“Timmermans gate? Stiamo assistendo all’ingigantimento di una questione molto limitata per tutelare interessi miliardari, che si nascondono dietro alla critica all’attuale Green Deal. Parla Brando Benifei, Europarlamentare del Pd
Il Timmermans gate è uno scandalo ingigantito ad arte per criticare il Green Deal e tutelare interessi miliardari legati ai fossili. Brando Benifei, Europarlamentare del Pd e membro del Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, sgonfia il caso dei presunti fondi europei a ONG e associazioni ambientaliste per attività di lobbying. Finanziamenti che sarebbero dovuti servire per “l’acquisto di uffici a Bruxelles”, ma se così non é stato “è giusto che i responsabili vengano perseguiti e puniti”, sottolinea l’Europarlamentare.
Il Parlamento europeo sta indagando sul cosiddetto Timmermans gate, ad oggi però sulla stampa internazionale non sono emersi altri elementi tangibili che possano far pensare all’esistenza di un sistema fraudolento. Ci sono novità da Bruxelles? Pensa che emergerà qualche illecito oppure è solo un caso costruito ad arte?
“Stiamo assistendo all’ingigantimento di una questione molto limitata per tutelare interessi miliardari, che si nascondono dietro alla critica all’attuale Green Deal. È giusto che la Commissione e Parlamento Europeo svolgano controlli per accertare nel dettaglio cosa sia successo e come siano stati utilizzate le risorse. Ma l’impressione è che parliamo di fondi che avrebbero dovuto supportare l’acquisto da parte di ONG di uffici a Bruxelles. Un intento di per sé legittimo, se pensiamo che la capitale belga è il centro nevralgico dell’Europa. Credo che permettere relazioni in loco con le istituzioni europee sia parte del normale svolgimento della vita politica. Se, invece, queste risorse sono state usate in modo differente rispetto a quanto previsto, quindi errato, è giusto che i responsabili vengano perseguiti e puniti”.
Quindi, il cosiddetto Timmermans gate si sgonfierà come una bolla…
“Il tema è se siano stati usati o meno finanziamenti pubblici. Nel secondo caso, sarebbe sicuramente inopportuno. Personalmente, però, non credo proprio che qualche lobby abbia stravolto le politiche comunitarie per spingere maggiormente verso la sostenibilità e la decarbonizzazione. Il fatto che dopo un po’ di tempo non sia emerso nulla di nuovo a proposito della questione sinceramente mi lascia perplesso e mi fa pensare che non ci siano evidenze di illeciti.
C’è qualcosa da cambiare all’interno del Green Deal secondo lei?
Il tema principale che caratterizza il Green Deal è e deve essere la sicurezza energetica. Per realizzare questo obiettivo, è fondamentale accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili. È giusto che i Paesi che hanno già iniziato a costruire da anni un percorso di sviluppo di energia nucleare, come la Francia, chiedano una revisione per aumentare il contributo da questa fonte. In Italia, invece, ci sono molti margini di crescita per le energie rinnovabili. Potenzialità che bisogna sfruttare.
Cosa ne pensa invece del potenziale contributo futuro del nucleare al mix energetico? Mi sembra che spesso si tralasci di parlare di quando questo contributo sarà effettivamente tangibile.
Sono d’accordo, spesso si tende a dimenticare quanto tempo sarà necessario prima che i primi impianti possano entrare in funzione. Per avere un’idea basta guardare ai tempi e costi dilatati riguardo la costruzione delle infrastrutture pianificate negli ultimi anni.