gli Stati Uniti alzano un muro di tariffe contro la Cina l’Europa verrà inondata di merci da Oriente? «Sarebbe addirittura un piccolo vantaggio: avremmo più importazioni cinesi e meno concorrenza sul mercato Usa». (…) l’Europa deve giocare con le superpotenze una partita per la competitività industriale. Nelle nuove iniziative della Commissione vede una svolta? «Parole vaghe e nulla di concreto, siamo senza speranza. Sulle nuove tecnologie non ci siamo»”, continua il giornale.

ENERGIA, PASINI (CONFINDUSTRIA): “DAZI USA CATASTROFE, MELONI STIA CON UE”

“Presidente Pasini, la sua Lombardia quanto esporta in America? “Esportiamo 9,8 miliardi di euro. La Lombardia rappresenta un quarto dell’export totale del paese. Non serve neppure ripetere che i dazi di Trump avrebbero delle conseguenze gravissime su moda, food, siderurgia, manifattura”. Ci chiudiamo pure noi? “Io dico: dotiamoci di una strategia, ma, comune, con l’Europa. Non sarà sufficiente proteggersi da Trump, ma anche dalla Cina, non sarà sufficiente avere rapporti privilegiati, Italia-America (…) la produzione rallenta, che un settore come l’automotive risente della competitività cinese. Il nostro problema è che non siamo competitivi”. Meloni in queste ore è al Consiglio d’Europa e anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è solito dire, ultimamente, “qui facciamo la fine del vaso di coccio, l’Italia stia attenta (…) servono azioni concrete e le azioni si fanno nel nostro scacchiere. Siamo europei e a Trump si risponde come europei. L’Europa deve ripartire dal piano Draghi, parlare seriamente di costo dell’energia”. Lei quanto paga l’energia? “La domanda corretta è quanto costa l’energia in America. In Italia paghiamo l’energia cinque volte tanto rispetto all’America”. (…) Una risposta europea, seria, parte dal considerare l’energia una materia prima strategica, avere una politica energetica comunitaria. Non abbiamo che farcene di un’Europa, di alcuni paesi, che preferiscono la speculazione finanziaria”. A quali paesi si riferisce? “Ai paesi del nord Europa, e poi mi riferisco alle differenze interne. Il costo italiano dell’energia è 38 volte superiore alla Germania e il 72 per cento maggiore della Spagna, addirittura l’87 per cento in più della Francia”, si legge su Il Foglio.

“Lei è contrario al green deal? “Non sono contrario, ma voglio che le imprese italiane che hanno investito in nuove tecnologie abbiano le stesse opportunità delle tedesche”. Lei si fida di Von der Leyen o come tanti non crede che l’Europa sia ormai una continente saturo di regole, marcio, debole? “Se trattiamo da singoli lo saremmo ancora di più. Le parole di Von der Leyen vanno nella giusta direzione. (… Serve stabilità. E’ la forza del governo Meloni: la sua stabilità. Guardiamo oltre l’Italia. Uno delle prossime grandi questioni sarà il futuro della Germania, quelle elezioni possono essere il detonatore per l’Europa”. Lei cosa si augura? “La stabilità, una grande coalizione che possa mettere a terra quei provvedimenti che sono mancati con il governo Scholz”, continua il giornale.

ENERGIA, GOZZI (FEDERACCIAI): “ITALIA VICINA AL TRAGUARDO ACCIAIO GREEN”

“Non è solo questione di tonnellate. Soprattutto quando l’acciaio italiano (ed europeo) è di fronte a una transizione epocale verso un assetto meno impattante a livello ambientale. E in questo percorso «gli italiani sono i primi in Europa, con l’85% della produzione decarbonizzata, praticamente a posto con lo Scope 1 e al lavoro sullo Scope 2 – spiega il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi -. (…) Il calo produttivo è dovuto al rallentamento dell’ex Ilva; le imprese private hanno mantenuto volumi e occupazione nonostante il costo d’energia più alto in Ue e la congiuntura. I Paesi terzi aumentano l’export, è inevitabile. Ma in Italia non siamo rimasti fermi. La presenza internazionale si è rafforzata con l’M&A; abbiamo investito 2,5 miliardi in nuovi impianti. Guardiamo avanti. (…) Non esiste in Europa una siderurgia come la nostra, in grado di coprire quasi tutta la produzione a forno elettrico. A differenza degli altri Paesi europei, dove il 60% dell’acciaio è prodotto con carbon coke, per noi lo Scope 1 non rappresenta un problema e non lo sarà definitivamente, una volta eliminate le emissioni residuali dei forni di riscaldo”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“(…) Abbiamo creato un gruppo di lavoro con Edison, Edf e Ansaldo nucleare e puntiamo sul nucleare di quarta generazione sia come acquirenti che produttori. Nel frattempo stiamo discutendo con la Francia contratti a lungo termine. Un consorzio italiano, però, non può comprare direttamente da Edf, ma deve passare dalle aste, e questo è un nodo. Inoltre non esistono certificati di origine sull’energia nucleare: è contemplata nella tassonomia ma non può ancora essere considerata green nei bilanci. (…) È uno dei temi principali su cui stiamo lavorando. Pensiamo alla possibilità di realizzare, in consorzio, un impianto Dri in Italia o all’estero. L’obiettivo è renderci autonomi dall’import e avere un buffer per reggere l’urto del mercato. Qualsiasi nuovo forno elettrico in Italia dovrà poi nascere con un approvvigionamento garantito: non va stressato ulteriormente il mercato interno. (…) Fino a oggi abbiamo sostenuto il costo della transizione solo con le nostre risorse, a parte le misure per la digitalizzazione 4.0. Senza dubbio, con incentivi per lo Scope 2, potremmo accelerare verso il green steel italiano. Detto questo, in Europa non c’è razionalità nelle politiche industriali, come visto anche nella gestione della crisi dell’auto. Anche il meccanismo per daziare il contenuto C02 dei prodotti siderurgici importati, la Cbam, è concepito male: diventerà un fattore inflazionistico. (…) Come vede il 2025? La situazione resta incerta. Il mercato dipende da due fattori esterni come guerre e tassi, che frenano gli investimenti fissi. Sarà un anno di transizione, ma confido sul fatto che lo scenario possa migliorare; a quel punto la ripresa degli investimenti sarà robusta e l’acciaio italiano potrà essere protagonista, grazie alle sue caratteristiche, agli investimenti e alle scelte di questi anni”, continua il giornale.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su